CfP: Wolfgang Hilbig (CoSMo)

Call for papers
(qui il testo completo in pdf)

Wolfgang Hilbig. Die Sprachen eines Feuerfressers / Le lingue di un mangiatore di fuoco, numero monografico della rivista «CoSMo – Comparative Studies in Modernism» , 25 (Dezember 2024), a cura di Massimo Bonifazio, Daniela Nelva, Michele Sisto e Bénédicte Terrisse

Wolfgang Hilbig non è mai dove dovrebbe essere. Guardare criticamente alla sua opera e alla sua biografia significa collocarsi dentro a una costante situazione di spaesamento: con la sconcertante imprecisione di una metafora assoluta, vita e letteratura dello scrittore sassone rimandano a un misterioso altrove. La violenza della storia – nella duplice forma della deutsche Vergangenheit e del soffocante DDR-Alltag – si intreccia nei suoi testi a spettri esistenziali come la devastante sensazione di non esistere, di non avere luogo, legata a traumi familiari e al mancato riconoscimento delle sue aspirazioni in campo letterario. Il masochismo dei suoi personaggi, la loro tendenza all’autodenigrazione e all’identificazione con ciò che è sporco e rivoltante (dall’immondizia ai paesaggi devastati, dall’inquinamento alla Stasi) parlano ex negativo del bruciante desiderio di una bellezza impossibile da reperire nel cosiddetto mondo reale.

Anche i testi poetici guardano a una impraticabile conciliazione estetica fra lingua e violenza della storia, raccontata per esempio attraverso folgoranti epifanie, come il fagiano della famosa Episode (Werke I, 79) o il fiume contaminato in cui non cessa di affogare Ophelia (74).

Per Hilbig e per i suoi protagonisti la letteratura appare in questo senso una via di fuga dalla lampante mancanza di senso che li circonda; solo attraverso lo splendore di un linguaggio al contempo sordido e raffinatissimo appare possibile la costruzione di una realtà finalmente abitabile.

La caratura di questo linguaggio deriva dall’intensità con la quale Hilbig si è appropriato della tradizione letteraria europea moderna, da Rimbaud a Kafka, da Pound a Chlebnikov, da Joyce agli espressionisti tedeschi. Ma anche qui lo scrittore si rivela spaesante: è difficile assegnargli un posto preciso e decidere se la sua appropriazione della modernità letteraria è una conquista, in uno spazio tendenzialmente asfittico come l’apparato culturale DDR, o un habitus letterario in fondo regressivo e anacronistico.

Da sempre la critica ha difficoltà collocare Hilbig sulle mappe letterarie del suo tempo – tra DDR-Literatur, la Dissidentenliteratur degli espatriati nella BRD, la Ostmoderne della Germania riunificata, le propaggini estreme dell’espressionismo o del modernismo novecentesco, la poesia sociale, per quanto raffinatissima, di ascendenza rimbaldiana, ecc. – e di conseguenza ad assegnargli un posto nel canone del secondo Novecento.

Resta la meraviglia di una lingua lacerata e dolente, che evoca e sostanzia la crisi dell’io nel crocevia delle epoche e degli stati mentali. Da sempre la critica ha difficoltà collocare Hilbig sulle mappe letterarie del suo tempo – tra DDR-Literatur, la Dissidentenliteratur degli espatriati nella BRD, la Ostmoderne della Germania riunificata, le propaggini estreme dell’espressionismo o del modernismo novecentesco, la poesia sociale, per quanto raffinatissima, di ascendenza rimbaldiana, ecc. – e di conseguenza ad assegnargli un posto nel canone del secondo Novecento. Per questo è indispensabile approfondire l’indagine sulla presenza di Hilbig nelle costellazioni letterarie della Germania e di altri paesi, ricostruendo il suo repertorio di riferimento, i suoi rapporti personali con gli scrittori del suo tempo, la presenza dei suoi testi nella scrittura di poeti e romanzieri tedeschi e stranieri tra la fine millennio e l’inizio del nuovo.

La rivista “CoSMo – COmparative Studies in MOdernism”, legata al Centro Studi Arti della Modernità dell’Università di Torino, dedicherà un numero monografico a Wolfgang Hilbig. Il numero raccoglierà gli interventi del convegno che si è svolto a Torino nel dicembre 2021, dal titolo “Le lingue di un mangiatore di fuoco”,  il cui tema centrale era la ricezione dello scrittore in altre aree culturali.

