Poesie di Heinz Czechowski

[Alcuni testi di Heinz Czechowski, ospite nel maggio del 2003 del Seminario di traduzione poetica tenuto da Anna Chiarloni all’Università di Torino. Le traduzioni sono a cura partecipanti al Seminario.]
 

Picasso-L'étraintePICASSO: L’ÉTREINTE
Manchmal fand er alles in ihr:
Hoffnung, Angst, Süden und Meer.
Und vergaß die frierende Welt.
In ihren Augen träumte er,
Bis dann das Morgenrot
An blinde Scheiben klopfte.
Als er sie küßte, dachte er:
Blau war die Farbe der Wand überm Bett,
Und das Blut des Fußbodens
Werde ich niemals vergessen.
[1958-62]

PICASSO: L’ETREINTE
A volte trovava tutto in lei
Speranza, paura, sud e mare.
E dimenticava il mondo gelato.
Nei suoi occhi sognava,
Finché il rosso del mattino
Bussava a vetri ciechi.
Quando la baciava, pensava:
Blu era il colore della parete oltre il letto,
E mai dimenticherò il rosso sangue del pavimento.
(Serena Manfredi)

PICASSO: L’ÉTREINTE
A volte in lei trovava tutto:
paura, speranza, mare e sud.
E scordava quel mondo freddo.
Sognava nei suoi occhi
finché il rosso dell’alba bussava
a vetri bui.
Pensava, baciandola: azzurro
è il colore del muro oltre il letto
e il sangue del pavimento
non me ne scorderò mai.
(Michele Sisto)

EINSCHLAFEN, NACHTS,
Wenn die Dämmerung der Gespräche
Im knischenden Schnee
Ihren Heimweg
Gefunden hat.
Jetzt,
Wo du zu mir kommst,
Erwachen
Klirrend die Gläser
Auf leergetrunkenen Tischen.
[1968-73]

ADDORMENTARSI, LA NOTTE,
quando l’alba dei colloqui
ha trovato la via di casa
sulla neve che scricchiola.
Ora,
che tu vieni a me,
si risvegliano
tintinnanti bicchieri
sui tavoli spogli.
(Tazio B.)

ADDORMENTARSI, LA NOTTE,
quando l’alba dei discorsi
nella neve crepitante
ha trovato
la via di casa.
Ora,
dove tu mi appari,
si risvegliano
tintinnando i bicchieri
sui tavoli oramai svuotati.
(Massimo Bonifazio)

ADDORMENTARSI LA NOTTE
quando la penombra dei discorsi
nella neve che scricchiola
ha trovato
la strada di casa.
Ora
che vieni a me
si destano
tintinnando i bicchieri
su tavoli vuoti.
(Michele Sisto)

SELBSTBILDNIS, FLORENZ
Später Nachmittag. Ein unglaubliches
Winterlicht. Wer noch kein
Melancholiker ist,
Muß es hier werden. Ich
Zittere innerlich. Deutschland
Ist ein zu fernes Land. Wenn mich
Der Schmerz, die Wut verlassen,
Werd ich verloren sein.
[1993-96]

FIRENZE, AUTORITRATTO
Tardo pomeriggio. Un’incredibile
luce invernale. Chi non è ancora
melanconico, non può che diventarlo.
Rabbrividisco nel profondo. Ormai
la Germania è terra remota. Quando il dolore,
la rabbia mi abbandonano
sono perduto.
(Serena Saggiorato)

FIRENZE, AUTORITRATTO
Tardo pomeriggio.
Un improbabile luce d’inverno
Chi non è ancora divenuto malinconico,
Deve diventarlo qui.
Tremo nel mio profondo
La Germania è terra troppo lontana.
Se il dolore, la rabbia si sottrarranno a me
Sarò smarrito.
(Silvia Greghi)

AUTORITRATTO, FIRENZE
Pomeriggio tardo. Un’incredibile
luce invernale. Chi non è malinconico
qui lo diventa. Un tremito
mi scuote nell’intimo. La Germania
è una terra lontana. Quando la rabbia,
il dolore mi avranno lasciato
sarò perduto.
(Michele Sisto)

