Volker Braun, La storia incompiuta

immagine via (passaparola.info)

Domenico Mugnolo

Variando il titolo di una novella di Gottfried Keller (Romeo e Giulietta nel villaggio), un giornale tedesco ha definito questo racconto “Romeo e Giulietta nello stato”. In effetti Volker Braun riprende qui il motivo dell’amore contrastato fra due giovani, comune a numerose opere della letteratura di ogni paese, lasciando che a ostacolare i giovani Karin e Frank non siano due famiglie rivali, come in Shakespeare, o un prevaricatore potente (come nei Promessi Sposi), ma lo stato stesso, che facendo strame della legalità si serve della collaborazione di cittadini acquiescenti, investiti di un piccolo potere e di una qualche autorità. La conclusione non è tragica, ma nemmeno liberatoria: la storia di Karin e Frank – e non solo la loro – resta ‘incompiuta’, giacché essi appaiono inermi di fronte alla perfidia dello stato, sicché il lettore, a ciò spronato dall’autore, non può non porsi interrogativi su di un futuro pesantemente condizionato dalla realtà sociale e politica del tempo. 

Siamo nella Repubblica Democratica Tedesca e nei primi anni Settanta; i contatti con gli occidentali, e in particolare con i tedeschi, pur non formalmente vietati, sono tuttavia oggetto di ‘attenzioni’ arcigne da parte della polizia segreta: nel caso di Karin e Frank, le ‘attenzioni’ sono dovute alla circostanza che il ragazzo riceve occasionalmente lettere da un conoscente fuggito ad ovest, il quale gli promette aiuto nel caso che decida di seguirlo. A nulla serve che Frank ignori tali offerte: a Karin non è lecito frequentarlo, pena la rottura con la sua famiglia e la perdita del lavoro (altre, più serie minacce vengono solo adombrate).

Intento di Braun, tuttavia, non è tanto ‘rivelare’ al lettore tali pratiche, quanto piuttosto ricostruire i processi che mettono in moto in Karin, che ne è vittima. Partendo dalle dispotiche imposizioni che subisce, la ragazza, figlia del presidente di un consiglio distrettuale e dunque appartenente alla élite politica del paese, ‘scopre’ attraverso un doloroso percorso i mali da cui è afflitta la società in cui vive e che non era abituata a considerare matrigna. Anche l’acquisizione di questa consapevolezza fa del racconto una ‘storia incompiuta’, perché incompiuta considerava Braun la stessa storia del cosiddetto socialismo reale – o almeno sperava che lo fosse: per quanto acquisita a caro prezzo, la consapevolezza di Karin doveva aiutare anche i lettori a compiere un processo analogo e a divenire una forza capace di trasformare lo stato, di vanificare quelle  distruttive pratiche e di costruire un socialismo che nel decennio precedente Dubcek, nella vicina Cecoslovacchia, aveva definito “dal volto umano”. Speranze, come sappiamo, andate deluse.

Chiuso quel capitolo, il racconto di Braun non sarebbe dunque più attuale? Lo si potrebbe leggere soltanto per ricordarsi di come stavano le cose e tirare un sospiro di sollievo, perché per fortuna tutto sarebbe cambiato? C’è chi vorrebbe mettere in giro favole di questo genere, ma basta guardarsi intorno, osservare come la realtà sia segnata dalla violenza, per comprendere quanto la Storia incompiuta conservi una sua attualità e quanto sia ancora sempre necessario che le vittime affrontino quel processo che nel racconto compie Karin.

Il racconto è seguito da due brevi scritti nei quali l’autore dà conto delle circostanze nelle quali era venuto a conoscenza delle vicende che sono alla base del suo racconto: una giovane donna lo aveva contattato per riferirgli una storia molto simile a quella del racconto. Solo dopo il crollo del socialismo reale Braun ha appreso che la sua informatrice era al tempo stesso informatrice della polizia segreta e solo dopo qualche tempo ancora ha appreso che la donna era al tempo stessa confidente e vittima: una vicenda degna di Le Carré o di un vecchio film di Clouzot, come Le spie.

L’importanza di Volker Braun non sta soltanto nei temi che affronta, ma nella sua sapiente scrittura, nella sua straordinaria precisione espressiva che gli consente una densità linguistica fuori del comune.

La ricezione di questo autore, senza alcun dubbio tra i  più significativi di lingua tedesca, avviene in Italia con un ritardo di cui possiamo forse ricostruire, come fa l’ottimo curatore del volume Matteo Galli, le circostanze, ma che resta tuttavia ingiustificabile, se solo si pensa a quanti effimeri fenomeni letterari siano stati tempestivamente proposti ai lettori italiani anche da case editrici di primo piano. Di Braun, se si prescinde da alcuni testi in versi e in prosa apparsi qui e lì in riviste e antologie (impensabile escluderlo da qualsiasi panorama della letteratura tedesca contemporanea)  è questo il secondo volume tradotto in italiano: nel 2009, con il titolo La sponda occidentale, era apparso da Donzelli un volume di versi. Non si può che aspettare con ansia la pubblicazione di un secondo volume di racconti annunciata entro la fine dell’anno presso lo stesso editore di questa Storia incompiuta.

Domenico Mugnolo

Volker Braun, La storia incompiuta e la sua fine, ed. orig. 1975, traduazione dal tedesco e postfaz. di Matteo Galli, Mimesis, Milano-Udine 2011, pp. 130

da: L’Indice dei libri del mese, 2011, n. 11

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