Nuovi poeti di Berlino 4: Johannes Jansen

Theresia Prammer

Nato nel 1966 a Berlino Est, fin dalla meta degli anni ’80 Johannes Jansen è stato uno dei protagonisti più promettenti della giovane letteratura non ufficiale della Repubblica Democratica Tedesca. Nei suoi primi lavori, Jansen, che aveva già alle spalle una formazione da grafico, alterna disegni, estratti diaristici, appunti in prosa e brevi poesie, legando fin dall’inizio la sua vicenda personale agli episodi più significativi della storia tedesca recente. Tuttavia quei primi testi, nati clandestinamente soprattutto durante il suo lungo servizio militare nella «Nationale Volksarmee» (tra il 1985 e il 1987, dunque in una DDR dal sistema politico fortemente in declino), dovranno aspettare non meno di vent’anni per venire alla luce. E quando questo accadrà, nel 2004 con il volume Liebling, mach Lack!, che raccoglie appunto i più significativi scritti giovanili relativi alla sua esperienza di soldato nella Repubblica Democratica, Jansen avrà già all’attivo una decina di pubblicazioni, con cui nel frattempo si era allontanato non solo dai modi espressivi delle proprie poesie giovanili, ma dalla poesia tout court. Ciononostante, il cuore dell’artista Jansen si può definire un cuore poetico, anche se non sempre per esprimersi ha imboccato la via del verso.

In Liebling, mach Lack!, un titolo che potrebbe essere reso più o meno come Tesoro, datti una mossa! (in gergo militare la locuzione “Lack machen” significa “sbrigarsi”, ma in tedesco comporta anche un riferimento al denaro), Jansen riflette sulle ambiguità del servizio militare con un atteggiamento di protesta che però si confessa esso stesso altrettanto ambivalente. La vita nella DDR, infatti, viene percepita dall’autore come fosse un terreno di prova per un atteggiamento d’opposizione quasi coatta, attraversata inevitabilmente da fortissimi meccanismi di censura e di autocensura. Come quasi tutti i sistemi chiusi anche il servizio militare alimenta a dismisura lo spirito di sovversione, la nevrosi, la claustrofobia. Tuttavia, e questo potrebbe a tutta prima sorprendere, nessun sopruso, nessuna violenza, nessun nemico determinato occupa la scena dei testi di Jansen di quel periodo. Al contrario, lo scrittore insiste sui lati fondativi dell’esperienza subita: «Nessuno mi potrà convincere che tutto questo sia stato invano», ha dichiarato Jansen, che infatti ha portato con sé da quegli anni anzitutto la dedizione di natura “clandestina”, che si prolungherà come un fiume di fertilità creativa attraverso tutti i suoi successivi svolgimenti artistici. […] La pressione materiale e psicologica dell’ambiente esterno finisce per diventare una spinta all’avventura della conoscenza. Gli schematismi militari e strategici, il richiamo all’uniformità, il linguaggio stesso dell’obbedienza e dell’ordine, possono allora fungere da cifre o da valori simbolici del lavoro poetico, fino ad essere rovesciati e ri-semantizzati in vere e proprie regole estetiche. […] (da Ricostruzioni. Nuovi poeti di Berlino, a cura di Theresia Prammer, Milano, Libri Scheiwiller, 2011, pp. 213-214)

Alltäglicher Frühling
Fragment

……………..Für Grit

1
Ich habe die Kastanienzweige aus der Vase vom Schrank genommen
Sie waren lange verwelkt und das Wasser fing an zu stinken
Doch nun wo sie nicht mehr da sind fällt mir auf was fehlt
An der weißen Wand dahinter „Aber die konnten doch unmöglich…“
Und doch war es eigenartig wie ich hinunterging
Auf den Hof und Frühlingsluft roch (etwas süßlich, vermischt
mit dem Dunst einer Waschküche) während ich die alten Zweige in
Den Müllkübel stopfte zwischen die letzte Asche und
Zeitungen mit Bildern vom raschen Fortschritt der Grünpflanzen

2
Ich habe die Kastanienzweige aus der Vase vom Schrank genommen
Weil mich ihre Schatten störten (beängstigende Spinnenarme auf
meiner Tapete) nun habe ich eine reine Wand ohne Angst
Beim Kaffeekochen oder Tassenausspülen von hinten gepackt zu werden
Und rauch in aller Ruhe neben dem Schrank sitzend eine Zigarette
Vor dem Fenster das unscheinbare Geäst eines kahlen Baumes
Gestern erzählte man mir er sei abgestorben im letzten Winter und
Man traut sich nicht ihn zu fällen da er sonst in die Häuser stürzt

Wer sich nur immer diese Geschichten ausdenkt

3
Ich habe die Kastanienzweige aus der Vase vom Schrank genommen
Sie waren lange verwelkt und das Wasser fing an zu stinken…

 

Primavera quotidiana
Frammento

…………..Per Grit

1
Ho tolto i rami di castagno dal vaso sull’armadio
Erano appassiti da tempo e l’acqua aveva cominciato a puzzare
Ma ora che non ci sono più mi accorgo di ciò che manca
Dietro, sulla parete bianca. “Ma loro comunque non potevano…”
Eppure è stato strano scendere poi in cortile
E sentire l’aria della primavera (un po’ dolciastra, mescolata
al vapore del lavatoio) mentre spingevo i rami vecchi
Nel bidone dei rifiuti tra l’ultima cenere e
I giornali con le immagini del rapido progresso delle piante

2
Ho tolto i rami di castagno dal vaso sull’armadio
Perche m’infastidivano le loro ombre (inquietanti gambe di ragno
sulla carta da parati) e ora ho una parete pulita senza paura
Di venire aggredito da dietro mentre sciacquo le tazze o preparo il caffè
E fumo una sigaretta seduto accanto all’armadio in tutta tranquillità
Davanti alla finestra i ramoscelli modesti di un albero spoglio
Ieri mi hanno raccontato che era morto nell’inverno passato e che
Nessuno osava abbatterlo perche poteva piombare sulle case

Ma chi si fa venire in mente delle storie così

3
Ho tolto i rami di castagno dal vaso sull’armadio
Erano appassiti da tempo e l’acqua aveva cominciato a puzzare…

(T. Prammer)

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