«A ciascun autore il suo editore»? Erich Linder, Einaudi e la letteratura tedesca in Italia (1971-1983)

[È uscito il n. 1 (2012) della nuova serie di Studi Germanici. Così lo descrive il risvolto di copertina: “Il primo fascicolo della nuova “Studi germanici” si apre con un “Editoriale” in cui si spiegano i cambiamenti che hanno toccato l’Istituto e, di conseguenza, i nuovi assetti istituzionali. Dichiariamo anche le nostre intenzioni e ciò che, quindi, abbiamo cominciato a fare. Segue una sezione intitolata “Bussole e bilanci”, in cui Dieter Richter e Jack Zipes, in occasione dell’anniversario delle Kinder – und Hausmärchen, ci parlano dei fratelli Grimm. Per lo “Spazio Scandinavia”, Bruno Berni ci racconta la Germania di Andersen e ci offre una rassegna del giallo danese contemporaneo in Italia. Nella sezione dedicata alla ricerca in germanistica, Luca Crescenzi si occupa di Kafka (Der Verschollene), Irene Fantappiè del concetto di plagio in Kraus, Massimo Ferrari Zumbini del Walhalla tra ideale classico e liturgia nazionale, Martina Nied Curcio scrive su Die Valenz in der zweisprachigen Lexikographie Italienisch-Deutsch, Grazia Pulvirenti e Renata Gambino affrontano una lettura neurocognitiva di due figure del mito classico nell’opera di Goethe, Francesco Rossi studia le immagini fotografiche di Thomas Mann, e Roberto Zapperi segue le tracce del figlio di Goethe nel suo ultimo viaggio italiano. La rubrica “La Germanistica nel mondo” ospita un contributo di Anna Fattori dedicato all’Irlanda. Nei “Lavori in corso”, destinati a testimoniare il progredire della ricerca dell’Istituto, Michele Sisto scrive dei rapporti tra Erich Linder, l’Einaudi e la letteratura tedesca. Chiude questo fascicolo il “Pastone”, ovvero una rassegna di eventi, notizie, interviste e libri, a cura di Giuliano Lozzi. Per l’occasione pubblico qui il saggio uscito nella sezione “Lavori in corso”. M.S.]

Michele Sisto

Per una storia della letteratura tedesca in Italia

Questi appunti fanno parte di una più ampia ricerca volta a ricostruire la ‘storia della letteratura tedesca in Italia’ nel Novecento.[1] L’ipotesi di fondo è che la letteratura tedesca tradotta, come ogni letteratura tradotta,[2] costituisca un corpus di testi in tutto e per tutto appartenente alla lingua e alla letteratura d’arrivo, in questo caso quella italiana. In Italia, l’esistenza pubblica di autori e testi di lingua tedesca, la loro consacrazione simbolica, il loro posizionamento nel campo letterario e la loro interpretazione dipendono in massima parte da attori e istituzioni letterarie italiani: dalle case editrici, con i loro consulenti, alle riviste letterarie, dai teatri alle università, dai quotidiani ai singoli scrittori.[3] In Italia, Kleist è un autore degli anni ’20 (del Novecento!), Kafka un autore degli anni ’30, Theodor Fontane un autore degli anni ’50, Karl Kraus un autore degli anni ’70. In Italia, la letteratura di lingua tedesca arriva nei tempi e nei modi dettati dalla domanda interna, che essa abbia carattere letterario, commerciale, politico o d’altro tipo; ma – e questo non sarà mai abbastanza sottolineato – nella quasi totalità dei casi non arriva affatto, non esiste (se non per una piccola cerchia di specialisti). Le poche migliaia di testi letterari tradotti dal tedesco negli ultimi due secoli non sono che una selezione ristrettissima di quanto nello stesso periodo si è prodotto nei paesi di lingua tedesca, ed equivalgono grossomodo a quanto oggigiorno appare sul mercato di quei paesi nel giro di un anno o due.

Questa ristrettissima selezione, che non appartiene più al corpus dei testi in lingua tedesca bensì alla produzione letteraria italiana, ha una propria storia, le cui epoche collimano in larga misura con quelle della storia letteraria italiana, e i cui protagonisti sono coloro che hanno segnalato, tradotto, pubblicato, letto e commentato questi autori e testi in Italia. Ciascun libro tradotto va dunque considerato come un’eccezione alla regola generale per cui nulla si traduce: ogni volta che viene compiuto lo sforzo, tutt’altro che indifferente, di trasporre un’opera letteraria dal tedesco all’italiano e di darla alle stampe, esiste un motivo specifico, o sistemico. Indagare i meccanismi del transfer letterario[4] e la struttura del campo di ricezione[5] significa incominciare a capire in che modo, storicamente, le diverse letterature nazionali sono entrate in contatto tra loro, alimentandosi a vicenda, e muovere qualche passo verso la produzione di una storia letteraria transnazionale che abbracci (almeno) l’intera Europa.