I curatori vorrebbero però ampliare lo spettro della ricerca su Hilbig, facendo sì che il numero di CoSMo – sulla falsariga dei volumi curati da Stephan Pabst, Bernard Banoun, Sylvie Arlaud e Bénédicte Terrisse Wolfgang Hilbig und die (ganze) Moderne e Wolfgang Hilbigs Lyrik – porti avanti la Werkexpedition e indaghi zone possibilmente inesplorate della biografia e dell’opera di Hilbig preferibilmente (ma non unicamente) nelle direzioni qui di seguito indicate: Continue reading

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POEMA. Jahrbuch für Lyrikforschung / Annual for the Study of Lyric Poetry / La recherche annuelle en poésie lyrique (2023)

Heft 1 von POEMA ist soeben erschienen:

POEMA ist ein komparatistisch angelegtes Jahrbuch, das sich der systematischen Erforschung von Lyrik und Gedicht widmet. Es richtet sich an Fachwissenschaftlerinnen und Fachwissenschaftler aller Phi­lologien wie auch der mit anderen Kunstformen befassten Wissenschaften und der philosophischen Ästhetik. POEMA erscheint als Open-Access-Journal wie auch als Print-on-Demand-Fassung im Uni­versitätsverlag Kiel | Kiel University Publishing. Die wissenschaftlichen Beiträge werden in einem double-blind Peer-Review-Verfahren begutachtet.

POEMA is a yearbook dedicated to the systematic and comparative study of lyric poetry and poems. It is aimed at scholars from all fields of philology as well as other fields of research concerned with different art forms and philosophical aesthetics. The first issue of POEMA is a collection of statements on the state of the art and future prospects of lyric poetry research by colleagues from various disciplines.

POEMA est une revue annuelle comparatiste consacrée à l’étude systématique de la poésie et du poème. Elle s’adresse aux spécialistes de toutes les philologies ainsi qu’à celles et ceux des sciences qui s’occupent d’autres formes d’art et d’esthétique philosophique. Le premier numéro de POEMA rassemble des prises de position sur l’état actuel et les perspectives de la future recherche en poésie lyrique par des collègues issus de différentes disciplines.

https://macau.uni-kiel.de/receive/macau_mods_00002991

Hrsg. v. Claudia Hillebrandt, Sonja Klimek und Ralph Müller (sowie ab Heft 2: Fabian Lampart)

Open access im Universitätsverlag Kiel / Kiel University Publishing: https://macau.uni-kiel.de/receive/macau_mods_00003141

Auch als Print on Demand.

 

Inhalt

Editorial (Claudia Hillebrandt, Sonja Klimek, Ralph Müller)

Zauber im Gehege (Ulrike Draesner)

Performanz, Textualität und Kognition : Die frühgriechische Lyrik in der aktuellen Forschung (Thomas Kuhn-Treichel)

Der Klang der Lyrik : Zur Konzeptualisierung von Sprecher und Stimme, auch für die computationelle Analyse (Sandra Richter, Toni Bernhart, Felix Dieterle, Gabriel Viehhauser,  Gunilla Eschenbach, Jonas Kuhn, Nadja Schauffler, André Blessing, Markus Gärtner, Kerstin Jung, Nora Ketschik, Anna Kinder, Julia Koch, Thang Vu, Andreas Kozlik)

État de la critique du lyrique en français : De 2010 à nos jours (Antonio Rodriguez)

Einige Überlegungen zu mediävistischen Perspektiven der Lyriktheorie (Alexander Rudolph)

Skulpturgedichte (Monika Schmitz-Emans)

›Implied worldview‹ – a concept (not only) for an emancipated lyrology (Werner Wolf)

Perspektiven der Lyrikologie (Rüdiger Zymner)

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Convegno su Cesare Cases

Scarica la locandina in pdf

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Premio Claudio Groff 2022

PREMIO CLAUDIO GROFF 2022

TRADURRE LETTERATURA, TRADURRE MONDO.
Per una traduzione letteraria dal tedesco

SECONDA EDIZIONE*

L’Accademia Roveretana degli Agiati, in accordo con Fabrizio Groff che intende così ricordare il proprio fratello Claudio, promuove la seconda edizione del Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi. Per una traduzione letteraria dal tedesco.

