I rischi della lettura

[In preparazione alla nostra ‘comunità di lettura’ segnalo un articolo di Alfonso Berardinelli apparso sul Sole 24 Ore del 25 novembre scorso, nel quale la riflessione sui ‘rischi della lettura’ passa, tra l’altro, per Kafka ed Enzensberger. M.S.]

Alfonso Berardinelli

L’atto della lettura è a rischio. Leggere, voler leggere e saper leggere, sono sempre meno comportamenti garantiti. Leggere libri non è naturale e necessario come camminare, respirare, mangiare, parlare o esercitare i cinque sensi. Non è un’attività primaria, né fisiologicamente né socialmente. Viene dopo. È una forma di arricchimento, implica una razionale e volontaria cura di sé. Leggere letteratura, filosofia e scienza, se non lo si fa per professione, è un lusso, una passione virtuosa o leggermente perversa; un vizio che la società non censura; è sia un piacere che un proposito di automiglioramento. Richiede un certo grado e capacità di introversione concentrata. È un modo per uscire da sé e dall’ambiente circostante, ma anche un modo per frequentare più consapevolmente se stessi e il proprio ordine e disordine mentale. Continua a leggere sul Sole24ore [l’articolo è stato discusso ampiamente dai lettori del blog letteratitudine]

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