Una comunità di lettura

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Claudio Musso

Cari amici e redattori di germanistica.net,

perché non proviamo a fare un esperimento di lettura in comune, utilizzando il nostro blog come luogo di dialogo e di confronto? Nella biblioteca di ognuno di noi senz’altro trova spazio un testo della letteratura tedesca che si è apprezzato in modo particolare o che ci è stato caldamente consigliato.

Vi propongo di segnalare (qui sotto nei commenti) un’opera, magari motivando brevemente la scelta. Il testo che di qui al 31 gennaio avrà ricevuto più segnalazioni diventerà il nostro testo. Ci daremo un mese per (ri-)leggerlo, poi dall’inizio di marzo ne condivideremo le impressioni e gli spunti.

Non vedo l’ora di leggervi e poi di leggere assieme a voi.

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63 Responses to Una comunità di lettura

  1. Luisa says:

    “Le pene degli uomini sarebbero minori se essi – e Dio solo sa perché son fatti cosi – non si accanissero a rievocare con la forza dell’immaginazione il male passato, piuttosto che accettare un tranquillo presente”.

    Sono passati anni, frequentavo le scuole superiori, quando ho letto e fatta mia questa frase dei “Dolori del giovane Werther” di Goethe che può essere ancora di insegnamento per la vita di ogni giorno.

    Molto bella la vostra iniziativa! Mi piacerebbe rileggere questo testo con voi per confrontarci con le impressioni che emergeranno.

    Luisa

  2. camilla says:

    Vorrei leggere con voi “La lingua salvata” di Elias Canetti. Per spiegare le mie ragioni vado a memoria, disordinatamente elencando temi e fuochi del racconto: il passaggio e l’intreccio tra culture, la memoria dell’infanzia, anche violenta, che si sedimenta e si reinventa in diverse lingue, una personalissima idea di spazio e di storia d’Europa, la salvezza che viene dall’indagare nel segreto delle persone, delle letture, dei luoghi, delle lingue; gli abissi che si aprono in molteplici forme di silenzio. Racconta i margini entropici d’Europa quando l’Europa stava per deflagrare davvero. Dice della maestà terribile di un materno mortale, dell’amore che passa per un lingua straniera, delle letture che ci mettono in contatto con un padre, del modo di ascoltar fiabe dei bambini. Della lotta senza quartiere contro la stupidità e la morte.
    La retorica m’è un po’ scappata dalle dita, colpa della febbre.

    Camilla (Miglio)

  3. michele sisto says:

    Beh, mi è venuta una gran voglia di leggere sia ‘I dolori del giovane Werther’ che ‘La lingua salvata’. Ma siamo solo all’inizio del gioco, e mi tocca rilanciare!

    Pensavo, forse è banale, a ‘La città degli angeli’, di Christa Wolf. E’ vero che abbiamo dedicato molto spazio alla Wolf in questi mesi, e ancora ne dedicheremo. Ma ho cominciato a leggerlo ieri (lo ammetto), e mi sembra un libro bellissimo.

    Mi aspettavo un’opera, per così dire, senile, di un’autrice ottantenne che aveva già detto, e come!, tutto quel che aveva da dire. Mi aspettavo, soprattutto, un libro sul passato – una ricapitolazione autobiografica, un chiarimento sulla faccenda della Stasi, una cosa molto legata alla recente storia tedesca – e invece mi sembra un libro sul presente, che ci riguarda molto da vicino.

    Mi piacerebbe capire con voi se è un’impressione soggettiva o è proprio così.

    • Caro Michele,
      “La città degli angeli” ce l’ho anch’io qui tra i libri comprati e in attesa di lettura. Data la malasalute che mi costringe a casa mi sa che comincio a leggere anch’io. “La lingua salvata” è un mio hobby-horse, che non ho mai studiato ma molto letto, l’ ho sempre tenuto un po’ fuori posto nella parte bassa dello scaffale, per tornarci ogni tanto.
      Lo proponevo per ripensare con “la comunità di lettura” il Noto. Invece se decidiamo di esplorare il Nuovo “La città degli angeli” mi incuriosisce molto.

      • michele sisto says:

        Cara Camilla,
        sono andato avanti nella lettura della ‘Città degli angeli’ e mi pare davvero un libro straordinario. Chissà se l’hai già iniziato?
        Del resto, anch’io sono molto incuriosito dalla ‘Lingua salvata’, di cui ho sentito dire grandi cose: Canetti per me è un continente sconosciuto, che mi piacerebbe iniziare a esplorare con chi chi ha già fatto della strada col suo hobby-horse!
        Mi auguro, peraltro, che l’esperimento della Comunità di lettura riesca, in modo da poterlo ripetere più volte…

  4. Marco says:

    Buongiorno a tutti! Per svariati motivi propongo la (ri)lettura delle ‘Wahlverwandtschaften’, di J.W. von Goethe, fra cui lo scandaglio psicologico dei personaggi e l’intramontabile attualità dei contenuti.
    Marco

  5. pierino says:

    Dopo un lungo ballottaggio con le Affinità elettive e la Marcia di Radetzky, voto anch’io per la Lingua salvata. Un libro universale, anzi un’enciclopedia!
    Mentre lo leggevo, provavo una forma di ammirazione per Canetti mai provata prima. Ero dispiaciuto per averlo conosciuto, come dire? già morto, e quindi non avrei mai avuto neanche la più remota possibilità di incontrarlo di persona e lasciarmi rovistare da lui nei miei tratti somatici e caratteriali. Una mente superiore, una sensibilità immensa, una prosa precisa ed emozionante.