  • Il riconoscimento è destinato a traduttrici e traduttori nati dopo il 1 gennaio 1977 che con il loro lavoro abbiano arricchito il panorama letterario in italiano di un’opera significativa per una miglior comprensione dei mondi di lingua tedesca. Il Premio ha cadenza biennale.
  • Possono concorrere solo traduzioni di opere letterarie di narrativa, poesia e teatro uscite nel periodo 1 gennaio 2020 – 31 dicembre 2021 e regolarmente in commercio. Sono ammesse solo edizioni su supporto cartaceo convenzionale e dotate di numerazione ISBN.
  • Si prevedono tre opere finaliste. All’opera vincitrice verrà attribuito un premio in denaro dal valore di 3.000,00 euro (tremila,00). Tale opera potrà fregiarsi del titolo Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi 2022 da riportarsi su un’apposita fascetta accompagnatoria di tutte le copie dell’opera distribuite in libreria dalla data di conferimento del Premio.
  • Alle altre due opere finaliste verrà assegnato un riconoscimento di 1.000,00 euro (mille,00) ciascuna.
  • Le opere che concorrono dovranno essere fisicamente depositate ovvero fatte pervenire nella sede dell’Accademia entro e non oltre le ore 16:00 del 20 giugno 2022.
  • Della Giuria del Premio, presieduta da Michele Sisto, fanno parte Ada Vigliani e Margherita Carbonaro. Segretaria Paola Maria Filippi. Il giudizio della Giuria è insindacabile.
  • Gli Editori e/o traduttrici/traduttori che intendano partecipare al Premio devono far pervenire alla Segreteria del Premio, istituita presso l’Accademia Roveretana degli Agiati, 38068 Rovereto (TN), Piazza Rosmini, n. 5. E-mail: organizzazione@agiati.org.
  • quattro copie del libro con cui intendono concorrere
  • il pdf del testo originale su cui è stata condotta la traduzione
  • **fotocopia di un documento di identità di chi ha tradotto l’opera e concorre al Premio
  • **un indirizzo di posta elettronica e un recapito telefonico del traduttore
  • copia del presente regolamento sottoscritta per accettazione

La riunione della Giuria per la designazione dei finalisti dell’edizione 2022 avrà luogo entro il 14 di ottobre 2022. Ai tre finalisti la notizia verrà comunicata tramite posta elettronica e/o telefonicamente.

La proclamazione dell’opera vincitrice e la premiazione avranno luogo a Rovereto, Piazza Rosmini 5, il giorno 7 novembre 2022.

Il Premio, così come i riconoscimenti, salvo comprovate cause di forza maggiore, dovranno essere ritirati personalmente dai designati.

Premio Claudio Groff 2020 | Prima edizione

**L’autore autorizza gli organizzatori al trattamento dei propri dati personali, ai sensi del D.L.196/2003 e successive modifiche e integrazioni, limitatamente agli scopi del Premio stesso.

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Giornata di Studi LO SCRITTORE, LA SCRITTRICE E LA DEMOCRAZIA IN EUROPA: PRESA DI PAROLA, TEMPORALITÀ E MEDIA Torino — 6 dicembre 2021

Lunedì 6 dicembre 2021 presso l’Aula Multifunzione della Cavallerizza Reale di Torino si terrà la Giornata di Studi L’écrivain.e et la démocratie en Europe : prise de parole, temporalité et médias/ Lo scrittore, la scrittrice e la democrazia in Euro  pa: presa di parola, temporalità e media, organizzata grazie al contributo della sezione “Coopération scientifique et universitaire” dell’Ambasciata di Francia in Italia (programma Cassini junior) e dell’Università Italo-francese.

L’evento sarà aperto da una conferenza della Professoressa Gisèle Sapiro (EHESS – École des hautes études en sciences sociales). Fine della giornata è quello di riflettere sulle modalità in cui gli scrittori e le scrittrici intervengono nel dibattito pubblico in Francia, Italia e Germania. Dialogheranno sul tema: Francesco Fiorentino, Massimo Bonifazio, Sylvie Servoise, Barbara Julieta Bellini, Anna Baldini, Noemi Magerand e Michele Sisto. Comitato organizzativo: Valeria Marino e Salvatore Spampinato.

