Uwe Johnson: l’infinita congettura

[Stimolato dalla discussione della nostra comunità di lettura segnalo un articolo dedicato a Uwe Johnson da Roberto Saviano in occasione della pubblicazione del primo volume della traduzione italiana di Jahrestage (I giorni e gli anni), apparso su Nazone Indiana nel 2004. Qui invece si può ascolare un’intervista di Enzo Di Mauro a Franco Cordelli a proposito di Uwe Johnson. Immagine via young-germany.de. C.M.]

Roberto Saviano

Su un’isoletta alle foci del Tamigi nella sua casa di Sheerness-on-Sea, nella notte fra il 22 e il 23 Febbraio del 1984 Uwe Johnson muore d’infarto mentre tenta di stapparsi una bottiglia di vino. Nessuno si accorse della sua mancanza, nessuno aveva interesse e voglia di cercarlo, di sentirlo, vederlo. Solo diciannove giorni dopo, per caso, fu trovato il suo corpo morto, gonfio d’alcool. Se è vero, come qualcuno ha detto, che la fine d’un uomo dovrebbe compiersi in coerenza con la vita che ha vissuto, la fine di questo scrittore certamente smonterebbe quest’ipotesi. L’incredibile vicenda privata di Johnson infatti si compie in un clima di sospetto e di continua osservazione della sua vita da parte della Stasi (la polizia segreta della Germania dell’Est) e di tutti i servizi segreti dei paesi dell’area del socialismo reale. Uwe Johnson fu messo sotto osservazione non per attività sovversive o politiche ma perché i suoi testi sembravano nascondere qualcosa, la sua caotica precisione stuzzicò la paranoica acribia dei censori. E’ una bizzarra tragedia la morte di Johnson, un uomo che seppur spiato e osservato durante tutta la sua vita, quando muore nessuno si accorge della sua morte. Continua a leggere su Nazione Indiana

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