NIOBE
Das Haus hinter Bäumen und Büschen: eine alte Frau
Füttert drei Katzen, sie sagt:
Ich hatte drei Töchter, der Krieg
Nahm sie mir, sie gingen
Die Wege, die Gras überwuchs, und kamen
Nicht mehr. Mein Mann
Bei der Bahn, über die Stadt
Kamen die Bomber. Sie brachten ihn mir: seine Brust
Eine blutige Schussel, im Garten
Grub ich sein Grab, die Nachbarin
Half ihn begraben. Jetzt
Bekomme ich Rente, den Rest
Bringen die Hühner, das
Wird mir keiner
Mehr nehmen.
[1968-73]

NIOBE
La casa dietro alberi e cespugli: una vecchia
sfama tre gatti, dice:
avevo tre figlie, la guerra
me le ha prese, percorsero
sentieri ora coperti dall’erba, e non
tornarono più. Mio marito
in ferrovia, sulla città giunsero
i bombardieri. Me lo portarono: il suo petto
un catino di sangue, nel giardino
scavai la sua fossa, a seppellirlo
mi aiutò una vicina. Ora
ricevo una pensione, il resto
me lo danno i polli, questo
nessuno me lo porterà
più via.
(Massimo Bonifazio)

NIOBE
La casa tra alberi e fratte: una vecchia
sfama tre gatti, dice:
avevo tre figlie, me le prese
la guerra, percorsero
strade che l’erba coprì, e non ri-
tornarono più. Mio marito
in ferrovia, sulla città
vennero i bombardieri. Me lo portarono: il suo petto
una tazza di sangue, nel giardino
scavai la sua tomba, la vicina
aiutò a seppellirlo. Adesso
ho la pensione, il resto
lo danno i polli, e questo
non me lo porta via
più nessuno.
(Michele Sisto)

EX-DDR
Ich stand, in meinem Wagen sitzend, vor dem Haus,
In dem ich sieben Jahre wohnte. Es war Nacht,
Und nur in zwei vonsechs Quartieren
Brannte noch Licht.
[2002]

EX-DDR
Seduto in auto, stavo di fronte alla casa
in cui avevo abitato sette anni. Era notte,
e in due soltanto dei sei alloggi
era ancora accesa la luce.
(Massimo Bonifazio)

VENEZIA
Hingerissen sah ich im Getto
Die schöne französische Jüdin.
Abseits tranken wir Wein
Und aßen gebackenen Fisch.
Als sie, an ein Gitter gelehnt, mich betrachtete und ich
Mit der Hand ihren Hals berührte, sagte sie “scusi”.
Nur mit der Hast meines Alters versehen,
Fuhr ich zurück nach Chioggia,
Um mich von Hitze und Lärm
Betauben zu lassen.
[1999]

VENEZIA
Incantato vidi nel ghetto
la bella ebrea francese.
In disparte bevemmo del vino
mangiando pesce arrostito.
Appoggiata a una grata mi guardava, io
le sfiorai il collo con la mano, e lei disse “scusi”.
Provvisto solo della fretta dei vecchi
me ne tornai a Chioggia
per farmi stordire
da caldo e rumore.
(Massimo Bonifazio)

VENEZIA
Incantato vidi nel ghetto
La bella ebrea francese
In disparte bevemmo vino
mangiando pesce al forno
Quando lei, appoggiata a una grata, mi fissò
E io con la mano le sfiorai la nuca, disse ‘scusi’.
Con la mia fretta senile
Feci ritorno a Chioggia
Per farmi stordire
Dalla calura e dal frastuono
(Daniela Nelva)

ACH, DIE EISENBÄNDER,
die mich fesselten
sind zerrissen. Ich bin so frei
wie noch nie. Jetzt
sollte ichs schleunigst
den Vögeln nachtun:
Das ziellose Herz, flatternd
Im Aufwind, will
Seiner Schwärze entfliehn, rot,
ein blutiger Klumpen
lügt es sich
etwas vor: Von der Freiheit
hör ich es singen,
aber es weiß nicht
wohin.
[1997-99]

LA FERREA MORSA
che mi serrava
ha ceduto.
Non mi sono mai sentito
così libero. Ora
dovrei subito
imitare gli uccelli:
cuore che vaga, fluttuante al vento
in fuga dalle tenebre, rosso,
grumo di sangue
che maschera a se stesso: libertà
sento cantare
ma il cuore
non sa dove andare
(Serena Saggiorato)