È possibile seguire l’evento in streaming al seguente link:
https:// unito.webex.com/meet/valeria.marino

Di seguito la locandina e il programma dell’evento.

Locandina – Lo scrittore e la democrazia in Europa – 6.12.2021

Pieghevole – Lo scrittore e la democrazia in Europa -6.12.2021

 

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Schmeller e il cimbro agli inizi della linguistica tedesca

[da: Ermenegildo Bidese (2020): Schmeller e il cimbro agli inizi della linguistica tedesca. In: Johann Andreas Schmeller, Sui cosiddetti Cimbri dei VII e XIII Comuni delle Alpi Venete e sulla loro lingua. Ed. by Francesco Valerio Rodeghiero. Pergine Valsugana (TN): Publistampa edizioni, 15–30.]

Ermenegildo Bidese

  1. Gli inizi della linguistica come scienza moderna

1.1 Introduzione

La linguistica si afferma come disciplina scientifica agli inizi dell’Ottocento, nel momento in cui realizza una delle caratteristiche principali della scienza moderna, cioè la messa in discussione della nostra esperienza quotidiana. I saperi antichi e medioevali avevano come obiettivo principale raggiungere la conoscenza spiegando ciò di cui facciamo esperienza, la scienza moderna, invece, rovescia questo assunto nel momento in cui intende falsificare il quotidiano. E che cos’è ciò di cui facciamo primariamente esperienza rispetto al linguaggio umano e alle lingue? Che esse si differenziano e variano, apparentemente in modo incommensurabile e irriducibile, già a pochi chilometri di distanza. Lo stesso episodio biblico del Libro della Genesi (11, 1-9) della famosa Torre di Babele riflette in qualche modo questa esperienza fondamentale. E ciò vale tanto per i dialetti, quanto e in misura maggiore per le lingue nazionali. La linguistica si costituisce quale scienza moderna, proprio nel momento in cui riesce a mettere in discussione questa esperienza quotidiana e a riportare le principali lingue europee, per quanto apparentemente diverse e incomprensibili tra loro, in uno schema teorico in cui esse altro non sono che varianti che discendono da un antenato comune, il proto-indoeuropeo.

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Convegno sulle traduzioni della Poetica di Aristotele all’Università di Trento (4-6 marzo 2021)

Si può seguire in streaming. Le iscrizioni sono aperte fino al 3 marzo alle 12.

Qui tutte le informazioni:

https://webmagazine.unitn.it/evento/lettere/89717/la-poetica-di-aristotele

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Nuova edizione della summer school di traduzione letteraria LETRA 2021 “Tradurre la narrativa” e del nuovo Premio di traduzione letteraria “LETRA ANDALO”

Ecco qui i link:

https://webmagazine.unitn.it/evento/lettere/88849/tradurre-la-narrativa

https://www.unitn.it/ateneo/bando/66817/premio-di-traduzione-letteraria-letra-andalo

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Il numero 19 di Tradurre

In questo numero, autunno 2020

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Premio Claudio Groff per una traduzione letteraria dal tedesco: premiazione il 6 novembre 2020

Venerdì 6 novembre 2020 – dalle ore 9.30
Webinar | Per partecipare collegarsi a questo link
Il link sarà attivato dalle 9.15 di venerdì 6 novembre

Claudio Groff (1944-2019)
Socio dell’Accademia Roveretana degli Agiati, ordinario della classe di Lettere e arti dal 2001.

Traduttore e docente di traduzione letteraria, nell’arco di quarant’anni ha tradotto in italiano opere dei maggiori scrittori di lingua tedesca dalla classicità ai giorni nostri: Mozart, Schiller, Goethe, Rilke, Kafka, Trakl, Benjamin, Brecht, H. v. Hofmannsthal, Musil, Schnitzler, Hesse, Bernhard, Enzensberger, Ransmayr, Karl Kraus, Kehlmann solo per ricordarne alcuni. Anche tre premi Nobel hanno ricevuto da lui le parole per essere letti nel nostro paese: Günter Grass, Peter Handke, Elfriede Jelinek.

Nel 1990 gli è stato conferito il Premio di Stato austriaco per la traduzione letteraria, nel 2005 il Premio Mondello per la traduzione, nel 2009 il premio del Ministero della Cultura austriaco per la migliore traduzione di un autore austriaco (Ransmayr), nel 2018 il Premio per la Traduzione Gregor von Rezzori.

