Christa Wolf, Cassandra

Kassandra sieht ein Schlangenei, di Heidrun Hegewald, DDR, 1981

Michele Sisto

Del progetto letterario sviluppato da Christa Wolf intorno alla figura di Cassandra sono parte integrante le quattro lezioni francofortesi del 1982, che nella Rdt furono pubblicate insieme al racconto nel volume Kassandra: vier Vorlesungen und eine Erzählung (Berlin, Aufbau, 1983). 

Le prime due lezioni sono il resoconto di un viaggio in Grecia (marzo-aprile 1980), un avvicinamento: nell’arte minoica la scrittrice scopre tracce di vita quotidiana che rimandano a un’antica civiltà matriarcale; a Micene visita i luoghi in cui, nell’Orestea di Eschilo, Agamennone e la sua schiava Cassandra furono uccisi per mano di Clitemnestra. La terza lezione è un diario (maggio 1980 – agosto 1981) che, sullo sfondo minaccioso della corsa al riarmo nucleare, s’interroga sul senso di una “scrittura femminile”, rifacendosi alle riflessioni di Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé. Nasce il proposito di ricondurre la figura di Cassandra dal mito «alle sue coordinate (immaginarie) sociali e storiche». Nella quarta lezione, una lettera all’amica A., prende forma un progetto estetico: opporre alla narrazione come “filo rosso”, che corrisponde ai principi maschili di proprietà, gerarchia, oggettività e astrazione, una narrazione come “trama”, corrispettivo dei principi femminili di comunione, eguaglianza, soggettività e corporeità.

Il racconto, quinta e ultima tappa di questo percorso, consiste del monologo interiore di Cassandra, che a Micene, sul carro che la conduce al supplizio, ripercorre la propria vita. La narrazione procede come un denso magma mnemonico, dal quale affiorano singole storie e riflessioni, continuamente interrotte da richiami al presente della voce narrante. La giovane figlia di Priamo sceglie la via del sacerdozio per sottrarsi al dominio maschile. Ascoltando le contraddittorie verità sulla spedizione di Paride in Grecia prende coscienza della natura del potere e delle sue menzogne (con chiari riferimenti alla situazione nella Rdt). Scoppiata la guerra, abbandona la corte e trova rifugio in una comunità di donne che vivono fuori dalle mura di Troia: Arisbe, Marpessa, Enone. Questa vita alternativa le dà la forza per dire «no» quando il palazzo richiede la sua complicità nell’inganno per uccidere il nemico Achille. Perduta la guerra, Cassandra sceglie di finire preda del vile Agamennone piuttosto che seguire l’amato Enea: egli potrà sfuggire alla distruzione di Troia, ma non al mondo disegnato dai vincitori, dove sarà celebrato come un eroe. Cassandra sa di non poter in nessun modo amare un eroe, un essere umano trasformato in monumento; e consapevolmente va incontro al proprio destino di morte.

Cassandra si è affermato in tutto l’occidente come un testo fondamentale del movimento femminista. Il suo significato va però assai oltre: verso la ricerca di una nuova soggettività, la resistenza alle logiche del potere, il rifiuto della guerra, l’utopia di un’umanità finalmente matura.

Michele Sisto

da NOVA: Enciclopedia universale dei capolavori, vol. VIII, Torino, UTET, 2005, ad vocem

 

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