Georg Trakl in memoriam

Immagine via The 22 Magazine

Dario Borso

In Cultura e necrofagia (un contributo del 1978 che si può leggere ora in Elvio Fachinelli, Al cuore delle cose. Scritti politici 1967-1989, in uscita a mia cura per DeriveApprodi) la traduzione è vista come atto emblematico di riesumazione, se non di resurrezione, dei morti. Oggi 3 febbraio 2016, genetliaco di Georg Trakl, il discorso vale doppio, e spiego perché.

Antonio Porta incrociò Trakl nel 1965, grazie alla versione antologica appena datane da Leone Traverso. Da allora, per un ventennio il rapporto sarà di progressivo, pressoché quotidiano avvicinamento, nella forma di un destino quasi, o almeno di un’affinità elettiva.

Due le tappe decisive: la prima fu la pubblicazione nel 1974 sul mondadoriano Almanacco dello Specchio di tredici poesie trakliane tradotte insieme ad Anna Maria Farnararo, cognata di allora che gli garantì il controllo dell’originale tedesco; la seconda, cadenzata sulle Œuvres Complètes di Trakl tradotte da Marc Petit e Jean-Claude Schneider, si protrasse per tutto il 1988 fino alla vigilia della morte. Così di Porta restano varie versioni italiane, tutte ancora provvisorie; non provvisoria invece è la scelta sua di quaranta poesie trakliane disposte in ordine cronologico, che configurano un’immagine precisa e personalissima di Trakl (me ne occupo in un saggio di prossima uscita su “Acme”).

Grazie alla disponibilità competente della vedova Rosemary Liedl, l’anno scorso ho collazionato, controllato e riveduto l’intero materiale, salvo pormi e porci infine la domanda fatidica: di chi è la traduzione? 

Per quanto dilemmatica e buridanamente bloccante, essa non può tuttavia bloccare l’obiettivo principale: la riesumazione di due grandi poeti. Parzialissima qui, poiché riguarda la prima poesia delle quaranta, composta da un neomaggiorenne Trakl nel 1909 e pubblicata quattro anni dopo nella sua raccolta d’esordio Gedichte.

VERFALL

Am Abend, wenn die Glocken Frieden läuten,
Folg ich der Vögel wundervollen Flügen,
Die lang geschart, gleich frommen Pilgerzügen,
Entschwinden in den herbstlich klaren Weiten.

Hinwandelnd durch den dämmervollen Garten
Träum ich nach ihren helleren Geschicken
Und fühl der Stunden Weiser kaum mehr rücken.
So folg ich über Wolken ihren Fahrten.

Da macht ein Hauch mich von Verfall erzittern.
Die Amsel klagt in den entlaubten Zweigen.
Es schwankt der rote Wein an rostigen Gittern,

Indes wie blasser Kinder Todesreigen
Um dunkle Brunnenränder, die verwittern,
Im Wind sich fröstelnd blaue Astern neigen.

 

ROVINA

Di sera, quando le campane suonano pace,
seguo i voli meravigliosi degli uccelli
che in lunga schiera, simili a pie file di pellegrini,
scompaiono nelle chiare lontananze dell’autunno.

Vagando per il giardino semibuio
sogno i loro destini più radiosi
e sento appena l’orologio scattare.
Così seguo oltre le nuvole i loro viaggi.

Allora un alito mi fa tremare di rovina.
Il merlo geme tra i rami sfrondati.
Oscilla la rossa vite su grate arrugginite,

mentre, macabra ronda di bimbi smunti
intorno a bui pozzi che si sgretolano,
nel vento abbrividendo si chinano astri blu.

Ho condotto la revisione di questa come delle altre poesie basandomi sull’edizione critica da poco ultimata (Sämtliche Werke und Briefwechsel, a cura di Eberhard Sauermann e Hermann Zwerschina), e supportandola con un apparato di note storico-filologiche (comprese le varianti trakliane più significative).

Dario Borso

VERFALL [ROVINA]: HERBST [AUTUNNO].

1: Cfr. F. Hölderlin, Abendphantasie [Fantasia della sera], vv. 3-4: “tönt dem Wanderer im / Friedlichen Dorfe die Abendglocke [suona al viandante nel / pacifico borgo la campana a sera]” (Hölderlins gesammelte Dichtungen, a cura di B. Litzmann, 2 voll., Cotta, Berlin 1897, I, p. 198).

5 dämmervollen [semibuio]: nachtverschlossnen [sigillato a notte].

9: Cfr. P. Verlaine, Mandoline, v. 16: “ein Hauch macht sie erbeben [Parmi les frissons de brise]” (J. M. de Heredia-P. Verlaine, Nachtdichtungen, tr. ted. di R. von Schaukal, Österheld, Berlin 1906, p. 34).

10 Die Amsel [Il merlo]: Ein Vogel [Un uccello]. Cfr. A.Rimbaud, Warum Nina kann nicht kommen [Les reparties de Nina], vv. 43-44: “die Vögel klagen / im Haselgeheg [L’oiseau filerait son andante: / Au Noisetier…]” (Arthur Rimbaud. Leben und Dichtung, tr. ted. di K. L. Ammer, Insel Verlag, Leipzig 1907, p. 142).

14 blaue [blu]: fahle [fiochi].

 

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