Libri in cerca di editore: Fink und Fliederbusch di Schnitzler

Fink[Arthur Schnitzler, Fink und Fliederbusch, Berlin, Fischer Verlag, 1917. Terza puntata della rubrica Libri in cerca di editore: brevi schede, quasi dei pareri di lettura, su opere che i redattori di germanistica.net sarebbero felici di vedere (o veder tornare) in libreria. Romanzi, poesie, drammi, saggi, opere canoniche e rarità della letteratura tedesca, studi e ricerche dei suoi maggiori mediatori italiani, che potrebbero (e dovrebbero) far parte di un’ideale Biblioteca germanica. Segnaleremo in particolare le traduzioni già eseguite ma tenute ‘nel cassetto’ e le curatele progettate ma non ancora realizzate. Con l’auspicio che qualcuno di questi libri incontri il suo editore. Per maggiori informazioni: info@germanistica.net.]

Tre anni dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, alla vigilia del crollo dell’Impero austroungarico, Arthur Schnitzler pubblica la commedia satirica in tre atti Fink und Fliederbusch (1917), un palcoscenico scettico-umoristico sul quale si rappresentano le cause del conflitto in corso, la totale mancanza di prospettive della borghesia liberale e la distanza dell’autore dalla politica sia interventista sia pacifista.

La commedia, ambientata in due redazioni giornalistiche, ha come protagonista un cronista di politica che con due nomi diversi, Fink e Fliederbusch, collabora a un giornale liberale, “Die Gegenwart” e a uno clericale-reazionario, “Die Elegante Welt”, scrivendo articoli uno in forte contrapposizione con l’altro, spinto dall’impulso del momento, fino ad essere costretto a battersi a duello contro se stesso. Sulla personalità scissa di Fink-Fliederbusch, le cui maschere interscambiabili producono un incalzante gioco delle parti anche spassoso, si innesta la tragica diagnosi schnitzleriana della crisi della razionalità, del venir meno di un possibile accertamento della verità, dell’inutilità della convinzione individuale come segno di responsabilità e coerenza.

“Devo riservarmi il diritto di pensare e di scrivere ogni giorno quello che voglio! Non posso essere vincolato a una convinzione”, afferma il protagonista. La vorticosa relativizzazione delle posizioni ideologiche e politiche, espresse anche dal rappresentante della classe nobiliare, il conte Niederhof, si alimenta di frenetiche giostre verbali che non rispecchiano la realtà e catturano l’interlocutore. Lo smascheramento del doppio sulla scena del duello, che non ha ragion d’essere, alla presenza dei giornalisti delle due testate prelude all’epilogo in cui si progetta un giornale “reazionario-anarchico-conservatore-liberale”, una coincidentia oppositorum come improbabile suggello di un’armonizzazione impossibile.

La traduzione è messa a disposizione da Fabrizio Cambi.

La redazione

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