[Einaudi pubblica nella ‘bianca’ La sabbia delle urne di Paul Celan a cura di Dario Borso.]
DRÜBEN
Erst jenseits der Kastanien ist die Welt.
Von dort kommt nachts ein Wind im Wolkenwagen
und irgendwer steht auf dahier…
Den will er über die Kastanien tragen:
«Bei mir ist Engelsüß und roter Fingerhut bei mir!
Erst jenseits der Kastanien ist die Welt…»
Dann zirp ich leise, wie es Heimchen tun,
dann halt ich ihn, dann muß er sich verwehren:
ihm legt mein Ruf sich ums Gelenk!
Den Wind hör ich in vielen Nächten wiederkehren:
«Bei mir flammt Ferne, bei dir ist es eng…»
Dann zirp ich leise, wie es Heimchen tun.
Doch wenn die Nacht auch heut sich nicht erhellt
und wiederkommt der Wind im Wolkenwagen:
«Bei mir ist Engelsüß und roter Fingerhut bei mir!»
Und will ihn über die Kastanien tragen –
dann halt, dann halt ich ihn nicht hier…
Erst jenseits der Kastanien ist die Welt.
LÀ OLTRE
Appena al di là dei castagni c’è il mondo.
Da lì giunge di notte un vento in carro di nuvole
e qualcuno si alza qui…
Vuole portar costui oltre i castagni:
«Da me c’è felce dolce e digitale purpurea da me!
Appena al di là dei castagni c’è il mondo…»
Allora frinisco adagio come fanno i grilli,
allora lo trattengo, e deve rinunciare:
il mio richiamo gli blocca le giunture!
Il vento molte notti odo tornare:
«Da me sfavilla lontananza, da te è stretto…»
Allora frinisco adagio come fanno i grilli.
Ma se la notte neanche oggi si schiara
e torna il vento nel carro di nuvole:
«Da me c’è felce dolce e digitale purpurea da me!»
e vuole portare lui oltre i castagni –
allora non lo trattengo, non lo trattengo qui…
Appena al di là dei castagni c’è il mondo.
—
Composta a Czernowitz nel 1941. A matita sotto il titolo: «Lied [Canto]».
v. 1. Cfr. i vv. 19-21 di Levkojen [Violaciocca], in Schneepart [Parte di neve] (1971): «Schwester Kastanie, Vielblatt, / mit deinem blanken / Hiedrüben [Fratello castagno, dalle tante foglie, /col tuo lucido / oltrequì]».
v. 5 Il Polypodium vulgare, detto anche falsa liquirizia, nella credenza popolare è un rimedio all’ictus; la Digitalis purpurea è la base di medicamenti per il cuore e la circolazione sanguigna. Celan all’epoca teneva un taccuino per botanizzare.
v. 6. Variante «Das Dunkel laß, das dich gefangen läßt! [Lascia il buio che ti tiene prigioniero!]».
Stupenda poesia, capolavoro sognante e surreale come certi ispirati dipinti di Marc Chagall. Celan era una grande poeta anche quando aveva meno di trent’anni ed era, per così dire, alle prime armi! Ma forse aveva già scritto molte liriche che, insoddisfatto, aveva distrutto…
Cara Marina,
la poesia riportata qui sopra, Celan la scrisse a 18 anni.
Poesia di un diciottenne! Ancora più straordinaria…
Questa poesia fu mai pubblicata in una raccolta? Non la trovo in altre edizioni di La Sabbia delle Urne.
Grazie!