    • germana says:

      Concordo appieno.
      Ho amato soprattutto la straordinaria capacità evocativa della penna di Elias Canetti.
      Germana

  6. Nadia says:

    L’iniziativa è così seducente che non riesco a sottrarmi alla tentazione di avanzare la mia proposta. Se dovessi aderire per ora alle proposte segnalate, sarei ben felice di leggere “La lingua salvata” di Elias Canetti (che non trovo nella mia biblioteca, il che significa che non l’ho letto e che a questo punto cercherò al più presto di leggere). Quanto alla “Città degli angeli” (ricordo pure quando ho iniziato a leggerlo, era due anni fa, lo comprai alla stazione di Heidelberg prima di ripartire e lo iniziai sul treno e poi in aereoporto e poi sull’aereo e poi per qualche settimana mi accompagnò ancora, destando non poco entusiasmo, ma non capisco perchè il segnalibro è fermo a pagina 205…forse non l’ho letto fino alla fine, quindi vale la pena ricominciare dall’inizio e poi superare la misteriosa soglia). Qui le mie motivazioni (piuttosto empatiche) per le due proposte già avanzate. Quanto alla mia proposta di lettura: Martin Walser, “Una zampillante fontana”. La scelta potrebbe essere motivata dalla curiosità di confrontarmi con tutti voi sui nodi di un testo autobiografico che mette in discussione con certa drasticità il ruolo della “memoria” (collettiva) nell’evocazione di un’infanzia trascorsa sotto il nazismo (che sia una formula tutta walseriana, quella del ricordo individuale sottratto alla memoria collettiva, di sognante e provocatorio escapismo?). Anche qui un “romanzo” (a mio avviso il più bel romanzo di Walser), lirico e delicatissimo nei timbri, che innesca non poche riflessioni sul potere salvifico della lingua, della parola, della riflessione sulla purezza del segno che resta incontaminato dall’orrore. Ci sarebbe poi da riflettere (e questo è un altro punto sul quale mi piacerebbe confrontarmi) sul problema di una tormentata ricezione di Walser in Italia (ma questa è una storia parallela che la lettura comune potrebbe anche contribuire a districare). In attesa di altre proposte e evoluzioni, mi complimento con gli ideatori della bella iniziativa!

    Nadia (Centorbi)

    • Tanto per aggiungere carne al fuoco:

      Su questo aspetto allora si potrebbe rilanciare la questione della relazione tra lingua e memoria nel dopoguerra tedesco in modo molto più radicale, e rileggere “Brand’s Heide” di Arno Schmidt (con accanto la traduzione di Domenico Pinto che è un capolavoro a sé, e ci fa fare un bel viaggio nelle pieghe nascoste dell’italiano).

      • Nadia Centorbi says:

        Rispondendo alla “carne aggiunta al fuoco”, qui si aprirebbero intrecci molto stimolanti. Sulla questione Arno Schmidt/Martin Walser, per esempio, si potrebbe dedicare un interessante dibattito, partendo proprio dal confronto tra le due opere autobiografiche qui citate…chissà che non se ne trovi il tempo prima o poi! In qualità di “Schmidt-Verehrer” il venticinquenne Martin Walser si era già presentato nel lontano 1952 (quando la sua attività di collaboratore radiofonico gli permise di conoscere di persona l’autore). A distanza di molti anni, nell’ultimo romanzo uscito questa estate (“Muttersohn”), Walser dedica a Schmidt un omaggio ironico: c’è un personaggio del romanzo (alcolista e fuori di senno) che legge Arno Schmidt da invasato e confonde la sua identità con quella dello scrittore amato… ma questa è un’altra storia. Voto quindi per la “Fontana” di Walser e per “Brand’s Heide” di Arno Schmidt!

  7. claudio musso says:

    Grazie per la vostre preziose segnalazioni e per credere, assieme a noi, in questo progetto stimolante. Molte delle poltrone di questa “platea virtuale” sono ancora vuote, altri spettatori stanno arrivando e li aspettiamo. Nel frattempo, nell’attesa che si alzi il sipario sul nostro testo, che dialogo sia! Fosse per me, programmerei con voi sin d’ora sessioni di lettura su tutti i testi che avete segnalato e che mi sono particolarmente cari. Nadia cita la questione, importante, della memoria che, si sa, nella letteratura tedesca è fenomeno complesso e per il quale occorre molto tempo prima che la vera storia del passato possa dirsi compiutamente scritta. In questo senso penso e “metto sul piatto” Im Krebsgang (Il passo del gambero, 2002) di Grass, un testo che registra voci diverse e sul quale, anni fa, scrissi un appunto, avendo in mente le riflessioni di Régine Robin sulle trappole della memoria: “Il passato – si può rendere abitabile?!”.

