Sulla vanità della giustizia: il Principe di Homburg di Kleist


Il principe di Homburg nel recente allestimento di Cesare Lievi

Matteo Iacovella

«Trois degrés d’élévation du pôle renversent toute la jurisprudence. Un méridien décide de la vérité. […] Plaisante justice qu’une rivière borne! Vérité au-déçà des Pyrénées, erreur au-delà.» Blaise Pascal (1623-1662), in una delle sue celebri Pensées, sostiene il ridicolo che è presente nel concetto di giustizia, e nel farlo si riallaccia alla geografia. Tre gradi di altezza del polo, un meridiano, un fiume, la catena dei Pirenei, possono vanificare la giurisprudenza.
La nozione di giustizia ha un valore molto simile per Heinrich von Kleist (1777-1811); nella sua opera essa raggiunge livelli così paradossali da diventare un concetto estremamente precario e inafferrabile. Nel celeberrimo Michael Kohlhaas (1808), ad esempio, si assiste alla tragica parabola umana e alla degenerazione di un Roßhändler, un mercante di cavalli, e del suo forte senso della giustizia. In quella che è, forse, la più riuscita commedia tedesca, Der zerbrochne Krug (1811), il giudice Adam istruisce un processo alla bell’e meglio, in un tribunale improvvisato; anche qui, la giustizia scade nel ridicolo a tinte forti, in un’esagerazione espressionistica e paradossale dei tratti, culminando nella fuga finale dello stesso giudice, che nella sua corsa, incespica.

Gli sviluppi del plot di Prinz Friedrich von Homburg (1810-1811), l’ultima opera di Kleist, concepita come «patriottica», sono sorprendenti. Il destino dei personaggi è sospeso a un filo sino alla fine; è in virtù di questa condizione di precarietà che il frammento di Pascal sopracitato si applica anche alla condizione del Principe kleistiano. Si cercherà di mostrare come, in questo Schauspiel, il punto di vista sulla legge, la giurisprudenza e la giustizia muti nei diversi personaggi. Quando si parla della legge nel Principe di Homburg, si tengono in considerazione due grandi visioni: quella dell’Elettore del Brandeburgo, Friedrich Wilhelm, e quella del Principe protagonista, Arthur Friedrich. La prima, che è una visione di tipo universalizzante e positiva, in quanto la legge vigente è sempre applicabile a priori, si scontra con il secondo punto di vista, quello di Homburg. Infatti, il giovane Principe risponde, dall’inizio alla fine del dramma, a una sola legge, che è quella dell’istinto, della libertà, del suo cuore. Si vedrà però come, sia dalla parte dell’Elettore, sia da quella di Homburg, il discorso si ampli enormemente. Leggi il saggio intero in pdf

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