Christa Wolf, La città degli angeli (I)

http://www.allegoriaonline.it/images/stories/copertine/copertina65-66.jpg[La rubrica Canone contemporaneo dell’ultimo numero di Allegoria è dedicata a La città degli angeli di Christa Wolf. Ne scrivono Cristina Savettieri, Michele Sisto e Massimiliano Tortora. Pubblichiamo qui il primo articolo, e nelle prossime settimane gli altri due. M.S.]

Cristina Savettieri

Il 27 settembre del 1990, a pochi giorni dal 3 ottobre, data fissata per sancire la riunificazione della Repubblica Federale Tedesca e della Repubblica Democratica Tedesca, Christa Wolf scrive: «Questo non è un anno qualsiasi, è l’anno della svolta [das Wendejahr]». Così si legge in Un giorno all’anno, il libro in cui la scrittrice ha raccolto tutte le pagine dei suoi diari datate 27 settembre, dal 1960 fino al 2000. L’idea alla base di questo progetto, spiegato limpidamente nelle prime pagine del libro, è quella di provare a rendere parte integrante della scrittura ciò che normalmente ne sarebbe escluso: il banale, il quotidiano, il transitorio che in ogni vita si disperde continuamente. La paura di dimenticare investe, dunque, soprattutto l’inessenziale dell’esistenza, l’insieme dei frammenti minimi di esperienza in cui il significato di una vita sembrerebbe dissolversi e che invece ne costituiscono il contenuto primario. Che valore può avere la raccolta di questo sciame dispersivo di piccoli eventi? Che verità possono rivelare circa l’io che li ha vissuti? È davanti a questa domanda che le categorie con le quali tenteremmo di comprendere il senso di Ein Tag im Jahr si rivelano insufficienti. Se proviamo, infatti, a risalire all’origine del libro – gli anni Sessanta, l’iniziativa di una rivista di Mosca che, riprendendo un progetto degli anni Trenta di Maksim Gorki, invitava una serie di scrittori a raccontare “un giorno di vita del mondo” – ci accorgiamo di come nel decennio delle nuove avanguardie europee e dello strutturalismo il concetto di vita quotidiana, il valore ad essa attribuito, la fiducia accordata al soggetto autoriale si spaccano proprio sulla linea della cortina di ferro, oltre la quale il quotidiano non è il luogo in cui la vita si rivela nuda, insensata e aliena all’essere umano; al contrario la particolarità che lo abita è significativa al punto che raccogliendo insieme i racconti particolari di individui diversi è possibile pensare di raccontare “un giorno di vita del mondo”. Continua a leggere in pdf

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