Hölderlin, l’Italia e la musica

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Domani ha inizio la trentaquattresima conferenza biennale della Hölderlin-Gesellschaft: fino a domenica 15 giugno esperti e appassionati discutono del tema Hölderlin und die Religion a Costanza.

Sempre più ampio è il contributo italiano agli studi sul poeta svevo — in quest’occasione, ad esempio, sono fra i relatori Luigi Reitani e Mariagrazia Portera. Sono ormai cent’anni che studiosi nostrani indagano Hölderlin, ancora più indietro datano le prime traduzioni e i primi casi di transfer interculturale. Proprio un anno fa, la fondazione della sezione italiana della Hölderlin-Gesellschaft (Roma, Istituto Italiano di Studi Germanici)  e il contestuale convegno internazionale “Friedrich Hölderlin in Italia: poesia, pensiero, ricerca” / “Friedrich Hölderlin in Italien: Dichtung, Denken, Forschung” hanno segnato un importante momento di riflessione sui vari rapporti fra il poeta e il nostro paese.

A documentazione del convegno è nato un numero speciale della rivista internazionale online open-access “Studia theodisca”, Hölderliniana I, curato da Elena Polledri e da me. Il volume, in due lingue, è uscito in questi giorni e raccoglie in tre sezioni testi, studi e recensioni (qui l’indice, qui la premessa; tutti i materiali sono scaricabili liberamente in .pdf).

Tra i vari contributi, riporto qui sotto il discorso inedito di Giorgio Vigolo Quali musiche suonò Hölderlin, che il poeta romano tenne proprio all’Istituto Italiano di Studi Germanici nel 1966. L’edizione è a cura di Giovanna Cordibella.

M.C.

 

Intendiamo qui proporre un problema, invitare a una ricerca su un aspetto abbastanza sibillino della vita di Hölderlin. A quanto almeno ci risulta, questo problema è stato poco indagato e forse nemmeno posto nei suoi termini più elementari ed empirici. Quali musiche suonò Hölderlin? Quali strumenti, quali autori, quali opere di musicisti?

Sul poeta, sulle sue liriche, sui suoi inni, sulla tragedia Empedokles, sul romanzo epistolare Hyperion, sui suoi frammenti estetici e filosofici si è scritto in questi ultimi cinquant’anni forse più che su qualunque altro poeta, biblioteche intere di letteratura critica ed esegetica, non solo in Germania, ma anche in Francia e in Italia. Hölderlin è stato in un certo senso il poeta prediletto e il più citato anche dai filosofi del Novecento, da esistenzialisti e fenomenologi, basti qui ricordare, con Jaspers, il solo nome di Martin Heidegger. Di Hölderlin sono stati studiati a fondo i rapporti con l’idealismo filosofico, con Hegel e Schelling, con i Romantici, con Schiller e Goethe, con la Grecia e col Cristianesimo e perfino con Ignazio da Loyola. Quando si apre l’Hyperion e si legge il motto in epigrafe «Non coerceri maximo, contineri minimo divinum est», si pensa piuttosto a una massima di estetica, di poetica, a un principio di stile; pochi ricordano che sono le parole scritte sulla tomba di Loyola.

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