Romanzi tedeschi al femminile in Italia

Vicky Baum (immagine via WDR)

[Sulla rivista tradurre Natascia Barrale propone una rapida panoramica sulla ricezione di “romanzi tedeschi al femminile nell’Italia fascista”. Di particolare interesse la bibliografia degli studi finora condotti sul tema e la messa a fuoco della svolta verificatasi nelle modalità della ricezione all’indomani della Grande Guerra.]

Se fino al 1919 la ricezione della letteratura tedesca in Italia era rimasta circoscritta alle opere di un canone tradizionale, attento soprattutto al periodo classico-romantico, negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale una nuova schiera di intellettuali, traduttori e critici cominciò a dar vita a un flusso di saggi, recensioni e monografie che presentavano le più importanti novità letterarie del circuito internazionale, anticipandone spesso la loro conoscenza presso il pubblico italiano. 

Fu allora che ai tratti distintivi attribuiti da sempre alla società tedesca — disciplina ordine, senso della gerarchia, ubbidienza incondizionata — si sostituì lentamente una nuova idea della Germania. Provocando «una brusca modifica degli elementi che componevano, nell’immaginario del pubblico italiano, la rappresentazione fin lì prevalente della realtà tedesca» (Rubino 2002, 9), l’intera Germania postbellica, e ancor più la metropoli berlinese, venivano considerate adesso come «una sorta di grande laboratorio della modernità» (Rubino 2002, 53).

Ricezione, traduzione e mediazione editoriale furono tre processi spesso inscindibili e legati a singole figure di intellettuali, come gli istriani Ervino Pocar, Alberto Spaini ed Enrico Rocca e la milanese Lavinia Mazzucchetti. Oltre al raggiungimento di un notevole ammodernamento del lavoro di traduzione, uno dei risultati legati all’intervento di questi esperti della mediazione interculturale fu la nascita di un vivace dibattito letterario sulla pubblicistica del tempo: si iniziarono a recensire sulle maggiori riviste letterarie le opere più recenti e, negli anni fra le due guerre, la ricezione della letteratura tedesca in Italia «raggiunse un’intensità sconosciuta prima di allora» (Giusti 2000, 226).

da: Natascia Barrale, La nuova donna. I romanzi tedeschi al femminile nell’Italia fascista, in tradurre, n° 0. [segnalazione via Giorgio Kurschinski]

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