    Ho parlato di voci a proposito di questa mia segnalazione: tutte rimandano a punti di vista diversi da cui osservare la recente storia tedesca e dalla quale estrarre la questione, delicata, dei Vertriebene. Nel romanzo c’è infatti quello della prima generazione, della madre Tulla, che ha vissuto prima, come la Wolf, la lugubre carovana dei profughi provenienti dall’Est tedesco e poi il naufragio del Gustloff, ne è traumatizzata e non ne fa parola, a conferma di quanto il peso della colpa tedesca e, con essa il rimorso, possano rimuovere un episodio doloroso della vita di molti tedeschi, lasciandolo, com’è noto, nelle mani della destra; quello della seconda, del narratore, Paul, che ha taciuto, si è imposto di dimenticare, evitando di farne parola con i figli; infine la terza che appare disorientata ma, al tempo stesso, alla ricerca di figure di riferimento e di appoggio, ma di segno opposto a quelle familiari, trovandole, come Konrad, nella nostalgia della croce uncinata o, come Wolfgang-David, in un filosemitismo che la rete internet facilita, azzerando le distanze e rendendo le nuove generazioni meno sole, anche nelle proprie involuzioni.

    • germana says:

      Grazie Claudio per questa bella occasione di scambio.

      Sul discorso della memoria mi viene in mente il romanzo popolarissimo di Heinrich Boell , “Opinioni di un clown” del 1963 , testo assai critico nei confronti del miracolo economico del secondo dopoguerra.
      La voce disvelatrice è quella di Hans Schnier, professione clown.

  8. Antonella says:

    Vorrei leggere con voi “Űber Nacht” di Sabine Gruber.
    DUE donne, DUE città. Irma e Mira, Vienna e Roma

    Das Leben-Hausiererware:
    Penis und Stirn und Rumpf.
    Und Schicksal heiβt – es paaren
    Sich Raum und Zeit […]
    Joseph Brodsky

    Il libro si apre con i versi del poeta russo Josip Brodskij che parla delle tre dee del destino che tessono, misurano e tagliano il filo della vita. Ed è proprio la vita – o meglio le vite! – a fare da filo conduttore del racconto. La scrittrice altoatesina, nata a Merano e residente a Vienna racconta la storia parallela di 2 DONNE in 2 CITTA’: Roma e Vienna. Le donne non si conoscono ma hanno in comune l’anagramma del loro nome – Mira e Irma – e un uomo con il quale hanno avuto un incontro …
    Le descrizioni sono ricche, i particolari brillanti, vediamo “vivere” queste due donne nelle piazze e strade delle due capitali europee. Gruber affronta argomenti ‘importanti’ e attuali, il trapianto e il prolungamento della vita con delicatezza ed estrema lucidità. È il caso o il destino che regola la vita di ciascuno di noi?

    «Der Zufall und der Tod sind nicht unergründlich, sie haben gemeinsam diese beruhigende Regelmäβigkeit.» (S. 19) E ancora: «Wie wird es sich anfühlen, wenn das Organ eines Toten in mir lebt?»

    Le due splendide capitali europee, Roma e Vienna fanno da affascinante scenario al libro:

    «Ich stand mit Vittorio, oberhalb der Piazza del Popolo am Rande des Parks der Villa Borghese und schaute in den Himmel: Immer mehr Stare sammelten sich»(S. 23)

    Über Nacht è stato definito un „canone inverso“- ein Spiegelkanon, brillante e poetico. Sabine Gruber «paart wie Vögel in der Luft Raum und Zeit » e ci racconta due vite, due biografie senza distanze o bugie ma ricche di dettagli e descrizioni di luoghi e persone. Questo libro fa riflettere o meglio ci fa osservare meglio ciò che noi chiamiamo VITA …

    Antonella (Catone)

  9. Emmerich says:

    Buonasera a tutti, mi viene in mente subito un titolo : “La cripta dei cappuccini” di Joseph Roth. La lettura di questo romanzo risale ai miei quindici anni e da allora la frase che conclude il romanzo (“Dove devo andare ora, io, un Trotta?”) si è stampata indelebilmente nella mia memoria.
    Emmerich

  10. germana says:

