Ladri di identità. Il nuovo libro di Alessandro Costazza sulla letteratura tedesca della Shoah

Attorno alla Giornata della memoria 2019 esce il corposo volume monografico di Alessandro Costazza sui Ladri di identità, dedicato al delicato e complesso rapporto tra la finzionalità della testimonianza e la testimonialità della finzione letteraria e centrato su quattro esempi paradigmatici della letteratura tedesca contemporanea. “il quadrifoglio tedesco” si arricchisce così di un ulteriore contributo alla riflessione su identità, testimonianza e memoria, filo rosso di molti dei volumi pubblicati a partire dall’esordio della collana con Mia sorella Antigone di Grete Weil.

QT38_Costazza_copertinaLe opere prese in considerazione sono in due casi testimonianze – vere o false – della Shoah, e in altri tre casi romanzi, vale a dire finzioni dichiarate sulla Shoah. Quattro di queste opere furono al centro di veri e propri scandali letterari, che fecero molto scalpore e occuparono a lungo le pagine culturali dei giornali e la critica internazionale. Il filo rosso che unisce queste opere è rappresentato dal furto d’identità e quindi dalla falsa testimonianza: in due casi l’argomento è oggetto della rappresentazione letteraria (La tela, di Benjamin Stein e Il nazista e il barbiere, di Edgar Hilsenrath), mentre in altre due occasioni è l’autore stesso a essersi appropriato attraverso la scrittura di un’identità non sua (Frantumi, di Binjamin Wilkomirski e La tana di fango, di Wolfgang Koeppen).

L’immagine di copertina obbedisce ironicamente al titolo del celebre quadro di René Magritte Riproduzione vietata (1937) e lo adatta alle riflessioni del volume. L’immagine mostra, scrive l’autore nella Premessa

un uomo che si guarda allo specchio e vede quello che di solito non vede di sé, vale a dire, ciò che di lui vedono solo gli altri. Il riconoscimento di sé nello specchio rappresenta però secondo Lacan il momento fondante dell’identità, ma in questo caso il soggetto vede “sé come un altro” (Ricoeur). Di qui, probabilmente, l’effetto conturbante dell’immagine, che mette in crisi la nostra stessa idea di identità, mostrando come essa non sia il riflesso del soggetto – né del cogito cartesiano né dell’autorispecchiamento lacaniano –, bensì piuttosto la proiezione dello sguardo degli altri. E proprio per questo motivo, forse, una tale riproduzione viene definita nel titolo dell’opera originale “vietata”, perché disvela l’arcano dell’insanabile frattura, di quella sorta di schizofrenia originaria che abita l’identità.

Sulla testa della figura riflessa nello specchio è stata aggiunta, rispetto all’originale, una kippah. Poiché l’uomo in primo piano non porta questo segno distintivo dell’ebraismo, si potrebbe ritenere che l’immagine intenda suggerire l’idea dell’“ebreo immaginario” (Finkielkraut). Considerando tuttavia che l’uomo di fronte allo specchio non vede veramente se stesso, bensì ciò che gli altri vedono di lui, viene spontaneo pensare piuttosto che la composizione intenda in realtà confermare quanto è stato sostenuto da Sartre o mostrato da Max Frisch in Andorra, vale a dire che l’ebreo è il pro­dotto dello sguardo dell’Altro, nella maggior parte dei casi una costruzio­ne dell’antisemita. Entrambe queste interpretazioni lasciano aperta la questione, se e in che misura anche una simile proiezione, tanto quella di chi vuole vedersi come ebreo quanto quella della creazione dell’ebreo da par­te dello sguardo esterno, possa o debba essere considerata “vietata”.

Le stesse insormontabili aporie dell’identità suggerite dall’immagine di copertina costituiscono il filo rosso che unisce i romanzi che sono oggetto della presente indagine, poiché in due casi il tema della problematica ap­propriazione di un’identità ebraica da parte di un non-ebreo costituisce l’oggetto della rappresentazione letteraria, mentre in altre due occasioni è l’autore stesso a essersi impadronito surrettiziamente, attraverso il mezzo della scrittura, di un’identità ebraica che non gli apparteneva.

Alessandro Costazza
Ladri di identità. Dalla falsa testimonianza alla testimonianza come finzione nella letteratura tedesca della Shoah
Milano-Udine: Mimesis 2019 (“il quadrifoglio tedesco”; 38)
368pp. ISBN 9788857552255

This entry was posted in In vetrina and tagged , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *