Christoph Hein, Una donna senza sogni

Anna Chiarloni

La recente narrativa di autori tedeschi orientali rielabora il passato offrendo uno spaccato del “socialismo reale” secondo una prospettiva inedita. Non più una Ddr di stasi e polverose bandiere rosse, dissidenza interna e dramma della reclusione, quanto piuttosto una quotidianità vissuta nell’ombra del muro ma, a ben guardare, relativamente autonoma, se non indifferente alla norma statale e alle ascetiche prescrizioni del partito. Si conferma così la visione – già avanzata a suo tempo dal diplomatico occidentale Günter Gaus – di una Ddr come Nischengesellschaft, una società a nicchie in cui la vita individuale, quella lontana da piani quinquennali, trattori e ciminiere, scorreva (quasi) indenne dagli artigli del regime. Sul piano narrativo questa prospettiva punta necessariamente sull’introspezione e sullo studio dei caratteri, privilegiando la psicologia dei personaggi con annessa vita sentimentale piuttosto che l’indagine delle strutture e dei conflitti di fondo.

Nel suo ultimo corposo romanzo (Frau Paula Trousseau, questo il titolo originale), Christoph Hein accentua una lettura per così dire privata della storia, mettendo al centro una figura di donna pittrice che si racconta, dall’atélier all’alcova. Il taglio è dunque quello dell’autoritratto femminile per mano virile, cosa che in Germania ha scatenato roventi discussioni. Possiamo riassumerle nel dato di fatto che le recensore hanno per lo più stroncato il testo, mentre un plauso pressoché incondizionato viene dall’ala della critica maschile. Il romanzo, ambientato nella Ddr tra gli anni settanta e novanta, si apre come un giallo: il corpo della protagonista viene trovato in Francia, nella Loira. Muove dal suicidio l’anamnesi di un’esistenza votata all’arte. Un romanzo di formazione femminile con un finale tragico? Certo, le premesse non sono felici. Hein usa le tinte forti per descriverci con brevi intermezzi autoriali un’infanzia umiliata: padre violento e tiranno, madre alcolizzata, un fratello ridotto a rottame fiaccato nelle gambe da un incidente in miniera. Continua a leggere sul sito delle Edizioni e/o

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