    “Madre coraggio e i suoi figli”, testo teatrale brechiato del 1939.
    La figura della vivandiera Anna Fierling che specula sulla guerra per sopravvivere ed arricchirsi mi sembra un buon esempio per riflettere sui tempi che viviamo.
    L’opera porta in scena una donna ambivalente, l’affarista senza scrupoli e la madre protettiva e racconta la “cronaca” di una storia ambientata in Polonia , Svezia e Germania tra il 1624 e il1636 durante la guerra dei trent’anni.
    Come tutte le eroine brechtiane la Fierling è una donna coraggiosa, con una energia inesauribile poichè riesce a diventare in poco tempo una piccola affarista vendendo mercanzie in territori combattuti e questa volontà prevarrà a tal punto da soffocare il suo istinto materno. La guerra la porterà a perdere i suoi tre figli Elif, Schweizerkas e Kattrin e oramai indurita dal dolore rimane cieca e animata dal solo desiderio di approfittare della guerra.
    Dramma anticapitalista e capitalista allo stesso tempo a specchio delle contraddizioni del nostro vivere.
    Brecht è tutto lì: gli interessa che lo spettatore apra gli occhi accorgendosi che Madre Coraggio non li apre e comprendendo perchè non li apre.

    Germana Zori

    • michele sisto says:

      Mi sembra un’ottima idea introdurre il teatro, come anche la poesia, con Celan. Oggi abbiamo in testa un automatismo per cui, spesso, si dice letteratura e si pensa romanzo. Mentre vedo con piacere che non siamo restati vittima di un altro automatismo, quello per cui si dice letteratura e si pensa solo alla contemporanea: i classici sono stati da subito ben rappresentati.

  11. Marco says:

    voto anche io, come il mio omonimo qua sopra, per le “Affinità elettive” — fra i mille motivi non da ultimo perché, in fondo, tutta la lenta macchina del romanzo si annuncia nella discussione del quarto capitolo, che nasce da una sorta di “comunità di lettura”, secondo il costume del tempo, con Eduard a leggere ad alta voce, a Charlotte e al Capitano, di chimiche affinità…
    Marco (Castellari)

    • Marco says:

      …infatti sarebbe interessante confrontarsi, assieme alla comunità di lettura, sul simbolismo delle ‘Affinità elettive’, alla luce della contrapposizione tra la legge della natura e la legge della morale.
      Marco

  12. Antonio Devicienti says:

    Difficilissimo scegliere; il mio gusto personale mi porta a proporre poesia: irrinunciabile Paul Celan e, dall’intero corpus poetico, qui suggerirei “die Niemandsrose” perché trovo straordinario l’incrociarsi tra le lingue e le storie personali che il poeta di Czernowitz offre in questa raccolta; colgo l’occasione per complimentarmi con Camilla Miglio: il suo “Vita a fronte” è per me un livre de chevet entusiasmante che leggo e rileggo per orientarmi nell’opera di Celan (e non solo).
    Grazie per questo bellissimo blog e per l’iniziativa
    Antonio Devicienti

    • Grazie Antonio,
      per quello che dici del mio libro ma soprattutto per aver proposto Celan – cosa che non avrei mai potuto fare io ;) –
      Proprio Niemandsrose, con Sprachgitter, è stata una lettura che ha cambiato il mio modo di stare al mondo.

  13. Michele Vangi says:

    “Sulle rive del fiume Havel viveva, intorno alla metà del sedicesimo secolo, un mercante di cavalli, che si chiamava Michael Kohlhaas, figlio di un mestro di scuola, uno degli uomini fra i più giusti e, allo stesso tempo, fra i più terribili della sua epoca.”

    Non so quanto sia amato in Italia “Michael Kohlhaas”, questo classico del 1810 di Heinrich von Kleist che non manca di catturarmi a ogni rilettura. Ne consiglierei la lettura e rilettura alla comunità di germanistica.net e mi piacerebbe conoscerne pareri e reazioni.

    Trovo affascinante l’interrogativo di fondo di questo lungo racconto: come il sentimento di giustizia possa rendere un cittadino perbene un bandito e un assassino; come un torto subito, non sanzionato adeguatamente dalla giustizia, possa trasformarlo in un “angelo sterminatore”.
    Kleist fa di un oscuro episodio di cronaca del ‘500 una storia che tocca i nodi della moderna convivenza civile: il diritto di ogni cittadino ad un giusto processo; l’impossibilità di giustificare la violenza di qualsiasi tipo essa sia; il valore anche politico della deterrenza, pena la caduta nell’anarchia. Sullo sfondo c’è il conflitto storico – ancora attuale ai tempi del racconto – fra l’affermazione delle libertà individuali da parte della borghesia e la difesa di privilegi di casta da parte della nobilità, rea di usare i rapporti di parentado per influenzare il potere giuridico.
    Diversi i personaggi coinvolti, volenti o nolenti, nel “caso Kohlhaas”. Perfino un severo Martin Lutero è chiamato a pronunciarsi: prima redige un severo editto che viene affisso ai muri dei tutte le città della Sassonia – una forma di comunicazione evidentemente a lui congeniale – poi dà dimostrazione di grande pragmatismo, chiedendo ai politici l’amnistia di Kohlhaas in nome della tranquillità sociale.