Questa la cornice. Nelle pagine che seguono mi soffermerò su un momento particolare della ‘storia della letteratura tedesca in Italia’: quello, compreso tra gli anni 1971 e 1983, che Gian Carlo Ferretti nella sua Storia dell’editoria letteraria ha descritto come «l’avvento dell’apparato».[6] E prenderò in considerazione il rapporto tra due attori specifici che nel periodo considerato detengono una posizione egemonica nei rispettivi ambiti: l’Agenzia Letteraria Internazionale di Erich Linder e la casa editrice Einaudi, che peraltro proprio in questo periodo afferma il suo primato nell’importazione di letteratura tedesca. Analizzando il carteggio relativo ad autori e testi di lingua tedesca conservato nell’archivio Linder e confrontandolo con i documenti dell’archivio Einaudi[7] vorrei mostrare come, nel concreto delle quotidiane pratiche di negoziazione, l’agente letterario, come nuovo entrante nel campo, abbia contribuito alla trasformazione dell’editoria e con essa dell’intero sistema letterario italiano, ovvero abbia avuto un ruolo di tutto rilievo nel dare forma a una nuova fase della storia della letteratura tedesca in Italia. Nei prossimi paragrafi illustrerò in primo luogo la storia e le funzioni dell’agenzia letteraria di Linder, quindi il suo sostegno alla politica einaudiana di acquisizione di autori tedeschi già consacrati e le sue proposte di nuovi scrittori, e in conclusione cercherò di valutare dialetticamente la funzione svolta dalla figura dell’agente letterario nella trasformazione sistemica degli anni ’70.

Continua a leggere in pdf


[1] L’indagine, che ha avuto inizio nell’ambito del dottorato in letterature comparate all’Università di Torino, ha trovato una prima sistemazione nella tesi La letteratura tedesca nel campo letterario italiano (1945-1989), discussa nel gennaio 2007, ed è poi proseguita in diversi studi specifici, tra cui Mutamenti del campo letterario italiano 1956-1968: Feltrinelli, Einaudi e la letteratura tedesca contemporanea, in «Allegoria», 55 (2007), pp. 86-109; Deutsche Literatur aus italienischer Sicht nach 1989, in Gedächtnis und Identität. Die deutsche Literatur nach der Vereinigung, a cura di Fabrizio Cambi, Königshausen & Neumann, Würzburg 2008, pp. 155-170; Un cambio di paradigma. L’importazione di letteratura tedesca in Italia dopo il 1989, in «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento», XXXIV (2008), pp. 481-500; Vicende e problemi della ricezione in Italia [con Magda Martini], in L’invenzione del futuro. Breve storia letteraria della DDR dal dopoguerra a oggi, a cura di Michele Sisto, Libri Scheiwiller, Milano 2009, pp. 331-412; Wendejahr 1962? Der Kampf um die deutsche Literatur der 50er Jahre in Italien: Vermittler, Literaturauffassungen, Verlagsstrategien, in Wendejahr 1959? Kontinuitäten und Brüche in der deutschen Literatur der 50er Jahre, a cura di Matthias Lorenz e Maurizio Pirro, Aisthesis, Bielefeld 2011, pp. 147-163.

[2] Per la concettualizzazione della ‘letteratura tradotta’ come sistema e della sua relazione con il ‘polisistema’ letterario nazionale si veda Itamar Even-Zohar, Polysystem Studies, in «Poetics today», XI (1990) n. 1.

[3] Per il concetto di ‘campo letterario’, che insieme alla teoria dei polisistemi è il principale strumento teorico adottato ai fini di una ricostruzione della storia della letteratura tedesca in Italia, si veda Pierre Bourdieu, Le regole dell’arte: genesi e struttura del campo letterario, Il Saggiatore, Milano 2005.

[4] Per una storia del concetto di transfer letterario si veda Joseph Jurt, Traduction et transfert culturel, in De la traduction et des transferts culturels, a cura di C. Lombez e R. v. Kulessa, L’Harmattan, Paris 2007, pp. 93-111.

[5] Per l’idea di ‘spazio di ricezione’ e per alcuni modelli di analisi si veda il fascicolo degli «Actes de la recherche en sciences sociales» Traduction: les échanges littéraires internationaux (n. 144, 2002), a cura di Johan Heilbron e Gisèle Sapiro.

[6] Gian Carlo Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia 1945-2003, Einaudi, Torino 2004, pp. 225 sgg.

[7] L’Archivio Erich Linder (d’ora in avanti AL), custodito alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano, è costituito da 1898 faldoni relativi agli anni 1942-1984. I suoi 38.000 fascicoli consistono prevalentemente di corrispondenza e sono organizzati in serie annuali, al cui interno sono reperibili alfabeticamente i corrispondenti maggiori (Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Garzanti, ecc.) e i corrispondenti minori. Per questo studio si sono consultati i fascicoli relativi all’Einaudi per gli anni 1970-1979. L’Archivio Giulio Einaudi Editore (d’ora in avanti AE), conservato presso l’Archivio di Stato di Torino, contiene i verbali del consiglio editoriale, la corrispondenza con autori e collaboratori e altra documentazione relativa al periodo 1933-1983. Poiché la serie dei verbali presenta ampie lacune proprio nel decennio considerato (mancano pressoché completamente gli anni 1974-1978) e poiché i pareri di lettura di Cesare Cases, che dal 1953 al 1995 è il principale consulente per la letteratura tedesca, non vengono più redatti in forma scritta a partire dal suo trasferimento a Torino nel 1970, farò ricorso soprattutto alla corrispondenza con i collaboratori, tra cui Italo Alighiero Chiusano, Enrico Filippini, Luigi Forte e Franco Fortini.

This entry was posted in Michele Sisto, Saggi and tagged , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *