Diario berlinese 6: Blog

Matteo Galli

Neanche una settimana e già sono tragicamente arrivato alla “Meta-Ebene”, a interrogarmi su cosa sto facendo. Mi dicono che stia scrivendo un blog. E allora ho deciso di stabilire se è vero, andando a vedere che aspetto hanno i blog, soprattutto i blog berlinesi e soprattutto quelli in italiano e scritti da italiani. Premetto che non sono per niente un esperto di blog, li frequento sporadicamente, immagino che ci sia già un’articolata bibliografia sull’estetica, la retorica dei blog, una bibliografia che non conosco (Amazon fornisce niente meno che 32.814 risultati con la chiave di ricerca “blog”) e che non ho intenzione di studiare. Mi sono limitato, in questa occasione, a fare qualche sondaggio nei blog berlinesi, scritti in italiano. Mi pare di avere individuato tre tipologie di blogger: il blogger turistico, il blogger impressionistico, il blogger giornalistico, con forme miste che combinano le tre diverse tipologie. Nessuna di esse va peraltro considerata tipica della sola Berlino, per qualunque altra città che rivesta un qualche interesse è possibile trovare le tre tipologie o le combinazioni di esse.

Il blogger turistico si limita ad assolvere ad una funzione pratica: circolazione di informazioni ad uso di chi per un breve periodo passa da Berlino (hotel a buon mercato, ristoranti, eventi in città). E’ possibile individuare sotto-categorie a seconda della fascia economica di chi viaggia o in base a specifici interessi (che so io, restando a Berlino: gli amanti della techno, i bikers, la Berlino gay etc.).

Il blogger impressionistico è il più diffuso, si tratta di solito di espatriati di cultura medio-alta che a Berlino ci vivono da tempo e sentono di aver assommato una tale esperienza della città da ritenersi legittimati (anche qui è in gioco la “Deutungshoheit”, la sovranità ermeneutica) e quasi obbligati a condividerla, il gradiente denotativo (trasmissione di informazioni) è presente ma largamente prioritario è quello connotativo, l’ambizione – in fondo – è quella di essere tanti piccoli Walter Benjamin, tanti piccoli Franz Hessel,  flâneur a caccia di epifanie – un pericolo a cui chiunque si esprime su Berlino rischia costantemente di esporsi, anch’io evidentemente; ed è uno degli aspetti che mi dà fastidio quando leggo i blog, anche perché spesso mancano i due elementi fondamentali che potrebbero in qualche misura legittimare quest’approccio: l’originalità della percezione e una lingua sufficientemente solida per comunicare le proprie impressioni. Mi verrebbe da intervenire, emendare, migliorare il testo (ma quest’atteggiamento da parte mia è forse segno della mia irrimediabile desuetudine comunicativa, credo proprio di non essere un blogger).  L’esempio meno peggiore, fra quelli che ho trovato, di blog che combina le prime due tipologie è quello di una coppia – Anna Motterle e Emanuele Crotti – che da un lato organizza visite guidate per i turisti italiani e dal 2009 tiene regolarmente un blog. Giusto per farsi un’idea sugli ultimi otto post (luglio e agosto 2011): il Busker Festival di Alexanderplatz (5 agosto), l’anniversario della conferenza di Potsdam (2 agosto), un ristorante russo a Berlino ( 24 luglio), il mercatino delle pulci notturno a Görlitzer Bahnhof (19 luglio), il decimo anniversario della morte di Beate Uhse (16 luglio), la recensione di una mostra sulla sostenibilità, l’arte e l’ecologia urbana (9 luglio), Max Liebermann e la nausea (5 luglio), una mostra su Berlino distrutta (2 luglio), le cadute verso l’autocompiacimento ci sono ma non sono così frequenti. L’indirizzo del sito è: www.berlinandout.eu.

Per finire, ci sono i giornalisti inviati a Berlino che hanno il loro blog: Sergio Vastano dell’Espresso, Danilo Taino del Corriere della Sera, Beda Romano del Sole 24 ore e altri ancora, qui è nettamente preminente, sul piano tematico, l’attualità politica. Quello di Romano mi sembra il migliore.

Credo di barcamenarmi fra la seconda e la terza tipologia; l’ambizione sarebbe quella di provare a dare vita ad una forma linguisticamente accettabile di giornalismo culturale: la mia “Deutungshoheit” è garantita un po’ da anni di frequentazione della città, da qualche esperienza in campo giornalistico e dal capitale simbolico del germanista con forti inclinazioni verso la cultura contemporanea.

 Matteo Galli

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