    Kleist tiene a essere un cronista puntuale, ma fa molto di più: ci consegna una galleria indimenticabile di personaggi di tutti i ceti sociali, tutti ben caratterizzati: poca introspezione psicologica, soprattutto parole e azioni. Svetta su tutti il protagonista che rimane fedele alla dicotomia dell’incipit fino allo straordinario finale: il giustiziere dal volto umano accetta, a modo tutto suo, il verdetto del giudice.
    Credo, che sia la costruzione “a valanga” del racconto a renderlo avvincente: un insignificante litigio per due cavalli aumenta a dismisura, in un crescendo inesorabile, le sue proporzioni, fino a diventare un caso di stato, su cui si misurano i vertici della politica internazionale.

    A me personalmente questa storia ricorda molti casi del dibattito civile moderno: oggi Michael Kohlhaas avrebbe fatto una “calss action”, forse…

    Michele Vangi

  14. Ginevra Della Rocca says:

    che bello vedere così tante persone che parlano della loro passione per la letteratura tedesca, su internet… che bello vedere tante segnalazioni con contenuti così ricchi che spaziano dalla prosa classica fino alla Wolf all’ombra delle palme… stiamo sfogliando il mittner a colpi di clic…! l’idea dei redattori pero’ ci porta ad una sola scelta: quale romanzo buttare giu’ dalla torre per poi scendere e leggerlo con voi? ho amato negli anni del liceo e poi dell’università Oskar Matzerath e ancora di più nella traduzione della secci che preferisco a quella della bianchi (l’argomento traduttori sarebbe prima o poi da affrontare, se c’è tempo), per cui voto per il tamburo di latta. ginevra

    • michele sisto says:

      Sì, Ginevra, l’argomento è sicuramente da affrontare. Qualunque testo sarà il più votato cercheremo di dire qualcosa anche sulla traduzione… o sulle traduzioni, quando si tratta di classici: magari facendo dei confronti. Col tempo mi sono fatto l’idea che una traduzione vada considerata più o meno come la cover di un pezzo di musica leggera (o come un’interpretazione, nel caso dell’opera lirica), anche se nella maggior parte dei casi ne abbiamo a disposizione una sola. Se la traduzione è riuscita il pezzo ne guadagna; se non lo è, può risultare irriconoscibile. Allora bisogna cercarne, o farne, un’altra. In ogni caso, quando si consiglia un libro straniero, bisognerebbe sempre specificare in quale traduzione: perché in una traduzione diversa non è lo stesso libro…

  15. michele sisto says:

    Care e cari, che ricchezza di suggerimenti e suggestioni!

    Faccio rapidamente il punto sui titoli emersi finora e, subito dopo una proposta. I titoli sono ben 14 (non riporto i voti, per ora):

    Boell – Opinioni di un clown
    Brecht – Madre Coraggio
    Canetti – La lingua salvata
    Celan – La rosa di nessuno
    Goethe – Le affinità elettive
    Goethe – I dolori del giovane Werther
    Grass – Il tamburo di latta
    Grass – Col passo del gambero
    Grueber – Ueber Nacht
    Kleist – Michael Kohlhaas
    Roth – La cripta dei cappuccini
    Schmidt – Brand’s Heide
    Walser – Una zampillante fontana
    Wolf – La città degli angeli

    Invitandovi a suggerirne altri ancora, vi farei questa proposta per scegliere quali leggere. Poiché lo scopo non è fare una classifica del libro più amato (magari un giorno parleremo anche di quello!) ma verificare un consenso intorno ad alcuni titoli e la disponibilità a discuterli insieme, direi che ciascuno, entro il 31 gennaio, può votare (assegnando un punto) tutte le opere che vuole (senza limiti, tenendo presente che chi li vota tutti di fatto non ne vota nessuno).

    Quello che risulterà il più votato sarà discusso a marzo, come anticipato. Ma, se l’esperimento della comunità di lettura funziona, suggerirei di tenere in considerazione anche il 2° e il 3° classificato per leggerli, ad esempio, in aprile e maggio… Poi, se vorremo andare avanti, rifaremo la ‘graduatoria’ (che altrimenti ci condizionerebbe per troppo tempo). Che ne pensate?

    Ma per ora lo spazio è ancora aperto per altre proposte.

  16. Marco says:

    Complimenti, interessante iniziativa! Assegno dunque un voto alle seguenti opere:
    Canetti – La lingua salvata,
    Goethe – Le affinità elettive,
    Goethe – I dolori del giovane Werther,
    Kleist – Michael Kohlhaas,
    Roth – La cripta dei cappuccini,
    Walser – Una zampillante fontana.
    E aggiungo alla lista “I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia”, di Th. Mann.
    Marco (Serio)

  17. Miriam says:

    Non so se ho il permesso di intervenire in questo dibattito, ma dal mio angolino di non esperta vorrei votare per “La città degli angeli” di Christa Wolf e proporre “Austerlitz” di W.G. Sebald, contributo importante al tema della Storia e della memoria.

    • claudio musso says:

      Cara Miriam, grazie per il tuo contributo. In questa iniziativa sono preziosi i contenuti sia delle voci professioniste che quelle che arrivano dagli “angolini”.

  18. Ciao!
    Grazie a Michele per la segnalazione e complimenti a tutti per la bella iniziativa
    Adoro le comunità che condividono e producono conoscenza
    Ne faccio anche una delle mie ragioni di vita
    Suggerisco un’altra opera edita di recente e non senza tormenti dalla trentina Zandonai: (Krieg ohne Schlacht) GUERRA SENZA BATTAGLIA, di Heiner Müller
    http://www.zandonaieditore.it/libri/GUERRA%20SENZA%20BATTAGLIA.html
    Un saluto caloroso
    A presto, Giancarlo

  19. stefano says:

    “La lingua salvata”, sì, ma siccome di Canetti rileggerei tutto o quasi, ripiegherò su una proposta ulteriore: “Gli incolpevoli” di Broch, perché è un esperimento insuperato sulla forma romanzesca, di alta caratura etica oltre che estetica, la cui eredità aspetta ancora di essere raccolta (e la cui traduzione aspetta ancora di essere riproposta o rifatta), e perché mi piacerebbe fosse recuperato “quel” Broch, per me più fecondo del Broch estremo della “Morte di Virgilio”.

  20. anna says:

    Grazie, Miriam, per aver ricordato Sebald – secondo me uno degli autori più importanti della lett. tedesca contemporanea. Raccomando caldamente Gli emigrati (Die Ausgewanderten). Buona lettura!
    Anna

  21. Daria says:

    mi piacerebbe leggere con voi una cosa che non ho ancora letto (e davvero ho l’imbarazzo della scelta), quindi voto:
    – Goethe, Le affinità elettive
    – Kleist, Michael Kohlhaas
    – Canetti, La lingua salvata
    e poi una cosa che ho letto, ma molto tempo fa:
    – Döblin, Berlin Alexanderplatz
    ve lo riproporrò al prossimo giro, ora ci sono già tante belle proposte.

    Daria (Biagi)

  22. domenico pinto says:

    Io sto con Stefano, dunque con Broch: voto Gli incolpevoli.

    • pierino says:

      dimenticavo… per me c’è anche Hermann Hesse, di cui mi piace molto un racconto breve intitolato “Il maestro”.
      Anche se il racconto non riguarda cose “tedesche”, lo voglio citare al pari dei grandi classici hessiani, perchè afferisce al tema dell’apprendimento, a me molto molto caro.

  23. Che bella questa iniziativa! Io vorrei proporre Hyperion di Hölderlin, un’opera sublime, che lessi (in tedesco in caratteri gotici!) da ragazza e su cui piansi come una vite tagliata. Lo propongo perché oggi avrebbe moltissimo da dirci e perché questo greco antico nato per caso nella Germania del XVIII sec. non ha paragoni.

  24. daniela says:

    Agli autori finora emersi nelle molte stimolanti proposte aggiungerei Dürrenmatt, penso in particolare al teatro, alla “Visita della vecchia signora” o ai “Fisici”. Con il piglio grottesco e il gusto per la provocazione che lo contraddistinguono, Dürrenmatt solleva questioni quanto mai attuali – le storture generate dal denaro, la manipolazione delle coscienze, la libertà del pensiero e della ricerca…
    daniela

  25. Monica Arianna Zanetti says:

    Buonasera a tutti e complimenti per l’iniziativa!
    Alle opere finora suggerite aggiungerei “Effi Briest” di Theodor Fontane: i temi dell’onore e dell’adulterio, percepiti in modo esasperato se analizzati in ottica moderna, trovano punti d’incontro con le attuali notizie di cronaca?

    Monica Arianna

  26. marco g says:

    Eh, molti dei nomi proposti mi troverebbero d’accordo, ma proprio perché votare tutti è un po’ votare nessuno, e considerato che la mia scrittrice preferita in lingua tedesca non ha ancora raccolto consensi, mi limito alla Ingeborg Bachmann di Malina e del Caso/Libro Franza (magari interpolato con il racconto L’ululato).

  27. Gabriele Guerra says:

    Bella iniziativa, che ho visto di sfuggita stamattina, per cui mi ero ripromesso di intervenire per segnalare un autore che non era stato ancora segnalato e che io ho amato molto: ma poi è intervenuto Stefano anticipandomi. Per cui sottoscrivo in tutto e per tutto lui e Domenico Pinto: Hermann Broch, “Gli incolpevoli” (e perfino per gli stessi motivi che indica Stefano – se non è comunità di lettura questa!).

  28. Paola says:

    E’ davvero interessante questa discussione.
    Assegno un voto a:
    Th. Mann, I Buddenbrook
    Kleist, Michael Kohlhaas
    Roth, La Cripta dei Cappuccini
    Celan, La rosa di nessuno

    e aggiungo:
    Werfel, Una scrittura femminile azzurro pallido
    Frisch, Andorra
    Kaestner, Fabian (magari da leggere insieme a Berlin Alexanderplatz
    Paola DZ

  29. Pingback: Stammtisch | Nazione Indiana

  30. Chiara Marmugi says:

    Splendida iniziativa. Voto per La cripta dei cappuccini e anche, con Daria, per Berlin Alexanderplatz.