 

Programma

Dalle ore 9.30

Saluti delle autorità

Stefano Ferrari – Presidente Accademia degli Agiati

Rappresentante del Comune
Donazione di una scultura di Fabrizio Pozzoli

Giuseppe Ferrandi – Direttore Fondazione Museo Storico del Trentino
Donazione materiale di Lionello Groff

Fabrizio Rasera – Bliotecario Accademia degli Agiati
Donazione della biblioteca di Claudio Groff

Interverranno
Mirko Saltori – Lionello Groff, profilo biografico di un socialista di lungo corso
Patrizia Cordin – Bruno Groff, uomo di parola
Paola Maria Filippi – Claudio Groff, mediatore di cultura

PREMIO CLAUDIO GROFF. Tradurre letteratura, tradurre mondi.
Per una traduzione letteraria dal tedesco

Michele Sisto e Ada Vigliani – Il Premio e i tre finalisti

Teresa Ciuffoletti – con la traduzione L’amore all’inizio di Judith Hermann, L’Orma editore, Roma

Marco Federici Solari – con la traduzione Prigione di Emmy Hennings, L’Orma editore, Roma

Lucia Ferrantini – con la traduzione Come desideriamo di Carolin Emcke, La Tartaruga edizioni, Milano

Proclamazione del vincitore e conferimento dei riconoscimenti ex-aequo

Con il patrocinio di
Fondazione Caritro •  Comune di Rovereto

Soci sostenitori
Dolomiti Energia • Metalsistem •  Cassa Rurale di Rovereto •  Comunità della Vallagraina •  Distilleria Marzadro •  ITAS Mutua •  Cassa Rurale Alto Garda

Per info
Accademia Roveretana degli Agiati
tel. 0464 436663
info@agiati.org

Altre info
Poesia è verità
Libreria di quartiere

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Ich unterwegs – L’io viaggiante

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Studien am Grenzrain von Autobiografie und Reiseliteratur – Studi al confine tra autobiografia e letteratura di viaggio A cura di Laura Balbiani e Marco Castellari CULTURA TEDESCA 58 – giugno 2020232pp. – ISSN 1720-514x – ISBN 978-88-5757-059-4https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/culturatedesca/issue/view/92In copertina: Jørgen Roed, … Continue reading

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Terry Pinkard, Hegel

È uscito il numero 80 di Allegoria. Tra le diverse recensioni di cose tedesche segnaliamo intanto questa.

Michele Sisto

A partire dagli anni ’70 la critica che non ha voluto rinunciare al paradigma marxista lo ha in genere sottoposto a revisioni a base di psicanalisi, antropologia, sociologia o persino teologia; un’altra costellazione, che va da Kosellek a Moretti passando per il Berman di Tutto ciò che solido si dissolve nell’aria, ha invece tentato la strada di un ampliamento prospettico: anziché affinare il pensiero di Marx è risalita più indietro, all’epoca che precede la polarizzazione tra opzione comunista e capitalista e pone, di fatto, le fondamenta della modernità. Un reculer pour mieux sauter che, per quanto meno organico e riconoscibile del marxismo rivisitato di Foucault, Bourdieu, Jameson o Žižek, ha aperto prospettive almeno altrettanto feconde. Pubblicato nel 2000, Hegel: A Biography, ora pubblicato in italiano col titolo Hegel. Il filosofo della ragione dialettica e della storia (trad. it. di S. Della Bella, Hoepli, Milano 2018), è un classico di questa tradizione: Pinkard, autorevole interprete e traduttore americano della Fenomenologia dello Spirito, vi ricostruisce uno squarcio ampissimo dell’orizzonte storico, ideologico e filosofico di quella Sattelzeit (‘epoca sella’) con la quale la vita di Hegel (1770-1831) in larga misura coincide.

A ogni tappa della sua traiettoria il filosofo vi appare incalzato da un terremoto storico: seminarista a Tubinga, celebra con Schelling e Hölderlin la «splendida aurora» della rivoluzione francese; precettore a Berna e a Francoforte mentre infuriano le guerre napoleoniche (1795-1800) abbozza costituzioni democratiche a spregio dei suoi aristocratici datori di lavoro; libero docente a Jena (1801-07) scrive l’ultima pagina della Fenomenologia nei giorni in cui il Sacro romano impero viene cancellato dalla carta d’Europa; direttore di giornale a Bamberga e poi preside del ginnasio a Norimberga (1807-16) si batte per modernizzare le istituzioni dei vecchi stati feudali tedeschi passati sotto il controllo francese; professore di filosofia a Heidelberg (1816-18) e finalmente a Berlino (1818-31) difende in una Prussia sempre più paralizzata dalla Restaurazione metternichiana l’autonomia dell’università “critica” voluta da Humboldt. Di fronte a questi continui mutamenti di scena Hegel rifiuta le alternative di un radicalismo rivoluzionario che considera autodissolutorio (anche se per tutta la vita brinderà coi suoi studenti alla presa della Bastiglia), dell’idealizzazione regressiva di una comunità organica mai esistita (la Chiesa di Schlegel, la Nazione di Fichte, la Razza di J.F. Fries), e ancor più del nichilismo (stigmatizzato da Jacobi come esito inevitabile dell’idealismo kantiano): invece di rinnegare la modernità o lasciarsene travolgere, elabora strumenti per governarla.

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«Come fai a sapere chi sei, se non capisci da dove vieni?» Heimat di Nora Krug

Francesca Di Tonno

Nel 2018 il titolo di miglior graphic novel dell’anno per il NY Times viene assegnato a Heimat, a firma di Nora Krug, autrice ed illustratrice tedesco-americana, classe 1977, e una esistenza già trascorsa tra vecchia Europa e Stati Uniti. Fino a 19 anni vive infatti in Germania per poi trasferirsi in Inghilterra e successivamente a New York, e da questo momento le sue storie illustrate iniziano ad apparire periodicamente sul New York Times, The Guardian, Le Monde e altre testate internazionali.

Heimat, il cui sottotitolo è «L’album di una famiglia tedesca», si apre e si chiude con le controguardie anteriori e posteriori che ospitano gli alberi genealogici delle famiglie dei genitori dell’autrice. In queste genealogie, che sono per metà illustrazioni e per metà collage (i volti dei familiari sono infatti ritagli in bianco e nero di foto reali) il lettore può ritrovare sin da subito le coordinate storiche, sociali e geografiche della storia nella sua interezza. Apprende infatti che la madre di Nora proviene da Karlsruhe, il padre da Külsheim, entrambi sono di estrazione medio-borghese, entrambi nati nel 1946 e di professione insegnanti. Per ogni familiare è riportato il nome di battesimo, le date di nascita e morte, il grado di parentela e la professione: l’unico commento è riservato a Luise Anna, bisnonna dell’autrice e «ebrea si vociferava», come si legge sotto la sua immagine per metà foto e per metà fumetto.

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Enrico Ganni (1950-2020)

Venerdì scorso, a settant’anni da poco compiuti, è scomparso Enrico Ganni. Sul Manifesto di martedì 21 luglio è uscito questo ricordo di Luca Crescenzi.

Luca Crescenzi

La cultura italiana, che volentieri trascura chi la fa crescere senza clamore, deve molto a Enrico Ganni e al lavoro che ha portato avanti per quarant’anni, prima come docente di traduzione dal tedesco alla Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori, come curatore di tante opere fondamentali e in parte sconosciute della letteratura tedesca e infine come editor della narrativa straniera all’Einaudi. Gli deve molto perché senza la sua dedizione discreta e assidua non avremmo oggi l’edizione completa delle opere di Walter Benjamin concepita e poi lasciata da Giorgio Agamben che è, a oggi, la migliore edizione degli scritti completi del filosofo esistente fuori dalla Germania: solo la pazienza, il sapere e la passione di Ganni permisero di portare a compimento un’impresa che pareva impossibile per i tanti intralci che l’avevano ostacolata. Non avremmo neppure le sue traduzioni, sempre perfette, dei più grandi classici della letteratura e della cultura tedesca: da Kafka a Freud, da Musil a Stefan Zweig (magnifica la sua traduzione della Novella degli scacchi), da Brecht a Josef Roth.