SONO RECISI
i ferrei vincoli
che mi attanagliavano. Sono
libero come non mai. Repentino
dovrei ora imitare gli uccelli:
il cuore senza meta, che fluttua
nel vento, fugge
alle sue tenebre, rosso
un grumo sanguineo
che mente a se stesso: libertà
odo cantare,
ma non sa
dove andare.
(Daniela Nelva)

AH, SONO INFRANTI
i ceppi di ferro a cui
ero legato. Sono libero
come non mai. Ora
dovrei al più presto
imitare gli uccelli:
Il cuore senza meta che si agita
nel vento, vuole sfuggire
alla sua nerezza, rosso,
un grumo sanguinolento,
si racconta una qualche
bugia: libertà
lo sento cantare,
ma non sa
verso dove.
(Massimo Bonifazio)

AHI LE CATENE DI FERRO
che mi stringevano sono
spezzate. Libero, libero
come non mai! Ora, subito
dovrei imitare gli uccelli:
il cuore privo di meta
agita le ali nel vento,
vuole scampare alla propria
oscurità: paonazzo,
un grumo sanguigno, si finge
un’illusione: “libertà”
lo sento cantare
ma non sa dove andare.
(Michele Sisto)

ELBWIESEN
Ein Terrain für Voyeure,
Auch unfreiwillige,
Wie ich.
Wiesenwege,
Wie aus der Schule
Von Barbizon, dahinter
Ein aufgehender Mond
Mit einem graugrünem Hof.
Hier
Hat selbst die Gegenwart
Einen Grad Vollkommenheit,
Der mich beunruhigt.
[1997-99]

ELBWIESEN
Un terreno per voyeur,
anche involontari
come me.
Sentieri nell’erba
come alla scuola
di Barbizon, di dietro
una luna che sorge
col suo alone verdegrigio.
Qui
persino il presente
è talmente perfetto
da rendermi inquieto.
(Massimo Bonifazio)

SPONDE SULL’ELBA
Un terreno per voyeur,
anche per gli involontari
come me.
Sentieri nell’erba
Come alla scuola di Barbizon,
alle spalle una luna che sorge
con un alone verde grigio.
Qui
persino il presente
ha una tale perfezione
da rendermi inquieto
(Daniela Nelva)

FRANZIGMARK
Keine bündigen Gleichnisse mehr.
Panzerspuren,
Parallelen,
Sich im Unendlichen schneidend,
Zeichnen auf
Die vergeblichen Hoffnungen.
Frühe Dämmerungen,
Leuchgeschoßgarben,
Feuerspuren,
Als Diagonalen
Eingegraben unseren Stirnen.
[1968-73]

FRANZIGMARK
Fine delle parabole esemplari.
Tracce di panzer,
parallele
che s’intersecano all’infinito,
disegnano
le vane speranze.
Precoci tramonti,
traiettorie di spari,
tracce di fuoco incise
come diagonali
nelle nostre fronti.
(Michele Sisto)

AN MEINE FREUNDE, SOMMER 1975
Spektakuläre Durchbrüche
Gelingen uns nicht.
Einmal im Kahn über die Elbe gesetzt,
Strehla im Rücken.
Kurze Sekunden des Glücks,
In Verse gebunden.
Aufgegeben,
Was nicht zu erreichen ist.
Ziellos,
Doch nicht ohne Hoffnung.

AGLI AMICI, ESTATE 1975
Rivolgimenti spettacolari
non ci sono riusciti.
Una volta imbarcati sull’Elba,
Strehla alle spalle.
Brevi secondi felici
legati in versi.
Ai traguardi irraggiungibili
abbiamo rinunciato.
Ormai privi di meta
ma non senza speranza.
(Michele Sisto)

HAUPTBAHNHOF
Die Jahre in Limburg
Mit einem Ausflug
Nach D.C. und Virginia. Wie schien mir
Die Kneipe in Charlottesville
Ähnlich denen, die ich nach der Wende
In Leipzig kommen und gehen sah… Was ich
Nie begreifen wollte und konnte
Unter dem Mantel des Sozialismus,
Offenbarte sich mir,
Als ich dem Parfüm einer Frau
Auf der Mall nachging,
Um schließlich in der Union Station zu landen. Hier
Erlebte ich die Orgasmen
Der Warenwelt (G.
Kaufte irgend ein Button). Die Züge
Waren zur Nebensache abqualifiziert, die Menschen,
Die sie erreichten,
Eilig und freundlich… Ich dachte noch: Bald
Wird der Leipziger Hauptbahnhof,
Dem ich glücklich entkam,
Auch dieser Welt gleichen. Was
Wehren wir uns denn
Gegen das Leben, das übergreift
Von dem einen Kontinent
Auf den anderen? Nur
Wer die Aspekte des Todes begreift,
Ist zu leben berechtigt. –
[1993-96]

