Uwe Johnson, I giorni e gli anni, vol. 3

[Riprendiamo da Le parole e le cose: “In questi giorni L’orma ha pubblicato il terzo volume di I giorni e gli anni [Jahrestage] di Uwe Johnson, nella traduzione di Nicola Pasqualetti e Delia Angiolini. I primi due volumi erano usciti da Feltrinelli nel 2002 e nel 2005; poi Feltrinelli ha interrotto la pubblicazione.

I giorni e gli anni è, senza discussione, uno dei romanzi più importanti della letteratura tedesca del Novecento. Nasce dalla sovrapposizione e dall’intreccio di tre piani narrativi: il primo racconta giorno per giorno, fra il 21 agosto 1967 e il 20 agosto 1968, un anno della vita di Gesine Cresspahl, una giovane donna di trentaquattro anni, nata in Meclemburgo, che vive con la figlia Marie a New York, in un appartamento dell’Upper West Side; il secondo è costruito mettendo insieme e commentando gli articoli del New York Times usciti in quei giorni (si parla di Vietnam, di politica interna americana, dei rapporti fra USA e URSS, della contestazione giovanile, di cronaca quotidiana, di sport); il terzo racconta le vicende della famiglia Cresspahl e ripercorre la storia del Meclemburgo e la storia della Germania fra la seconda metà dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento.

Il terzo volume dell’opera copre il periodo compreso fra il 20 aprile e il 16 giugno 1968. Quella che segue è la pagina di giovedì 9 maggio 1968. Su germanistica.net si possono leggere l’inizio del romanzo e, fra le altre cose, le recensioni di Massimo Raffaeli e di Roberto Saviano al primo volume. (gm)”]

Uwe Johnson

9 maggio 1968, giovedì

è il giorno della lezione di lingua ceca, puntualmente alle due il professor Kreslil s’intrufola nell’ufficio della Cresspahl, si tira dietro la porta con circospezione e solo a questo punto si distende un pochino. Forse lo mette a disagio il lungo percorso nell’edificio verticale, per portieri e facce estranee innumerabili, magari è la smaccata opulenza di questo sedicesimo piano a intimidirlo, e solo oggi le è venuto in mente che forse potrebbe andare ad aspettare questo signore anziano al marciapiede, per poi scortarlo fin quassù. Ma scusarsi e proporre l’alternativa non può farlo, all’offerta d’aiuto lui opporrebbe un reciso diniego, nondimeno il contrario di quel che veramente vorrebbe. Čeština je těžká.

Formula di saluto, di commiato, chiedere come va, ormai va giù come un bicchier d’acqua nella lingua straniera, la lezione è destrutturata a colloquio, solo che la piccola scorta di cose in comune è presto consumata, e della comune conoscente Mrs Ferwalter è possibile solo riportare i saluti, della causa ultima dei suoi disturbi non si può parlare. A questo punto occorre ricostruire il dialogo sulla base di spunti tangenti al cerchio dei casi personali, per lo più sono spunti dal Times del giorno, per cui si ristabilisce il rapporto docente discente, non solo, anche la divisione fra un ebreo boemo e una tedesca di genitori tedeschi; il signor Kreslil, nella sua cortesia indefettibile, si opporrebbe senz’altro a porre la cosa in questo modo, se mai s’arrivasse a parlarne. Il compito consiste dunque nel raccontare liberamente da uno spunto. Appunto però ultimamente il signor Kreslil di nuove da Praga non ne ascolta tanto volentieri, perché potrebbe uscire fuori la campagna di repulisti politico degli anni Cinquanta, oppure altri aspetti della cooperazione con l’U.R.S.S., e anche di questa parte della sua vita non possiamo domandargli.

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