Scegliendo e scartando: presentazione a Roma

Presentazione del volume

Cesare Cases

Scegliendo e scartando
Pareri di lettura

a cura di Michele Sisto
Torino, Nino Aragno Editore, 2013

Roma, Istituto Italiano di Studi Germanici
17 ottobre 2013, ore 17.00

Intervengono Fabrizio Cambi, Goffredo Fofi, Massimo Raffaeli, Michele Sisto

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Sul numero di ottobre dello Straniero c’è una scelta di pareri da Scegliendo e scartando, un’intervista del 1981 a Cesare Cases e un pezzo di Piergiorgio Bellocchio sul rapporto di Cases con i “quaderni piacentini”. Riportiamo qui il parere su Dialettica senza dogma di Robert Havemann.

Robert Havemann
Dialektik ohne Dogma? Naturwissenschaft und Weltanschauung
Hamburg, Rowohlt, 1964

Havemann è un personaggio straordinario, un chimico-fisico che proviene dalla scuola di Copenhagen ed è l’unico scienziato orientale che è amico di Bohr, di Pauling e altri e corrisponde regolarmente con loro. È un vecchio comunista, condannato a morte dai nazisti e salvatosi per miracolo, che dopo la guerra è stato nominato direttore del Kaiser-Wilhelm-Institut di Berlino, poi è stato estromesso per aver scritto contro la bomba atomica americana e dal 1950 è professore all’università di Berlino-Est. Due mesi fa, in seguito al corso di lezioni qui raccolto, è stato espulso dalla SED, pur conservando il posto. 

Il libro è composto di una conferenza sul tema La filosofia ha aiutato le scienze naturali moderne a risolvere i loro problemi? e dalle lezioni Aspetti scientifici di certi problemi filosofici. Le lezioni sono pubblicate secondo gli appunti dello stesso Havemann, non hanno quindi carattere definitivo, mantengono l’aspetto irregolare e desultorio di un corso di lezioni senza vera e propria organicità, tanto più che in ogni lezione Havemann voleva introdurre ad ogni costo una puntata contro i dogmatici e rispondere agli attacchi che costoro gli muovevano man mano che le lezioni venivano pubblicate, sicché si ha contemporaneamente la storia delle ripercussioni del corso fino alla sua fine violenta. Tuttavia lo stile, se ha i difetti, ha anche le qualità dell’immediatezza e il libro nel complesso si legge con estremo interesse, anche se certamente al lettore italiano sfuggirebbero parecchie allusioni a polemiche interne.

Nella conferenza Havemann aveva contestato l’utilità di una filosofia a carattere dogmatico come il materialismo dialettico sovietico per risolvere i problemi scientifici e aveva sferrato un violento attacco contro filosofi sia tedeschi che sovietici (del resto Havemann aveva già cominciato nel 1956-57 con brillanti interventi che lessi a suo tempo). Le lezioni sono una risposta all’accusa di aver voluto contestare la validità del materialismo dialettico in generale. L’autore mostra anzi come, rettamente concepito, esso sia in grado di dare un’interpretazione unificatrice dei risultati della scienza moderna che le altre filosofie, compreso il materialismo di tipo sovietico che Havemann giustamente riduce a determinismo positivistico, non sono in grado di fornire. Le prime lezioni, che sono naturalmente le più interessanti perché qui Havemann parla con conoscenza di causa ed è il primo ad affrontare di petto queste questioni, sono dedicate alle categorie di determinazione e indeterminazione, continuo e discontinuo, causa ed effetto ecc. L’autore dà una sua interpretazione della teoria dei quanti che differisce sia da quella della scuola di Copenhagen, sia da quella di De Broglie e della sua scuola, e che mi pare molto persuasiva. Ma questa fondazione filosofico-scientifica serve poi a sviluppare una tematica etico-politica che occupa circa una metà del volume. Qui naturalmente Havamann è meno originale, talvolta decisamente superficiale, ma anche questa parte è estramemente interessante per il vigore polemico antidogmatico e per l’efficacia espressiva (Havemann cita molto volentieri Lao Tse o Brecht per corroborare le sue asserzioni). Anche le cose più affrettate rivelano insomma sempre una personalità notevole, e se l’interesse prevalente del libro è dato da questo tentativo di conciliare il materialismo dialettico con tutta la scienza moderna (compresa la cibernetica), anche il resto si legge molto volentieri se non altro per il suo valore documentario.

Personalmente devo dire che negli ultimi anni non ho letto nessun libro di carattere ideologico-teorico che mi abbia appassionato come questo e che mi abbia trovato tante volte pienamente persuaso. Bisogna tener presente che le lezioni sono state tenute per «ascoltatori di tutte le facoltà» e hanno quindi un carattere estremamente divulgativo che se è utile per la parte scientifica può rendere deludenti, per lettori intellettuali, le parti etico-politiche. Questo, oltre alla forma stessa delle lezioni, rende difficile la pubblicazione del libro come Saggio e consiglia di pubblicarlo piuttosto nei Libri Bianchi (del resto anche Rowohlt lo pubblica nella sua serie di attualità politica). Io però penso che si debba pubblicare assolutamente in un modo o nell’altro, anche per riabilitare un po’ questo povero materialismo dialettico che in Italia ha trovato tanti empi detrattori anche all’interno delle migliori Case editrici.

Parere inviato alla redazione einaudiana il 25 maggio 1964.
Dialettica senza dogma, esce nella collana Nuovo Politecnico nel 1965, tradotto da Fausto Codino e con prefazione di Cesare Cases.
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