Lutz Seiler, Kruso

Anna Chiarloni

Acclamato all’unisono dalla critica tedesca, esce grazie alla tempestiva traduzione di Paola Del Zoppo il primo romanzo di Lutz Seiler. Noto come poeta, l’autore (n. 1963) appartiene alla generazione dei “nati dentro” – ossia a muro ormai sbarrato – cresce però in Turingia, lontano dalle tensioni della capitale, e tutelato da un solido ambiente familiare destinato a riaffiorare nei nodi della memoria lungo tutta l’opera. Kruso è un testo sorprendente, complesso, anche faticoso nella sua esibita intertestualità di riferimenti mutuati da una tradizione visionaria e a tratti fiabesca, tuttavia radicato in una realtà storica concreta, che s’interroga sul senso stesso dell’agire tedesco prima e dopo la svolta.

Estate 1989, Hiddensee – un’isola Ddr sul Baltico, al confine con la Danimarca. Qui si concentrano da tempo i “naufraghi” di uno stato al collasso: intellettuali coi libri appresso, professionisti, gente qualunque stanca di vivere intelaiata in un vessativo apparato di controllo. Seiler ci racconta di una piccola brigata eterogenea, alla periferia del sistema, che sopravvive di lavori stagionali. Tra loro il giovane Ed, spaesato studente di germanistica, giunto da Halle con zaino e giacchetta da pioniere alla ricerca di un nuovo destino. Al centro del gruppo il protagonista eponimo: Kruso, novello Robinson Crusoe di origine russa, figlio di un generale sovietico e di un’acrobata al seguito dell’Armata Rossa. Anche lui ha scelto la marginalità: gestisce il Klausner, un vecchio albergo inerpicato sulla costa, dove regna una sorta di utopico convivio fondato su di un’etica solidale, palma contro palma nel segno di una “scelta di libertà”. Figura carismatica forte e generosa, Kruso vota i suoi “illuminati” a una salda regola manuale, intesa come necessario servizio reso alla collettività, mutando quel romitorio in un surreale avamposto di indomita autonomia in cui si gioca a scacchi e si discute dei destini del mondo. Un rifugio provocatoriamente anacronistico, costituito come “arca”, ovvero strenuo argine al flusso di cittadini “ammaliati” dal miraggio occidentale. In tale “bateau ivre”, contro la gelida manetta dell’apparato censorio, servono letture attinte da una biblioteca clandestina e rituali alternativi nell’alito dell’alcol – parecchio – e della musica notturna. Intorno un paesaggio di smalto marino, uccelli selvatici e verdi forre in cui si nasconde la volpe. Una luce estiva che a tratti taglia la scrittura, sfocando immagini di militari nudi nel sole lungo un litorale di natura intatta. Seiler non cede tuttavia all’idillio, ama anzi il colore ruvido del lavoro quotidiano. La vita del Klausner è descritta dalla prospettiva materica delle cucine, con una successione non indifferente di corpi sciolti nel sudore, vapori di pignatte e mani intellettuali conce “come cuoio” tra risciacquo di saponi e spurgo di lavandini. Continua a leggere sull’Indice dei libri del mese

This entry was posted in Anna Chiarloni, Recensioni and tagged , , , . Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *