Mario e il mago

Goffredo Fofi

Il più bel racconto scritto da uno straniero sull’Italia nel corso del Novecento è probabilmente (o sicuramente) Mario e il mago di Thomas Mann. Anni trenta; in una località balneare tirrenica un volgare “mago Cipolla” ha doti di ipnotizzatore e incanta il pubblico, portatore di “un muto volere collettivo diffuso nell’aria”. Ipnotizza Mario, un cameriere, e gli si presenta come la ragazza da quello amata, se ne fa baciare. Mario, destatosi, lo uccide. Non fu difficile vedere in questa storia i riferimenti al fascismo, al duce, alla (sperata, lontana) ribellione del popolo. Che era ancora molto lontana: ci vollero una guerra mondiale e due anni  di guerra civile perché questo accadesse. Il mago di oggi, genio della tv, il “cavalier Lombardozzi” come lo chiamava Fellini, è caduto senza guerre e senza sangue ma anche senza rivolte, a causa di una crisi economica internazionale gravissima, affrontata con imbecille incoscienza. Nessun Mario lo ha deposto, lo ha deposto l’Europa, l’Europa delle banche, la stessa Europa che ci governerà per interposti politici almeno nell’immediato futuro, e non si sa quanto questo debba rallegrarci e quanto preoccuparci. Continua a leggere sul sito dello Straniero

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