Elfriede Jelinek, Winterreise

In bilico tra iconoclastia e tributo, tra scrittura e collage, tra letteratura e musica, l’ultimo libro di Elfriede Jelinek “ruba” il titolo al celeberrimo ciclo di Lieder di Franz Schubert, la Winterreise. La scrittrice – premio Nobel nel 2004 e autrice di romanzi, drammi e sceneggiature – ha riscritto il «Viaggio d’inverno» trasformandolo in un testo teatrale in otto sezioni. Pensato per il palcoscenico ma privo di indicazioni sceniche e di ruoli, il libro può essere letto anche come un romanzo, in particolare come un’autobiografia scritta in forma indiretta e per mezzo di citazioni letterarie e musicali. Il protagonista schubertiano immerso nel paesaggio invernale si è trasformato in un Io che vaga nel passato dell’autrice e nel presente dell’Austria.  In realtà non tutto, in questo testo, è autobiografia, ma tutto ha la forma del ricordo. E’ il ricordo di un Io franto e molteplice: «Sono scomparsa in ciò che dovrei essere», scrive. Prendendo spunto da immagini presenti nei versi di Wilhelm Müller (l’autore del testo musicato da Schubert) e da ritmi e melodie di Schubert stesso, Elfriede Jelinek racconta la storia del padre e dei suoi problemi psichiatrici, analizza con amara lucidità il rapporto con la figura materna e descrive un paesaggio in cui l’asciutta disperazione della neve dell’originale schubertiano si trasforma nel desolante panorama della situazione politico-economica odierna. Inserendo lo scandalo finanziario che ha portato al tracollo della banca austriaca HGAA nella cornice di un capolavoro della musica tedesca, Jelinek sfiora l’iconoclastia; il testo, ça va sans dire, ha suscitato accese polemiche in conseguenza delle quali la scrittrice ha preferito che la prima presentazione del libro si tenesse fuori dall’Austria. La provocazione più interessante in questo caso è però l’ibridazione tra generi e forme d’espressione, un’abilità della quale la Jelinek ha già dato prova più volte nei decenni scorsi. Teatro e romanzo si fondono, o meglio si fondono la voce dell’attore e quella dell’autore: la scrittrice Jelinek diventa attrice della propria biografia così come l’attrice che recita il testo è costretta a identificarsi con la scrittrice. La simbiosi tra musica e scrittura inoltre fa sì che il libro prenda la forma di una fuga: le idee tematiche centrali tornano più volte e imitano loro stesse alla ricerca di sempre nuove possibilità di contrappunto.

Irene Fantappiè

Elfriede Jelinek, Winterreise, Rowohlt, Reinbeck 2011, 14,95 €

Da: L’Indice dei libri del mese, 2011, n. 2, p. 2

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