Günter Wallraff, Notizie dal migliore dei mondi

Stefano Gallerani

Erede di una genia in via di  estinzione, Günter Wallraff è sicuramente uno dei maggiori rappresentanti europei del giornalismo d’inchiesta. Nato a Burscheid nel 1942 e iniziato alla scrittura da Heinrich Böll, che lo spinse a pubblicare i diari redatti, poco più ventenne, durante la permanenza nel reparto neuropsichiatrico dell’ospedale militare di Koblenz, Wallraff si è formato, come intellettuale e giornalista, in seno al collettivo operaio “Gruppo 61” per poi distinguersi, sul finire degli anni sessanta, grazie ai suoi reportage “indesiderati” (così nel titolo che li raccolse in volume nel 1969), veri e propri atti d’accusa  stilati sotto le mentite spoglie dei “perdenti della terra”. Da subito al centro di intricate vicende (che non gli hanno risparmiato nemmeno la galera o l’accusa di collaborazionismo con la Stasi), nel ’77 una sua inchiesta ha portato alla luce gli abusi informativi e le violazioni alla riservatezza del giornale scandalistico “Bild-Zeitung”; del decennio successivo è, invece, la minuziosa denuncia delle condizioni di oppressione dei cosiddetti lavoratori-ospiti nella Germania del boom economico: il libro che ne seguì, Faccia da turco (èdito in Italia da Tullio Pironti nel 1986) ha fatto del cronista tedesco una delle personalità più scomode del suo paese, il tipico Nestbeschmutzer, ovvero “l’insozzatore del nido”, colui che, come Willy Brandt o Heine, non si perita di mettere in discussione lo status quo di casa propria.

Fedele e coerente come pochi al principio investigativo della professione giornalistica, negli anni Günter Wallraff non ha mai smesso di infiltrarsi “sotto copertura” nelle pieghe più oscure e contraddittorie della società occidentale per smascherarne le ipocrisie e i paradossi fondanti. Di questa intensa attività sono ora tradotte anche da noi, nella versione della germanista Sara Mamprim e per i tipi delle neonate edizioni de L’Orma, cinque testimonianze raccolte sotto il provocatorio (e programmatico) titolo di Notizie dal migliore dei mondi (collana “Kreuzville”, pp. 240).

Per tre volte Wallraff s’è camuffato: la prima, dipingendosi il volto di nero e calcando una parrucca di capelli crespi e corvini, “straniero tra i tedeschi”, per constatare come e quanto sia ancora resistente il gene razzista in un paese che solo sulla carta sventola come vessilli la tolleranza e l’integrazione; la seconda, addentrandosi con documenti falsi nel limbo dei senzatetto di città come Coblenza, Colonia, Francoforte e Hannover, memore di quei versi di Nietzsche che chiudono così la poesia Commiato: “Gracchiano le cornacchie / e si volgono con volo fremente sulle città: / tosto nevicherà, / guai a colui che non ha patria”; la terza volta, Wallraff s’è fatto assumere nei call center di CallOn e Ziu International, vere proprie zone franche in cui quotidianamente vengono conculcati i diritti fondamentali dei lavoratori in nome del libero mercato, della libera concorrenza e del profitto ad ogni costo.

Con gli stessi stolidi valori s’è poi scontrato nell’inchiesta “documentale” dal mondo dell’alta ristorazione, dietro cui si nasconde il più vieto sfruttamento del lavoro minorile per consentire il mantenimento di standard qualitativi altrimenti insostenibili; mentre è disarmante il referto dall’universo concentrazionario della psichiatria contemporanea, governato dalla speculazione farmaceutica, dalle carenza di personale, dai tagli alle spese e dagli imperativi economici. Il dispaccio finale di questi viaggi al cuore del migliore dei mondi è tutt’altro che confortante: “Quando iniziai la mia attività di reporter quarant’anni fa”, scrive Wallraff nel post scriptum che chiude la silloge, “speravo, e probabilmente non ero il solo ma in compagnia di una maggioranza, in una costante evoluzione verso un sistema sempre più giusto ed umano. Oggi sono ancora determinato a contribuire a queste forme di progresso con i miei libri e i miei reportage, anche se non senza un crescente scetticismo”. Ovvero, nemmeno lui immune al più forte e dannoso virus che una società parassitaria ed usuraia abbia saputo produrre per garantirsi la sopravvivenza a dispetto di tutto e di tutti. A dispetto, insomma, dell’uomo.

Stefano Gallerani

Günter Wallraff, Notizie dal migliore dei mondi. Una faccia sotto copertura, traduzione di Sara Mamprin, Roma, L’Orma, 2012, “Kreuzville” pp. 240

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