Incipit: Jakob von Gunten

Robert Walser

Qui s’impara ben poco, c’è una mancanza di insegnanti, e noi ragazzi dell’Istituto Benjamenta non riusciremo a nulla, in altre parole, nella nostra vita futura saremo tutti qualcosa di molto piccolo e subordinato. L’insegnamento che ci viene impartito consiste sostanzialmente nell’inculcarci pazienza e ubbidienza: due qualità che promettono poco o nessun successo. Successi interiori, magari sì: ma che vantaggio potremmo trarne? A chi dànno da mangiare le conquiste spirituali? A me piacerebbe esser ricco, andare in giro in carrozza e aver denaro da buttar via. Ne ho parlato a Kraus, il mio compagno di scuola, ma lui non ha risposto che con una sprezzante alzata di spalle e non mi ha degnato di una parola. Kraus ha dei principi, sta ben saldo in sella, a cavalcioni della sua contentezza, e questo è un cavallo su cui chi vuole andar di galoppo preferisce non salire. Da quando mi trovo qui all’Istituto Benjamenta, sono riuscito a diventarmi enigmatico. Mi sono sentito anch’io invadere da un senso strano, finora sconosciuto, di contentezza. Sono abbastanza ubbidiente, non al punto di Kraus, che è imbattibile nel precipitarsi a seguire zelantemente gli ordini. Sotto un solo aspetto noi scolari, Kraus, Schicht, Schilinski, Fuchs, Pietrone, io, eccetera, ci assomigliamo tutti: nel fatto di essere assolutamente poveri e in sottordine. Siamo piccoli, piccoli fino a sentirci spregevoli. Chi ha in tasca un marco da spendere, lo si guarda come un principe privilegiato. Chi, come me, fuma sigarette, desta preoccupazioni per le sue abitudini spenderecce. Andiamo vestiti in uniforme: ebbene, questa circostanza di portare un’uniforme ci umilia e nello stesso tempo ci esalta. Abbiamo l’aspetto di uomini non liberi, e ciò può essere una mortificazione; ma abbiamo anche un aspetto elegante, il che ci preserva dalla profonda vergogna di coloro che se ne vanno attorno in abbigliamenti personalissimi, ma strappati e sudici. A me, per esempio, il vestire l’uniforme riesce assai piacevole, dato che sono stato sempre incerto su come vestirmi. Ma anche questo mio aspetto mi riesce per ora enigmatico. Forse in fondo a me c’è un essere estremamente volgare. O forse, invece, ho sangue azzurro nelle vene. Ma una cosa so di certo: nella mia vita futura sarò un magnifico zero, rotondo come una palla. Da vecchio sarò costretto a servire giovani tangheri presuntuosi e maleducati, oppure farò il mendicante, oppure andrò in malora.

Robert Walser, Jakob von Gunten, 1909, trad. di Emilio Castellani, Milano, Adelphi, 1970

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