Diario berlinese 15: Wahlplakate I

Matteo Galli

Il 18 settembre a Berlino si vota per rinnovare il senato e le circoscrizioni (in quanto cittadino EU e “angemeldet” qua posso anch’io votare per le circoscrizioni). Dal 2002 è al governo una “rot-rote Koalition”, una coalizione di SPD e della “Linke” (la ex “PDS”, il partito con forte radicamento nei Länder orientali del paese che ha almeno in parte raccolto l’eredità della SED ed è stato qua e là tacciato di essere in odore di “Ostalgie”). Verdi, democristiani e liberali sono all’opposizione. Klaus Wowereit è al potere da dieci anni; anche se da molti viene dato come lo sfidante di Angela Merkel nelle elezioni politiche del 2013, si è ricandidato per la carica di “Regierender Bürgermeister”. Se – come tutto lascerebbe pensare – dovesse vincere, verrebbe a formarsi il Wowereit IV, dopo il Wowereit I (governo di minoranza rosso-verde, in seguito alle dimissioni forzate della coalizione CDU-FDP per lo scandalo delle banche), dopo il Wowereit II (2002-2006, coalizione rosso-rossa) e dopo il Wowereit III (2006-2011, stessa coalizione). I sondaggi dell’ultimo anno hanno avuto in alcuni casi clamorose oscillazioni: la SPD partita a settembre 2010 con il 24% dei voti è arrivata quasi un anno dopo al 36%; la CDU è rimasta costante: partita con il 22% ora la danno al 23% che è anche la punta massima mai toccata nel corso dell’anno; la Linke, che era partita dal 16%, è precipitata all’ 8%; i “Grüne”, partiti dal 28% e a maggio arrivati addirittura al 31%, adesso sarebbero calati al 22%; i liberali, nell’arco di tutto l’anno, stando ai sondaggi, non sarebbero mai arrivati alla soglia del 5%, adesso navigano al 2%.

Qualche osservazione e qualche link sui “Wahlplakate” di cui è tappezzata la città, per i quali i partiti, nel complesso, hanno speso 5 milioni di euro. Oggi su Liberali, Linke e CDU, domani parlerò dei due “Spitzenkandidaten” Wowi e Renate Künast, la candidata dei Verdi, di gran lunga la più presente in giro per la città, con quella sua aria a metà fra Rita Pavone e Vanna Marchi.

Nei manifesti che lo raffigurano Christoph Meyer, il candidato liberale, sembra già essere consapevole del ruolo puramente esornativo che lo attende e scherza anche sul suo aspetto fisico, sulla sua più che incipiente calvizie: “Quando ne sarà venuto a capo, non avrà più capelli. Christoph Meyer contro i 63 miliardi di buco nel bilancio” (lo si può vedere sulla sua bacheca di Facebook) in un altro manifesto (che articola la domanda: “La FDP è un partito dei lavoratori o il partito di quelli che guadagnano di più?” e la risposta suona: “Vorremmo che si guadagnasse di più col lavoro che senza”) raffigura se stesso in veste di attacchino (eccolo, dal sito della “Bild-Zeitung”). Uno dei manifesti con cui la FDP ha tappezzato la città è davvero ridicolo: Domanda: “Che cosa pensa la FDP del tema integrazione?” Risposta: “Troviamo che sarebbe un gesto gentile a Parigi chiedere ‘croissants’ anziché ‘panini’ [la parola è la berlinese ‘Schrippe’]”. Un manifesto che grida letteralmente alla parodia; e infatti qualche buontempone, sulla Boxhagenerstraße, ha sostituito la parola “Schrippe” con la parola “Froschschenkel”, cosce di rana. Il messaggio apparentemente gentile ma in realtà sottilmente minatorio è chiaro: straniero che vivi qua adeguati, integrati!

Harald Wolf della “Linke” sta conducendo, fra i 5 candidati, la campagna elettorale meno personalizzata, lo si vede poco in giro per la città, viene dato molto più spazio agli slogan riferiti ai contenuti del programma politico del suo partito. Uno dei pochi dal sito del “Tagespiegel”. Altrimenti molti manifesti che sottolineano alcuni dei punti programmatici forti del partito: affitti, lavoro, rifiuto della privatizzazione, scuola, integrazione. Eccoli tutti insieme nel sito del partito.

Molto presenti sono invece i manifesti della CDU e del suo candidato Frank Henkel, l’unico fra i cinque candidati che sia nato all’Est, anche se già nel 1980, all’età di 17 anni, si trasferì nella parte occidentale della città, insieme alla famiglia. Henkel la sua facciona non particolarmente accattivante ce la mette eccome, la sua immagine troneggia dappertutto in città accanto alla copertina di una “Broschüre”, scaricabile anche da internet, dal titolo “100 Lösungen für Berlin” (“100 soluzioni per Berlino”). Lo slogan principale “Damit sich etwas ändert” (“Perché cambi qualcosa”) è talmente vago che appare difficile pensare che sia in grado di convincere qualcuno. Già meglio il tentativo di fornire qualche numero: sulla disoccupazione (decrescente in Germania ma a Berlino no), sugli affitti in aumento (27% in più), sull’indebitamento (50% in più durante il governo rosso-rosso).

In generale non sembra che la CDU abbia molte frecce al suo arco, se si tiene conto che in questi giorni si è buttata a pesce sugli episodi di vandalismo, di cui hanno parlato anche i giornali italiani, il piromane/ i piromani che incendiano le macchine: “Muss Berlin das verstehen?”.

 Matteo Galli

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