Andrea Zanzotto
Per chiunque, e particolarmente per chi scriva versi, l’avvicinamento alla poesia di Celan, anche in traduzione ed in forma parziale e frammentaria, è sconvolgente. Egli rappresenta la realizzazione di ciò che non sembrava possibile: non solo scrivere poesia dopo Auschwitz ma scrivere «dentro» queste ceneri, arrivare ad un’altra poesia piegando questo annichilimento assoluto, e pur rimanendo in certo modo nell’annichilimento. Celan attraversa questi spazi sprofondati con una forza e una dolcezza ed un’asprezza che non si esiterebbe a dire senza paragoni: ma nel procedere attraverso gli ingombri dell’impossibile egli genera una messe abbagliante di invenzioni, che hanno contato decisivamente nella poesia del Secondo Novecento, non solo europeo, e che pur sono esclusive, escludenti, sideralmente inavvicinabili e non passibili d’imitazione. Ne resta messa in crisi qualunque ermeneutica, che esse pur impetuosamente aspettano, prescrivono. Continua a leggere su La biblioteca d’Israele
da: Paul Celan, Poesie sparse pubblicate in vita, a cura di Dario Borso, con un saggio di Andrea Zanzotto, Roma, Nottetempo, 2011, 160 p.
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