L’ala di un angelo. Gerhard Richter a Torino


Gerhard Richter, Strich (www.gerhard-richter.com)

Francesco Guglieri

Pochi giorni fa si è conclusa, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, l’esposizione della Collezione Olbricht che raccoglie un esemplare di tutte (meno una!) le edizioni di Gerhard Richter. Ne sono rimasto profondamente colpito, quasi vittima di un’eccitazione nervosa, come ogni volta che mi capita di vedere una mostra o un’opera dell’artista tedesco. La prima cosa che ho notato nella mostra torinese – che, come ho detto, raccoglie le sue edizioni dal 1965 al 2012: opere, cioè, non uniche ma riprodotte in più esemplari – è la varietà di tecniche utilizzate da Richter: serigrafie, stampe offset, pittura su stampa, stampa digitale, fotografie, arazzi, sculture, libri d’artista ecc. Fossili di un percorso non solo biograficamente lungo ma, mi verrebbe da definirlo, prima di tutto denso. Attraversare le sale della Fondazione mi dava l’impressione di visitare il laboratorio di uno scienziato, uno di quellli un po’ filosofi, un po’ esploratori, un po’ inventori, di fine Settecento. Uno scienziato illuminista  disposto a utilizzare ogni tecnica, ogni strumento, ogni linguaggio, per indagare il problema che davvero lo interessa, l’oggetto della sua ossessione (a cui è disposto a sacrificare tutto: il piacere estetico, la fruibilità, il sentimento, la soggettività, il corpo, a farsi macchina, a farsi occhio).

Qual è questo oggetto del desiderio? Non lo so. Il modo in cui vediamo le cose, mi sembra. E il modo in cui viviamo in un mondo di immagini. Come soggetti e come società (c’è una costante riflessione su come le immagini vengono create, prodotti di un lavoro sempre eluso). Certo. Ma forse anche il modo in cui ricordiamo, in cui disponiamo le immagini nella memoria, la tracce che la vita lascia sulla tavola mnestica. Eppure ugualmente mi sembra sempre di rimanere sulla soglia di un mistero, come se la “vera cosa”, la cosa enorme e terribile, rimanesse al di là, dall’altra parte.

Ha a che fare con la traccia anche questo quadro (che però non è un’edizione, ma un olio) a cui sono molto affezionato. Una striscia di luce su uno sfondo che ha la dolcezza di un cielo giorgionesco, una scia, una macchia che sembra una nuvola al tramonto ai margini della visione, l’ala di un angelo.

Francesco Guglieri

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