Il Principe di Homburg secondo Cesare Lievi

[Domenica scorsa ho assistito, assieme alle amiche Anna e Germana, alla toccante favola del Principe di Homburg tradotta e messa in scena da Cesare Lievi alle Fonderie Limone di Moncalieri. Una coproduzione Teatro Nuovo Giovanni da Udine – CSS Teatro Stabile di innovazione del FVG che si segnala come omaggio riuscito e partecipe al bicentenario kleistiano e che, a breve, toccherà altre città italiane. Vi invito a consultare l’interessante programma di sala elaborato per il debutto friulano dove è possibile ritrovare le voci, tra le altre, di Anna Maria Carpi, Luigi Reitani, Ingeborg Bachmann e Bertolt Brecht che riflettono sul valore del dramma. In basso altre voci, le nostre impressioni “a caldo”. CM]

Anna Chiarloni: “Geniale l’omissione delle battute finali (“Alla vittoria! Alla vittoria! A morte tutti i nemici del Brandeburgo”) e l’inserimento di un ‘doppio’ di Homburg che, sullo sfondo, va al patibolo. Un’immagine che ripropone il conflitto tra cuore e legge proiettandosi come un cono d’ombra sulla successiva storia tedesca”.

Claudio Musso: “Una grata sul palco a simboleggiare un contrasto tra due visioni del mondo. Al suo interno, in penombra, compare il Principe Elettore con le certezze della ragion di Stato e la morale militare su cui regge la sua corona. Davanti, in piena luce, l’altro Principe, Homburg, che rinfocola i propri dubbi. La legge e la sua infrazione, dunque, il rigore della disciplina che non ama vittorie figlie illegittime del caso e i sentimenti di generali prussiani che scoprono di avere anche un cuore, la realtà e il sogno, convivono sullo stesso palco. Ma chi è il vero prigioniero, sembra chiederci Lievi? È solo Homburg ad avere gli occhi bendati sulla realtà che pure lo sta per condannare al patibolo perché la sua insubordinazione l’ha posto fuori dal sistema? O anche l’intera corte prussiana e, in ultima istanza, anche noi, spettatori abituati a vivere al riparo delle nostre certezze? A dare la risposta sarà una donna, Natalia“.

Germana Zori: “Cuore, legge e sogno: la compagnia di Udine con la regia di Cesare Lievi condensa gli elementi portanti del testo kleistiano in una pièce viva che scorre veloce e arriva al cuore dello spettatore. Homburg trasgredisce le regole e perciò va incontro alla condanna di morte. Nel suo anelito all’assoluto il principe accetta la sua condanna e a livello psicologico assistiamo al ribaltamento della vicenda: arriva la grazia e Homburg è salvo. La gioia è tale da provocare lo svenimento del principe: il conflitto tra morale e inconscio è risolto nel sogno, possibile e modernissima soluzione del genio kleistiano“.

Immagine di scena e materiale on line per gentile concessione di CSS – Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Udine.

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One Response to Il Principe di Homburg secondo Cesare Lievi

  1. matteo says:

    Questo “Homburg” è un capolavoro di per sé. Cesellato ma misurato, fine e atroce al tempo stesso, estremamente allegorico (penso ai significati di tutti i fiori che nomina Homburg!), lirico e prosastico. Ci sono dei versi che ricordano le conversazioni tra servo sciocco e servo furbo della Commedia dell’Arte, ed altri che invece sono delle vere e proprie poesie (le poesie, che Kleist non sapeva scrivere…), con degli anapesti, dei coliambi, e delle metafore meravigliose.
    Grazie per il link, ci sono delle belle traduzioni di testi kleistiani fondamentali per capire lo “Homburg”, e mi fa molto piacere vedere come venga apprezzato il motivo della legge e della giustizia. Anche qui, non solo nel “Kohlhaas”.

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