Ganni aveva per vocazione e scienza l’idea, mille volte ripetuta agli studenti che affollavano sempre le sue lezioni, che un traduttore, soprattutto quando si confronta con i classici di una cultura, non deve essere semplicemente un tecnico della lingua, ma un uomo di cultura universale, capace di riversare nella lingua le conseguenze di una volontà di conoscenza inesauribile. Amava citare, come esempio, le opere di Adorno: non era possibile, diceva, tradurre Adorno senza sapere non solo di filosofia, sociologia e letteratura, ma anche e forse soprattutto di musica. Il suo punto di riferimento costante era stato, però, l’universalismo di Goethe, l’autore a cui forse più e meglio ha dedicato le sue energie e la sua passione intellettuale. Cresciuto anche lui a Francoforte, dove aveva frequentato le scuole inferiori e superiori, era entrato in contatto fin da bambino con lo spirito della cultura goethiana e, tornato in Italia, dopo essersi laureato con Roberto Fertonani, aveva portato quello spirito dentro il suo lavoro, prima come editor delle traduzioni alla Mondadori, poi nei lunghi anni trascorsi all’Einaudi. Non per nulla sono le traduzioni da Goethe l’esito più grande della sua acribia. Aveva collaborato alla grande edizione completa delle poesie curata dal suo maestro, Fertonani, per i Meridiani, ma solo due anni fa aveva portato a termine l’impresa di ritradurre Poesia e verità, la monumentale autobiografia della gioventù che meglio di qualsiasi altro testo restituisce l’idea dell’origine dell’universalismo goethiano. Avrebbe voluto tradurre nuovamente il Werther e di sicuro, se il destino non si fosse messo di mezzo, sarebbe stata finalmente, la sua, la traduzione che quel capolavoro merita e non ha ancora avuto.

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Tradurre Paul Celan

Dario Borso

Appartiene ai tratti essenziali del poetare sapersi
esposto al malinteso. Con ciò esso si sa in cammino
verso quanti sono ancora disposti a mettersi in gioco.
P. C.

Una breve stroncatura di Luca Crescenzi alla mia recente edizione dei Microliti su Alias del 30 giugno e una mia brevissima replica sempre lì la settimana dopo hanno lasciata inevasa una domanda che andrebbe preliminarmente posta, soprattutto nel caso di Celan: cosa significa tradurre? Parrebbe il gioco dell’oca, non fosse che la stroncatura, articolata in quattro esempi, mi dà l’opportunità di rispondere coi fatti, ossia facendo, o meglio rifacendo in accelerata il percorso che mi aveva condotto alle scelte contestate. Gli esempi della mia insensibilità “nel rendere gli scambi, i giochi, le sostituzioni, le deformazioni che danno forma all’antilingua di Celan”, sono nell’ordine:

1. Il primo proviene dalla Storia dello scoiattolo che desiderava un guscio di vetro e da ultimo l’ottenne, del 1949. “Scoiattolo” si dice in tedesco Eichhörnchen, cioè letteralmente “cornetto della quercia”. Celan popola la sua storia anche di inesistenti e fiabeschi Erlhörnchen, Eibhörnchen, Haselhörnchen, cioè cornetti dell’ontano, del tasso e del leucisco[1]. Forse per mantenere l’unità della parola, Borso procede per sottrazione, facendo dei tre scoiattoli rispettivamente un “coiattolo”, uno “iattolo” e un “attolo”. Non sarebbe stato più semplice e rispondente allo stilema fiabesco chiamare questi strani esseri “scoiattolo della quercia, dell’ontano, del tasso” e così via?

Il titolo del microlito annuncia una fiaba a lieto fine, sennonché già l’incipit delude parzialmente l’attesa: “Però era vecchio e cieco, quando infine l’ottenne”. C’è un doch, un piccolo particolare minaccioso, in grado cioè di destabilizzare il tutto[2]. E infatti: il vecchio cieco non crede sia di vetro, vuole una prova sonora i.e. che sia fatta cadere, ma i tre consimili si negano e lui muore d’incredulità. Lieto fine tristissimo quindi, non fosse sopravanzato da un ulteriore, definitivo ribaltamento: il guscio di noce “desiderava uno scoiattolo. Ma non l’ottenne” – con finalissimo commento dell’autore: “Meno male!”, che attenua solo un poco la tristezza.

Un’antifiaba, dunque, sorretta da una logica iperdialettica, iperparadossale del ribaltamento continuo che ha radici profonde nella bucarestina belle saison des calembours[3].

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