Il re s’inchina e uccide

Herta Müller

Il re s’inchina e uccide

trad. di Fabrizio Cambi

Rovereto, Keller, 2011, 96 p.

Le regioni interiori non coincidono con il linguaggio, esse ci trascinano là dove le parole non riescono a soffermarsi. Spesso sono le cose essenziali quelle su cui non si può dire più niente, e l’impulso di parlarne scorre bene perché va oltre senza fermarcisi. Solo in occidente si pensa di risolvere questo disordine parlandone. Il parlare non rimette ordine né nella vita nel campo di mais né in quella sull’asfalto. – Herta MüllerDalla presentazione editoriale: “La Premio Nobel per la Letteratura Herta Müller ci trasporta all’interno della propria sofferta e rigorosa vicenda personale con un libro in cui l’autobiografia incontra la Storia, in cui la lingua e la letteratura diventano non solo strumenti per raccontare il mondo e temi universali come l’infanzia, il rapporto con il potere, la libertà, le scelte etiche, ma anche modo per resistere all’annientamento e cercare ancora una volta di far vincere la vita, le idee e gli ideali.

Il re si inchina e uccide si compone di due scritti che stanno tra la memoria, l’autobiografia e la riflessione e una lingua piena di immagini, metafore e illuminazioni. Riga dopo riga, pagina dopo pagina, ci si immerge in un mondo che alla fine non può che conquistare.

In Ogni lingua dimorano gli occhi, la Müller racconta la propria infanzia, la formazione di una vita, il rapporto con il mondo che la circonda, le proprie paure e gli interrogativi e il valore della lingua. Sì perché la lingua pare l’unica cosa cui aggrapparsi per salvare la propria identità anche se può capitare che “quando gran parte della vita non quadra più, anche le parole vanno a fondo”.

In Il re si inchina e uccide tornano invece i temi più caratteristici – ossia la resistenza al potere e l’indignazione – arricchiti da ricordi e annotazioni autobiografiche, che ci fanno comprendere la profonda aderenza dei romanzi alle vicende personali della scrittrice. Il libro è una scoperta preziosa che ci permette di avvicinarci alle molte sfaccettature dell’opera della Premio Nobel per la Letteratura ma ha, esso stesso, un grande valore letterario.

In Il re si inchina e uccide tornano invece i temi più caratteristici – ossia la resistenza al potere e l’indignazione – arricchiti da ricordi e annotazioni autobiografiche, che ci fanno comprendere la profonda aderenza dei  romanzi, e in particolar modo ne Il paese delle prugne verdi, alle vicende personali della scrittrice.”

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