Diario berlinese 12: Matthes & Seitz

Matteo Galli

A cento metri da casa mia, fra un locale vietnamita e un negozio che vende articoli per il ping-pong (!), c’è al piano terra la sede di una delle più interessanti piccole case di editrici tedesche di qualità, si chiama “Matthes & Seitz” e ha un logo che assomiglia molto a quello di Adelphi (e non credo che sia un caso: gli unici tre titoli italiani che hanno in catalogo sono titoli Adelphi: Mario Bortolotto, Cristina Campo, Fleur Jaeggy, ma ci sono anche altri punti di tangenza, per esempio Varlam Salamov oppure René Girard pubblicati da entrambe le case editrici). Già in passato mi ero fermato spesso a guardare le due vetrine, ammirato dai libri davvero eleganti e colorati che fanno. Una sera, circa due anni fa, sono anche andato ad una “Lesung” all’ICI (“Institute for Cultural Inquiry”) sulla Schönhauser Allee, dove l’ospite d’onore era un “loro” autore di punta, il filosofo ungherese (e storico della letteratura; ha scritto cose bellissime su Kleist) László F. Földényi che mi aveva molto impressionato. La settimana scorsa quindi ho chiesto un appuntamento per conoscere meglio il loro programma, sia quello di narrativa che quello di saggistica. E oggi ho incontrato il lettore di questa minuscola (ci lavorano in 4: il titolare, il lettore, una ragazza che fa l’ufficio stampa e un’altra che si occupa di distribuzione), giovane ma molto prestigiosa casa editrice in un caffè sullo Helmoltzplatz. Il lettore avrà 35 anni, è originario del lago di Costanza e ha studiato storia dell’arte e germanistica ad Amburgo, una persona molto affabile e con un bel sorriso.

Il vero motore di “Matthes & Seitz” è il volitivo Andreas Rötzer, anch’egli non ancora quarantenne, che ha rifondato la casa editrice, trasferendola a Berlino nel 2004. I due fondatori, a cui la casa editrice (risalente al 1977 e con sede a Monaco) è ancora intitolata, avevano dichiarato fallimento e Andreas l’aveva rilevata portandosi dietro tutto il catalogo con autori del calibro di: Artaud, Bataille, Baudrillard, Barthes, Breton, Sade pubblicati nella storica collana denominata “batterien”. Partendo da questo capitale nient’affatto disprezzabile e continuando con nuovi titoli ad amministrarlo (fra i grandi francesi sono venuti ad aggiungersi per esempio Maurice Blanchot e Léon Bloy), l’editore ha costruito in sette anni un patrimonio davvero significativo, fatto di circa 50 titoli l’anno, con una marcata preminenza di titoli saggistici – filosofia, “Kulturwissenschaft”, storia e politica sopra le altre – ma nelle ultime stagioni ha saputo profilarsi anche nel campo della narrativa. Con sincera emozione oggi Sebastian Guggolz, il lettore, mi ha comunicato di aver appena appreso una notizia che solo domani diventerà ufficiale, ossia che una loro autrice è stata inserita nella “longlist” per il “Deutscher Buchpreis”, è un novum per “Matthes & Seitz”, i cui allori, finora, erano stati tutti raccolti nel campo della saggistica. Le collane adesso si chiamano: “Gaia Scienza”, “Parigi, Passages”, “Serie azzurra”, “Tracce”.

Con Sebastian abbiamo chiacchierato a ruota libera sulle case editrici tedesche e quelle italiane, sui loro titoli che hanno avuto successo in Germania, su quelli che si vendono all’estero e dove (molto in Polonia, in Ungheria, ma anche in Olanda), ho chiesto che cosa hanno venduto in Italia (come molte case editrici tedesche anche loro si fanno rappresentare dall’ottima Barbara Griffini). Di Földényi presso il Melangolo è uscito “Dostoevskij legge Hegel in Siberia e scoppia a piangere”, presto uscirà una monografia su Hannah Arendt di Marie Luise Knott che era entrata nella “short list” della saggistica per il premio della Fiera di Lipsia

Ho appreso che anche in Germania i piccoli editori riescono ad avere visibilità solo nelle librerie di nicchia, le due grandi catene Thalia e Hugendubel per esempio i loro libri – soprattutto quelli di narrativa – li prendono solo su ordinazione, non di default, molto viene venduto via Internet.

Ma ora che la loro autrice è stata inserita nella “longlist” le cose cambieranno.

 Matteo Galli

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