Arno Schmidt, I migranti… in cerca di editore

[Sul domenicale del Sole24Ore del 9 febbraio scorso veniva presentata un’anteprima di Die Umsiedler di Arno Schmidt, nella traduzione di Dario Borso, col seguente commento: “Nonostante traduzione e curatela siano state finanziate dalla Arno-Schmidt-Stiftung, il breve romanzo, composto di 24 capitoletti, non ha ancora trovato un editore in Italia”. La ripubblichiamo anche qui, sperando sia di buon auspicio. M.S.]

Arno Schmidt

I

La luna precoce scivolò via, rachiticamente curva, oltre il terrapieno della ferrovia; ancora una volta sazia di carne. Cespugli agghindati con un resto di pioggia fresca; e poter ricominciare a fumare. Una grassa nuvola puttana stiracchiò grigie spalle dietro i boschi serali; maccheroni e la crosta di svizzero grattugiata dentro. Due girandole d’aria mi corsero incontro, con fini criniere polverose, corpi gialli trasparenti; vagarono imbarazzate più vicino, agguantarono tremando lo strascico, si girarono e sospirarono incantevoli (poi subito però arrivò il furgone di Trempenau, e dovettero seguirlo, al traino, con lungo fondoschiena da menadi : uno col mezzo ha sempre più possibilità !)

Il sole tramontato lasciò dietro ancora a lungo il rosso di carta assorbente dove da sopra penetravano inchiostri della notte. Pioggia colò poi di sbieco attorno agli alberi ossuti; vento dette buffetti a capelli e occhi di curvi profughi, su datevi una mossa, i galletti segnavento si sbellicavano sui colmi dei tetti. Grigio insediamento coperto di ardesia; per la fottutissima volta la ronda attorno a Benefeld, giro sempre largo.  Nel cielo brullo echeggiava forte il vento; radio sbraitava da tutti gli squallidi abbaini; sedevano lì con rabbiose facce piatte sotto 25 watt; i miei piedi coperti d’argilla mi spingevano sul sentiero ridotto a rigagnolo, finché il cuore fu liso come il paltò, quanti casini. Niente danni di guerra, sussidi per la casa, rivalutazione dei risparmi all’est (maledetti ministri !). Le stelle apparvero come ladri in impermeabile, nei lenti vicoli di nuvole. Ma in compenso tre uomini per stanza; ma in compenso riarmo eh : che razza di buoi devono essere quelli che eleggono il macellaio a loro re ! Il vento nero gesticolava come un pazzo furioso, spintonava e gridava; il ramo più vicino me lo sbatté in fronte, fischiò a un compare e sputò pioggia : quello giunse ululando da dietro, mi sbalzò il cappello e strinse alla sciarpa. Ma in compenso il reinsediamento non funziona sempre; in qualsiasi mestiere a 65 anni si è fuori gioco; lo statista però, senilissimus, pare divenga solo a 75 anni veramente maturo, di ghiaccio, totalmente disumano, greve gracchiante grugnente ghignoso gradasso. Tre grigi uomini-pipistrello m’incrociarono in lunghi ondeggianti mantelli, e già appariva il tetto a punta del contadino basso-sassone. Nessuno che non sia agricoltore ha diritto a parlare degli orrori della guerra : questi eterni controlli, caro mio ! Che il crivetz vi ! Una magra civetta d’argento pende immobile nel fitto dei pini; allo stagno : briganteggiano  tipacci arborei in stracci di nebbia, braccia come clavi, tenute nodosamente alte. Dentro, la maledizione a tavola sulle fette spalmate di melassa; pareti ammuffite, chi può scaldare questo buco; avanti col Belfagor di Wetzel (deogratias Beier non era ancora arrivato); e questo che stiamo facendo adesso è il cosiddetto esistere. (La zuffa dei venti fuori infuriava sempre ancora.) Continua a leggere sul Sole24Ore

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