    Nonostante il conflitto di interessi, appoggio in pieno la proposta di discutere prima o poi di traduzioni.

  31. Daniele Ventre says:

    Magari “Dalla vita di un Fauno” o “Alessandro o della verità” sempre di Arno Schmit. Sarebbe il caso che la cognizione che si ha in Italia di questo scrittore si aggiornasse (e magari si sprovincializzasse la narrativa”).

  32. Antonio Devicienti says:

    Continuando a condividere l’entusiasmo dei molti interventi registrati fino ad ora e convinto che centinaia sarebbero le opere da proporre (c’è Kästner, trovo anche bellissima la proposta relativa a Hölderlin e ci sono Heine, Kafka, Büchner……………………) voto adesso per “La lingua salvata” sia per l’intrinseca bellezza della narrazione, sia perché mi piace considerarlo un libro che può contribuire ad abbattere lo stereotipo dominante in Italia di una Germania monolitica e chiusa in se stessa: è vero proprio il contrario! Iniziamo a spiegare la differenza tra “deutsch” e “deutschsprachig”: quanto internazionali e sovrannazionali sono i libri di Canetti, di Arno Schmidt, di Ingeborg Bachmann (entrambi questi ultimi due autori citati negli interventi precedenti e concordo: sarebbe salutare conoscere meglio in Italia Arno Schmidt)! In Germania poi sono attivi autori come Herta Müller e Uljana Wolf, il cui tedesco è la lingua dell’accoglienza e dell’apertura per eccellenza. Se oltre ad effettuare le solite crociere sul Reno ed escursioni a Neuschwanstein molti Italiani andassero anche a Tubinga, ad Amburgo, a Weimar, a Dresda, a Lipsia con la voglia di GUARDARE veramente il mondo che si dischiude loro all’intorno e magari con qualche libro in tasca, forse cominceremmo anche in questo modo a rientrare in Europa e in un’Europa ospitale, finalmente ospitale.

  33. Gina says:

    è un vero peccato che le ‘congetture di jakob’ di u. johnson siano da tempo, troppo tempo, introvabili in commercio e penso soprattutto a chi non le ha mai lette proprio perchè sono fuori catalogo o esaurie. qualcuno mi dirà: beh, basta andare in biblioteca! ma un libro in prestito o (fotocopiato) non è la stessa cosa che averlo nella propria biblioteca, sfogliarlo, rileggerlo anche a distanza di anni con maturità piu’ robusta; l’autore: estraneo in occidente dove ripara, incompreso in oriente che è la sua terra, la repubblica democratica tedesca, alla quale la sua scrittura si rifa’ costantemente… quelle congetture iniziali su quel manovratore che muore sui binari in circostanze misteriose (da romanzo giallo), all’interno di un lavoro, con i suoi rischi, che ha sempre fatto in modo impeccabile per anni, quelle congetture che hanno posto johnson accanto ai celebri grass e boell ma dimenticato, non dalla germanistica italiana naturalmente, ma dall’editoria italiana. da anni leggo a proposito della repubblica tedesca una domanda, che riprende un altro celebre romanzo della wolf: “che cosa resta?” che cosa resta della letteratura tedesca: anche le congetture su jakob

  34. Paola says:

    Bella iniziativa! Non conoscevo questo sito, ne ho sentito parlare su Radio Tre. Non sono esperta di letteratura tedesca, ma amo leggerla. Voto dunque per
    Canetti, La lingua salvata,
    Kleist, Michel Kohlaas,
    Roth, La cripta dei cappuccini,
    Celan, La rosa di nessuno
    Goethe, Le affinità elettive,
    Fontane, Effi Briest.

  35. Anna says:

    Non so se è un caso, ma anche io, profana come Miriam, vorrei (ri)leggere e discutere Christa Wolf (e forse non solo “La città degli angeli”, ma per ora il mio voto va lì perchè l’ho appena finita e mi piacerebbe leggerne e parlarne) e Sebald, “Austerlitz”.

  36. Anna Bianchi says:

    Ansichten eines Clowns, da rileggere dopo anni, e’ stata la mia prima idea, ma sono piu’curiosa a proposito di “Die gerettete Zunge”, Canetti.

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  38. kowalsky says:

    Lapidario:
    T. Mann Doctor Faustus
    Kleist Michael Kohlhaas
    Canetti Autodafè
    Broch Gli incolpevoli
    Dürrenmatt I fisici
    Bernhard Perturbamento
    Hofmannsthal Lettera di Lord Chandos
    Kafka Il processo, La tana ( I racconti)
    Goethe Le affinità elettive

    E ben altri sarebbero meritevoli, ma una classifica deve pur contemplare dolorose esclusioni, per esempio il Nibelungenlied che pure ha avuto una influenza notevole nella cultura tedesca, basti pensare a Wagner e al suo Ring; ma come detto una scelta bisogna pur farla.

