Michele Sisto

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Michele Sisto (1976) è di Torino, vive a Roma e di lavoro fa il professore associato di Letteratura tedesca all’Università ‘Gabriele d’Annunzio’ di Chieti-Pescara.

Si è laureato in Lettere all’Università di Torino con una tesi sul romanzo È una lunga storia di Günter Grass e si è addottorato in Letterature comparate, sempre all’Università di Torino, studiando l’importazione di letteratura tedesca in Italia nel secondo Novecento. Dal 2006 al 2010 ha lavorato all’Istituto storico italo-germanico di Trento (FBK). Dal 2013 al 2016 è stato ricercatore all’Istituto Italiano di Studi Germanici di Roma, dove ha coordinato il progetto di ricerca Storia e mappe digitali della letteratura tedesca in Italia nel Novecento  (FIRB 2012), da cui è nato il sito web LTit – Letteratura tradotta in Italia (www.ltit.it).

Ha cominciato a insegnare nel 2012/13, all’Università di Trento, tenendo un corso di Letteratura e Cultura Tedesca dal titolo Teatro tedesco e Rivoluzione francese, felice di parlare di opere di Georg Büchner, Peter Weiss e Heiner Müller (ma anche un po’ di Brecht). Ha insegnato a Trento fino al 2016, quando è passato a Pescara, sempre felice di parlare di Goethe, Kleist, Marx, Mann, Kafka, Brecht, Christa Wolf, Terézia Mora e dei Wir sind Helden.

È redattore di «Allegoria» e di «tradurre». Collabora con «L’Indice dei libri del mese», l’«Osservatorio critico della germanistica», i siti www.puntocritico.eu e www.ragionipratiche.it. Ha fondato la collana Letteratura tradotta in Italia della casa editrice Quodlibet e collabora con altre collane, tra cui il Quadrifoglio tedesco di Mimesis.

Si interessa, in particolare, di campo letterario, come lo intende Pierre Bourdieu, ma anche di editoria e bibliografia, di teoria e storia della letteratura, di critica letteraria. Si è occupato, tra l’altro, di Theodor Fontane, Karl Kraus, Theodor Lessing, Günther Anders, Christa Wolf; e, inoltre, di mediatori e critici (Cesare Cases, Renato Solmi, Enrico Filippini), del web letterario italiano e di Paolo Nori.

Sugli scaffali alle sue spalle stanno, a portata di mano, alcuni volumi di Lukács, Gramsci, Adorno, Šklovskij, Bachtin, Bourdieu, ma anche di De Sanctis, Bollati, Bellocchio, Fortini, Costanzo Preve e Giovanni Arrighi. Tra gli scrittori che rilegge più spesso ci sono Stendhal, Flaubert, Tolstoj, Bertolt Brecht, Heiner Müller, Christa Wolf. E poi ci sono i contemporanei.

Ha pubblicato Traiettorie. Studi sulla letteratura tradotta (Macerata, Quodlibet, 2019) e, a dieci mani con Anna Baldini, Daria Biagi, Stefania De Lucia, Irene Fantappiè, La letteratura tedesca in Italia. Un’introduzione 1900-1920 (Macerata, Quodlibet, 2018). Ha curato L’invenzione del futuro. Breve storia letteraria della DDR dal dopoguerra a oggi (Milano, Libri Scheiwiller, 2009), Il saggio tedesco del Novecento (Firenze, Le Lettere, 2009, insieme a Massimo Bonifazio e Daniela Nelva), Letteratura italiana e tedesca 1945-1970: campi, polisistemi, transfer (Roma, Istituto Italiano di Studi Germanici, 2013, con Irene Fantappiè), e, di Cesare Cases, Scegliendo e scartando. Pareri di lettura (Torino, Aragno, 2013).

Sta lavorando a un libro che ha come titolo provvisorio Riproduzione e rivoluzione di un repertorio. Storia della letteratura tedesca in Italia nel Novecento, dove si parla di Alberto Spaini, Lavinia Mazzucchetti, Roberto Bazlen, Cesare Cases, Enrico Filippini, Roberto Calasso e di come, grossomodo dai tempi della «Voce» a oggi, sono stati scelti gli autori e i libri tedeschi che siamo abituati a conoscere.

Tra le cose che ha scritto, ripensa con piacere a Verifica dei poteri 2.0 (con Francesco Guglieri), Antimodelli del maschile, Mutamenti del campo letterario italiano 1956-1968 a una recensione a La città degli angeli di Christa Wolf (tutti apparsi su «Allegoria») e a due pezzi su Cesare Cases (Un fuorilegge della critica e Gli intellettuali italiani e la Germania socialista), ma anche a una conferenzina tenuta a San Daniele, in Friuli, un po’ fuori dai suoi territori.

Ma sta lavorando a parecchie altre cose, tra cui un libro su Christa Wolf che si chiamerà La comunità possibile. Intanto cerca di mettere in ordine le sue idee sul Faust, su Thomas Bernhard e su Terézia Mora. E di leggere per benino la Fenomenologia dello Spirito.

Aggiornato, più o meno, all’ottobre 2020