STAZIONE
Gli anni a Limburg
con un’escursione
nel D.C. e in Virginia. Come mi parvero
simili i pub di Charlottesville
a quelli che ho visto spuntare e sparire
a Lipsia dopo la Svolta… Quel che non ho mai
voluto o saputo comprendere
sotto il mantello del socialismo
mi si rivelò
nel seguire la scia di profumo
di una donna sul mall
per poi ritrovarmi dentro la Union Station. Qui
ho provato gli orgasmi
del mondo delle merci (G.
acquistò non so quale patacca). I treni
erano declassati ad accessorio, i passeggeri
persone trafelate e cortesi… Presto, mi dissi,
anche la stazione di Lipsia
a cui sono felicemente scampato
somiglierà a questo mondo. Che senso ha allora
opporre resistenza
alla vita che trabocca
da un continente
all’altro? Soltanto chi conosce
i volti della morte
è autorizzato a vivere.
(Michele Sisto)

GESELLSCHAFT
Die Luft ist gepfeffert mit Rücksichten.
Wie Ehepaare, die sich kreuzweise betrügen,
Sitzt man sich gegenüber, wohl wissend,
Was man voneinander zu halten hat. In der Küche
Klappern die Teller, der Wein
Ist gut gekühlt, wie die Gefühle. Wehe,
Wenn sich zur unrechten Zeit
Die Gelegenheit einstellt: übereinander
Fielen die Leiber, Küsse und Bisse
Würden getauscht. Aber noch
Nimmt man Rücksicht, bewundert
Die Autos, die Möbel, lobt
Die Biskuits, die auf der Zunge zergehn.
Lauernd
Wartet man auf den Fehler des andern:
Daß er sich keine
Blöße gäbe, blättert der Hausherr
Im Lexikon seines Gehirns, doch kann er
Das Stichwort nicht finden, der Blick
Aus dem Augenwinkel der Hausfrau
Zeigt ihm Verachtung.
Aus hundert Spiegeln besteht jetzt das Licht. Ein wort noch
Und der Kristalleuchter springt.
[1968-73; 1999]

SOCIETÀ
Nell’aria un aroma piccante di circospezione.
Come coppie di coniugi dai tradimenti incrociati
si prende posto a tavola ciascuno
con la propria opinione sui dirimpettai. In cucina
sbattono piatti, il vino
è freddo, come gli affetti. Guai
se al momento sbagliato
si presentasse l’occasione: i corpi
si allaccerebbero in uno scambio
di baci e morsi. Invece
si va circospetti, si ammirano
le macchine, i mobili, si lodano
i biscotti che si squagliano in bocca.
Appostati
si attende l’errore altrui:
nel timore di scoprirsi sfoglia
il padrone di casa
il suo dizionario mentale ma
non trova la voce, l’occhiata
in tralice della moglie
gli mostra disprezzo. La luce ora
è fatta di cento specchi. Una parola ancora
e il lampadario va in pezzi.
(Michele Sisto)

IN EINEM KLEINEN CAFÉ
Im Landstädtchen Steinfurt,
Das noch immer von Fürsten regiert wird,
Sah ich soeben eine junge Frau
Von schmerzlicher Schönheit,
Die mich an Melusine
In Fontanes Stechlin erinnerte.
Ach,
Es ist schlimm,
Alt geworden zu sein und zu wissen:
Das Unerreichbare entzieht sich
Jeglicher Gnade.
[2002]

IN UN PICCOLO CAFFÈ
nella cittadina di Steinfurt,
ancor oggi governata da principi,
ho appena visto una ragazza
di dolorosa bellezza
che mi ricorda Melusine
nello Stechlin di Fontane.
Ah,
è terribile
invecchiare e sapere:
l’Inaccessibile
non ha pietà.
(Michele Sisto)

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