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  40. monica lumachi says:

    Buongiorno,
    se sono ancora in tempo, vorrei votare per rileggere assieme a voi in ordine di preferenza:

    1. canetti, la lingua salvata
    2. ch. wolf, la città degli angeli
    3. sebald, austerlitz

    a presto dunque!

  41. michele sisto says:

    Certo che sei ancora in tempo. Si vota fino al 31!
    Anche qui: http://www.germanistica.net/2012/01/21/una-comunita-di-lettura-classifica-provvisoria/

  42. Emiliano Ranocchi says:

    Io voto per Canetti, La lingua salvata. Un saluto a tutti. Emiliano

  43. marco g says:

    Eh, spiace un po’ che nessuno mi abbia seguito su Ingeborg Bachmann – e per non lasciar troppo sola Christa Wolf, che non è l’unica scrittrice in lingua tedesca del novecento, aggiungo qualche altro nome che meriterebbe di essere conosciuto di più:

    Marlen Haushofer – La Parete
    Anna Seghers – Transito
    Irmtraud Morgner – Matrimonio a Costantinopoli

    Fra i nomi già in classifica, un +1 a Celan – la Rosa di Nessuno, Broch – Gli incolpevoli e Johnson – Congetture su Jakob.

  44. lucia says:

    Spiace anche a me per la Bachmann… Ma stimolata dai tanti commenti mi piacerebbe tanto rileggere con voi le Affinità elettive, così ci sarà modo di tornare sul problema traduzioni visto che immagino del testo di goethe ce ne saranno diverse

  45. Francesca Goll says:

    Buongiorno a tutti, voto per Christa Wolf, Città degli angeli.
    Saluti a tutti, Francesca.

  46. Filippo says:

    ciao germanistica.net! vi ho scoperto tardi grazie al blog dell’Indice, credo pero’ di fare ancora in tempo ad esprimere il mio voto – difficile scegliere ma, messo alle strette, perché un nome bisognerà pur farlo anzichè duecento, scelgo Goethe e le sue Affinità. A presto! F.

  47. Stefania De Lucia says:

    Mi aggiungo alla lista dei desideri di lettura esprimendo il mio accordo su La lingua salvata di Canetti che ho letto due volte, per puro piacere canettiano ma mai con reale attenzione di studio. Gli ultimi lavori della Wolf non sono presenti nella mia libreria e “La città degli angeli” è uno di quei titoli che invoglia alla lettura. Tra i grandi classici sarei per la rilettura delle “Affinità elettive” di Goethe, che a suo tempo non ho apprezzato fino in fondo. Chissà che una sopraggiunta maturità non abbia modificato i miei gusti e la prospettiva di analisi del testo. Sono in completo accordo con Marco su “Die Wand” della Haushofer, voto a favore e accolgo con piacere il suggerimento di lettura su Transit del quale ho molto sentito parlare da un’amica che ci lavora. Complimenti per l’iniziativa!

  48. Carla says:

    arrivo ultimissima, lo so, ma in tempo per abbracciare con entusiasmo la vostra iniziativa. Ormai non posso che votare uno dei libri della bella lista dei più votati, e scelgo quello che amo di più, La cripta dei cappuccini di Joseph Roth. E’ l’elegia struggente, senza retorica celebrativa e senza sentimentalismi, di un mondo che scompare nella realtà e che resiste nella memoria legata ai riti quotidiani, ai gesti, alle parole senza clamore, a tutto ciò che ha il potere di evocare un passato sepolto nelle sue silenziose cripte sotterranee. Straordinario il fatto che l’autore non pretenda di dimostrarci che quel passato era migliore del presente da cui sta nascendo un mondo diverso, nuovo, incomprensibile; ci dice solo che ogni fine è dolorosa e più cara, più mite di un futuro che si afferma con prepotenza e anche con coraggio.
    “E ognuno di noi invocava i caduti. Riposavano sottoterra e la primavera ventura dalla loro ossa sarebbero nate le violette. Noi invece eravamo tornati a casa disperataene sterili, coi lombi fiaccati, una generazione votata alla morte, che la morte aveva sdegnato. Il referto della commissione di arruolamento era irrevocabile. Diceva:”Giudicati inabili alla morte”.
    Non bastano queste righe a immergerci nell’atmosfera del libro? Difficile e inutile aggiungere commenti.
    L’ultima scena, le ultime due pagine sono tra le più alte della letteratura del primo Novecento mitteleuropeo. E confesso che ogni volta che vado a Vienna vado in pellegrinaggio alla Cripta dei Cappuccini. Perché? Non lo so spiegare ma mi pare che conservare la memoria del passato -non rifugiarvisi, certo- sia un modo di difendere la nostra dignità di uomini.

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