Tommaso Landolfi traduce Novalis

I genitori erano già coricati e dormivano, la pendola batteva il suo monotono tempo, alle finestre scricchiolanti gemeva il vento; la stanza era a tratti rischiarata dal lume della luna. Il giovane se ne stava inquieto nel suo giaciglio e ripensava allo straniero e ai suoi racconti. Non son già i tesori che hanno risvegliato in me un così ineffabile desiderio, si diceva; ogni cupidigia m’è aliena: ma io agogno di vedere il fiore azzurro. Esso mi sta di continuo nel cuore, e ad altro non posso pensare. Mai ancora avevo provato qualcosa di simile: è come se avessi sognato, o piuttosto se mi fossi addormentato in un altro mondo; ché in quello in cui ho vissuto fin qui chi si sarebbe preoccupato di fiori, né mai ho sentito prima di così portentose passioni per un fiore. Donde appunto veniva lo straniero?

Novalis, Enrico di Ofterdingen, traduzione di Tommaso Landolfi, in Germanica. Raccolta di narratori dalle origini ai giorni nostri, a cura di Leone Traverso, Milano, Bompiani, 1942, p. 286.

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