I romanzieri del dolore altrui

Stefano Jorio

Sul mercato editoriale tedesco appaiono con regolarità, ormai da tempo, alcuni romanzi dalle caratteristiche così specifiche e costanti da far pensare a un nuovo genere di narrativa. Negli ultimi venti anni l’industria del libro ha a tal punto omologato i diversi mercati nazionali che non sarebbe difficile trovare esempi europei analoghi; ma in Germania il fenomeno si presenta con particolare evidenza per ragioni riconducibili alla sua realtà socioeconomica e alla sua supremazia a livello internazionale. Le caratteristiche di questo genere letterario sono facilmente individuabili: si tratta di libri scritti da tedeschi o tedesche per un pubblico di connazionali; trattano temi di drammatica attualità internazionale; mettono in scena un nativo del paese in crisi tramite un io-narrante o una terza persona che assume il suo punto di vista e omettono di caratterizzare questo protagonista, senza attribuirgli un modo personale di esprimersi (quello che in semiotica si chiama idioletto), senza attribuirgli opinioni personali né consapevolezza storico-politica; i suoi atti e i suoi pensieri sono anodini perché sempre e solo politicamente corretti. Più che di personaggi romanzeschi si tratta di maschere approssimative dietro le quali si intuiscono con agevolezza i dati anagrafici degli autori e delle autrici. A livello linguistico il solo intervento sul protagonista è qualche volta l’uso di parole appartenenti alla sua lingua madre, translitterate quando necessario nell’alfabeto latino e seguite dalla traduzione: un uso volto non tanto a caratterizzare il personaggio quanto a palesare, quasi in un malinteso sforzo di realismo, che è davvero indiano o messicano o palestinese. Continua a leggere su Il tascabile

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