La letteratura tedesca in Italia. Un’introduzione

cover__id3783_w800_t1521704439__1x_ritoccataÈ appena uscito il primo volume di una nuova collana Quodlibet Studio, «Letteratura tradotta in Italia»: La letteratura tedesca in Italia. Un’introduzione (1900-1920). Così la quarta di copertina:

Tradurre letteratura straniera è un modo per scrittori, editori e critici di rinnovare le “regole” con cui si fa letteratura: dalle poetiche alle posture autoriali, dalla gerarchia dei generi letterari alle pratiche editoriali. Il volume costituisce un’introduzione a questi temi a partire dal caso della letteratura tedesca importata in Italia nel primo ventennio del Novecento. Le collane fondate da Croce, Papini e Borgese per Laterza e Carabba e le traduzioni realizzate da Prezzolini, Slataper, Spaini e Tavolato introducono nuovi autori (Novalis, Hebbel, Kraus) e nuovi testi (il Wilhelm Meister di Goethe, La nascita della tragedia di Nietzsche), appropriandosene e modificandoli a partire da una specifica idea di letteratura. Attraverso i cinque capitoli e i materiali di corredo – traiettorie dei mediatori, antologia di testi, glossario dei concetti, bibliografia di studio – il volume propone di guardare alla storia letteraria riconoscendo alla traduzione un ruolo di primo piano.

Su Le parole e le cose si può leggere l’introduzione degli autori. 

Di cosa parla questo libro Quando entriamo in una libreria o sfogliamo una rivista letteraria, troviamo novità e classici, di scrittori italiani e stranieri. Anche cento anni fa gli ultimi libri di D’Annunzio, Croce, Prezzolini o Slataper stavano accanto alle più recenti traduzioni di Nietzsche, Goethe, Novalis, Hebbel e di altri autori di tutto il mondo. Questi libri rappresentano quello che chiameremo il repertorio dell’epoca: vale a dire l’insieme di testi, ma anche di norme, generi, stili, modelli, pratiche, posture autoriali con cui in un determinato momento storico si fa letteratura. Ciascuno di questi elementi è dotato di maggiore o minore legittimità: nel 1910, per esempio, si è fuori tempo massimo per fare i carducciani imitando Heine, ma ci si può guadagnare una certa reputazione mettendo a nudo se stessi e la società in pagine ricalcate su quelle di Nietzsche.

I tedeschi in traduzione Questo volume vorrebbe introdurre il lettore al repertorio della letteratura tradotta nei primi vent’anni del Novecento, a partire dal caso di quella di lingua tedesca. Interrogandoci su quali “tedeschi” si leggessero allora in Italia, ci siamo presto resi conto che non bastava scorrere cataloghi e bibliografie alla ricerca di titoli tradotti, ma che occorreva rendere conto di quanto ciascun autore, opera, genere, postura, ecc. fosse considerato legittimo, di quale valore gli venisse attribuito, e da chi. Ci siamo dunque chiesti, più nel dettaglio, chi leggesse cosa, quali opere arrivassero nelle librerie, quali venissero recensite sui giornali e quali sulle riviste letterarie, quali fossero discusse nei salotti della buona società e quali nei gruppi letterari d’avanguardia. Quali, ancora, suggerissero agli scrittori italiani possibilità nuove, fino ad allora inesplorate, o viceversa di quali gli scrittori italiani si siano appropriati, presentandole al pubblico italiano come affini alla propria idea di letteratura, o addirittura imitandole, riscrivendole. Ci siamo accorti che in molti casi la traduzione di un nuovo autore tedesco – e teniamo presente che allora Novalis e Hebbel in Italia erano assolute novità, così come certe opere di Goethe – poteva essere ricondotta, per via diretta o indiretta, ad alcuni dei protagonisti riconosciuti della scena letteraria italiana di quegli anni, da Croce a Prezzolini, da Papini a Slataper o Borgese, talora in veste di traduttori o prefatori, talora in quella più discreta ma non meno decisiva di direttori o consulenti di collane editoriali. Ci siamo quindi trovati nella necessità di ricostruire, almeno a grandi linee, un microcosmo sociale fatto di traduttori, scrittori, critici, accademici, editori (nonché di importanti, e spesso dimenticate, traduttrici, scrittrici, collaboratrici editoriali) che con la loro attività hanno orientato la scelta dei libri da tradurre e il modo di leggerli. Continua a leggere su Le parole e le cose

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