Diario berlinese 19: Wowi im Kiez

Matteo Galli

Prima di arrivare è andato a mangiarsi una currywurst da Konnopke, lo storico chiosco del quartiere, sulla Schönhauser Allee.

Che Wowereit sia un notevole comunicatore, non tocca a me dirlo, lo si sapeva già. Constatarlo di persona, a pochi metri di distanza, è un’altra cosa. E dire che tutto era cominciato in modo per nulla promettente. Alle 16:30, l’ora in cui era annunciata la presenza del sindaco a Kollwitzplatz, non c’era quasi nessuno: uno stand con i palloncini e degli orsetti haribo targati SPD, un chiosco che vendeva wurst e patate e da un palco una stanchissima band di tre over sixty che suonava Honky Tonk Woman, The Letter e Black Magic Woman. Aiuto! Fra gli astanti qualche ex-sessantottino e madri con bambini in carrozzina. Poi la piazza si è riempita a poco a poco. Sul palco è salito un moderatore che ha intervistato uno dopo l’altro cinque candidati delle sub-circoscrizioni di Pankow, un quartiere enorme e vario che dopo la riforma amministrativa del 2001 copre un’area di più di cento chilometri quadrati e quasi 400.000 abitanti, il Prenzlauer Berg ne rappresenta la propaggine più meridionale, più popolosa, più densa e più famosa. Domande molto concrete su problemi concreti: i parcheggi, gli asili, un telefono azzurro di quartiere appena istituito, la salvaguardia della cultura off, l’edilizia e il verde pubblico.

Poi sono arrivati i big: il sindaco del quartiere, Matthias Köhne, con quasi mezzo milione di abitanti è a tutti gli effetti un sindaco; Severin Höhmann, candidato del quartiere, allo “Abgeordnetenhaus”, ossia al governo regionale e Klaus Wowereit, completo grigio antracite e camicia bianca, molto, moooolto disinvolto, che chiede ai berlinesi di continuare a fare il “regierender Bürgermeister”, che sarebbe come a dire il governatore, il presidente regionale, visto che Berlino è una città-stato. Parla in modo molto brillante il candidato, da consumato frequentatore di palcoscenici, ma anche gli altri due sono piuttosto bravi, soprattutto Höhmann, un’autorità nel campo della politica scolastica con alle spalle un passato come rappresentante dei genitori nella scuola elementare di Kollwitzplatz. Se qualcuno in mezzo al pubblico, magari già un po’ alticcio, apostrofa Wowi, lui risponde con qualche leggera inflessione berlinese, mai esagerata però. Gli argomenti sono quelli che uno si aspetta, due soprattutto: la scuola (dai posti negli asili nido, ai contratti di formazione fino ad arrivare all’università) e la sicurezza. Il governo da lui presieduto ha investito milioni di euro negli asili nido, cercando di garantire un posto per tutti, gratuito per le fasce meno abbienti; per la sicurezza – in seguito a non frequenti ma efferati episodi di violenza soprattutto a tarda notte nella metropolitana – il governo ha stanziato risorse ulteriori affinché sia la polizia che la BVG, l’azienda municipale dei trasporti, assumano e formino nuovo personale per sorvegliare le stazioni.

Un altro argomento forte è stato il turismo: Berlino è diventata la terza meta turistica europea, ancora molto distante da Parigi e soprattutto da Londra, i quartieri devono dare un forte segnale d’accoglienza e non mostrarsi infastiditi dalla presenza dei turisti per le strade e nelle case, il turismo porta ricchezza nelle casse dei quartieri e della città – un discorso particolarmente cogente al Prenzlauer Berg, dove la polemica nei confronti dell’invasione dei turisti è sempre molto forte. A chi come me vive a Firenze questa polemica fa un po’ ridere. Mi è piaciuto l’intervento di Höhmann che invitava a non arroccarsi su posizioni di mera conservazione di un Prenzlauer Berg fermo al biotopo anni ’90 ma semmai a partecipare alla gestione del processo di cambiamento. Da ultimo Wowereit si è appellato alla collaborazione dei cittadini per provare a risolvere la questione delle auto incendiate che infesta la città; nessuno ha in tasca una soluzione, chi dice di averla proponendo di militarizzare le strade e di installare una videocamera ad ogni angolo mente sapendo di mentire e rischia di provocare dei danni irreparabili alla democrazia e alla libertà. Berlino non deve diventare uno stato di polizia.

Fra le righe, verso la fine, ha lasciato capire che il governo potrebbe cambiare, aprendo verso i verdi. Lo ha fatto in modo indiretto parlando del “rotes Rathaus” a cui lo lega un forte affetto ma dove negli ultimi anni, sul tetto, è stato piantato del verde e installati pannelli solari per risparmiare energia. E’ bello il municipio con molto rosso e poco verde, dice Wowi. Künast è avvertita. D’altra parte le previsioni non particolarmente rosee della “Linke” non possono che indurre il candidato a guardarsi intorno alla ricerca di nuovi alleati.

Prima di andarsene da un sacchetto, ha lanciato nella folla – 400 persone – i “Wowi-Bären”, orsetti con una maglietta da calciatore, col numero 11 e Wowi scritto dietro. Uno degli orsetti l’ho sfiorato con la mano, ma non ce l’ho fatta a prenderlo, circondato com’ero da tedeschi alti in media 15 centimetri più di me.

Matteo Galli

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