Sepp Mall, Ai margini della ferita

aimarginiferita«Nel 1969 avevo otto anni. Non esisteva per me un problema sudtirolese; solo il ricordo, vago, di soldati che marciavano su e giù davanti alle varie stazioni ferroviarie nelle quali sono cresciuto». Lo scrive Hans Karl Peterlini, giornalista e studioso altoatesino di madrelingua tedesca, in Noi figli dell’autonomia, un interessante e documentato volume fra l’autobiografico e il cronachistico uscito in prima edizione una decina d’anni fa e apparso da pochi mesi, rivisto e in traduzione italiana, per le edizioni alphabeta di Bolzano. L’infanzia non coglie la ragion d’essere dei conflitti politici, ne è felicemente esonerata, ma la presenza di quei soldati davanti alle stazioni non era simbolica: lo Stato italiano reagiva. Negli anni Sessanta, infatti, l’Alto Adige-Südtirol dovette affrontare una seconda, fitta ondata di attentati dopo quella che nell’ultimo scorcio del decennio precedente aveva avuto come protagonista il BAS, il comitato di liberazione sudtirolese, e che era culminata nella cosiddetta «notte dei fuochi», fra l’11 e il 12 giugno 1961, in cui erano stati fatti saltare in aria decine di tralicci dell’alta tensione. Chi ha letto Eva dorme, il bestseller di tematica sudtirolese che quattro anni or sono sancì il fortunato esordio romanzesco di Francesca Melandri, si è fatto un’idea forse un po’ didascalica di quello sfondo storico, ma abbastanza esaustiva per accostarsi ad opere che quel contesto conflittuale lo danno in qualche modo per scontato, ossia per acquisito nella coscienza del lettore.
È quest’ultimo il caso di Ai margini della ferita di Sepp Mall, un romanzo appena licenziato da Keller («vie», pp. 190) nell’ottima traduzione di Sonia Sulzer, volume inaugurale di un nuovo progetto dedicato ai «confini» che toccherà trasversalmente entrambe le collane dell’editore roveretano. Continua a leggere su doppiozero.

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